Alleati e avversari degli Stati Uniti in tutto il mondo si sono svegliati stamane di fronte alla prospettiva di un secondo mandato di Donald Trump.
Molti alleati occidentali degli Stati Uniti hanno espresso preoccupazione per il ritorno di una amministrazione Trump, che potrebbe cambiare drasticamente la politica estera americana e il suo ruolo sulla scena mondiale. Trump ha dichiarato di potere portare la pace in Ucraina, porre fine alla guerra nella striscia di Gaza e in Medio Oriente tutto, limitare le pratiche commerciali della Cina, e costringere gli alleati a contribuire in modo equo alla Nato.
Il primo mandato di Trump è stato uno shock per l’alleanza transatlantica; ha avuto rapporti tesi con molti leader europei e ha mostrato disinteresse verso istituzioni come l’Unione Europea, le Nazioni Unite e la Nato. Allo stesso tempo, ha cercato di instaurare buone relazioni con i leader dei principali avversari degli Stati Uniti, tra cui il presidente russo Vladimir Putin, il presidente cinese Xi Jinping, e il leader nordcoreano Kim Jong – un. Quando il presidente Biden entrò in carica, aveva immediatamente preso le distanze dagli autocrati stranieri, e riavviato le relazioni con gli alleati democratici.
Recentemente, diversi rapporti europei di indagini su scala, hanno rivelato come l’opinione pubblica nella maggior parte dei paesi UE fosse decisamente favorevole a una vittoria di Kamala Harris. Tali rapporti riflettevano probabilmente anche la posizione dei leader europei, per i quali la principale preoccupazione riguardo Trump sia la sua opposizione agli aiuti militari statunitensi all’Ucraina; i cittadini russi vedono invece con favore il ritorno di Donald Trump, insieme ad alcuni stati dell’Europa orientale, come l’Ungheria. Il primo ministro ungherese Viktor Orban – importante alleato di Trump, ma figura controversa nell’Unione Europea – è stato il primo leader straniero a congratularsi con il Tycoon; a seguire, è arrivato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che ha sempre guardato con sospetto la vicepresidente Harris. Gli ultimi sondaggi, hanno mostrato una netta preferenza degli israeliani per Trump rispetto a Harris.
Il primo mandato di Trump si era concluso con uno scontro tra lui e Netanyahu, ma negli ultimi mesi i due hanno ricucito i rapporti, parlando spesso al telefono.
I leader arabi, in particolare quelli del Golfo, avevano intessuto rapporti molto stretti con Trump durante il suo primo mandato e speravano anche loro in un suo ritorno. I vertici iraniani non condividono invece lo stesso sentire: secondo i servizi segreti statunitensi, l’Iran avrebbe pianificato di assassinare Donald Trump; il nuovo presidente iraniano Masoud Pezeshkian, sperava in una vittoria di Kamala Harris per riaprire il dialogo con gli Usa e ottenere un alleggerimento delle sanzioni che stanno soffocando l’economia iraniana. Anche i leader che non simpatizzano per Trump cercheranno comunque di instaurare relazioni di lavoro solide; il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha già iniziato questo percorso congratulandosi rapidamente con Trump, proprio nella giornata di oggi.
F.B.