Teheran dichiara di appoggiare qualsiasi decisione presa dal Libano per raggiungere un cessate il fuoco con Israele, secondo quanto affermato venerdì, (ieri, ndr), da un alto funzionario iraniano. Tale posizione segnala il desiderio dell’Iran di porre fine a un conflitto che ha inflitto duri colpi al suo alleato libanese Hezbollah.
Per il quarto giorno consecutivo, l’aviazione israeliana ha bombardato i sobborghi meridionali di Beirut, sotto il controllo di Hezbollah, radendo al suolo interi edifici e intensificando una campagna militare che coincide con segnali di progressi diplomatici verso una tregua, mediati dagli Stati Uniti.
Ieri, gli attacchi aerei israeliani hanno distrutto cinque edifici nella zona di Dahiyeh, tra cui uno vicino a un importante snodo di traffico a Tayouneh. Un video mostra un edificio colpito, trasformato in una nube di macerie e detriti che si è riversata sul parco cittadino di Horsh Beirut. L’esercito israeliano ha dichiarato di avere colpito depositi di munizioni, sedi operative e altre infrastrutture di Hezbollah, avvisando sui social media dei bombardamenti imminenti.
Fonti politiche libanesi, hanno rivelato a agenzie di stampa che l’ambasciatrice statunitense in Libano ha consegnato giovedì una bozza di proposta di cessate il fuoco al presidente del Parlamento libanese Nabih Berri, figura vicina a Hezbollah. Berri ha incontrato venerdi’ Ali Larijani, altro esponente iraniano.
Interrogato dai giornalisti sul rischio che Teheran volesse ostacolare il piano statunitense, Larijani ha dichiarato: “Non vogliamo sabotare nulla; cerchiamo una soluzione ai problemi e sosteniamo in maniera incondizionata il governo libanese. Coloro che stanno creando problemi sono Netanyahu e il suo governo“.
Hezbollah, fondato nel 1982 con il supporto dei Guardiani della Rivoluzione iraniani, riceve sistematicamente armi e finanziamenti da Teheran.
Secondo il ministro israeliano Eli Cohen, membro del gabinetto per la sicurezza, le prospettive per una tregua sono le più concrete dall’inizio del conflitto. Il Washington Post ha riportato che il premier israeliano Benjamin Netanyahu punta a ottenere una tregua con il Libano per fornire una vittoria diplomatica al presidente eletto degli states, Donald Trump.
L’offensiva israeliana, iniziata a settembre dopo quasi un anno di ostilità transfrontaliere, ha provocato lo sfollamento di oltre un milione di libanesi, causando evidentemente una crisi umanitaria. Secondo il ministero della Salute libanese, più di tremila persone sono morte dall’inizio delle ostilità, mentre le vittime israeliane non supererebbero le cento unità tra civili e soldati nel nord del paese, nelle alture del Golan occupate e nel sud del Libano.
L’esercito israeliano ha ucciso il leader di Hezbollah, Sayyed Hassan Nasrallah insieme a altri comandanti, ma il gruppo ha continuato a lanciare razzi contro Israele e a combattere nel sud del Libano.
Giovedì, un colpo di artiglieria israeliano ha colpito la sede del settore ovest dell’UNIFIL a Shama – sud del Libano – senza esplodere o causare feriti. Dopo una protesta del ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, Israele ha promesso di indagare sull’incidente.
L’Unione Europea ha condannato l’uccisione di dodici paramedici in un attacco israeliano vicino a Baalbek, (sito patrimonio UNESCO), definendo tali azioni una grave violazione del diritto umanitario internazionale.
I colloqui sulla tregua ruotano attorno alla risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, che nel 2006 pose fine al conflitto tra Hezbollah e Israele e definì le regole di ingaggio dei caschi blu. La risoluzione richiede il ritiro delle armi e dei combattenti di Hezbollah a nord del fiume Litani – condizione tuttavia respinta da Beirut.
Il premier libanese ad interim, Najib Mikati, ha ribadito l’urgenza di fermare l’aggressione israeliana e di implementare la risoluzione 1701, mentre Larijani ha espresso il sostegno dell’Iran in tale direzione.
F.B.