A Gaza, il venerdì si è aperto con poca speranza tra la popolazione, nonostante la decisione della corte Penale Internazionale de L’Aia, di emettere mandati di arresto contro Netanyahu e Gallant per presunti crimini di guerra. I raid israeliani – intanto – sono proseguiti con intensità, causando almeno 24 morti, secondo le fonti sanitarie locali.
A Gaza City, un attacco aereo ha colpito una casa nel quartiere di Shejaia, uccidendo otto persone; altri tre civili hanno perso la vita vicino a un panificio, mentre un pescatore è stato ucciso mentre si preparava a uscire in mare. Nelle aree centrali e meridionali, dodici persone sono state uccise in tre distinti attacchi aerei.
Nel frattempo, le forze israeliane hanno intensificato l’incursione e i bombardamenti nell’area settentrionale dell’enclave, un’offensiva massiccia avviata all’inizio di ottobre. L’esercito israeliano dichiara di volere impedire ai combattenti di Hamas di riorganizzarsi, mentre i residenti temono un obiettivo più radicale. Lo spopolamento permanente di questa zona, da trasformare in una fascia di sicurezza. Israele respinge tali accuse.
Nella città di Jabila, Bet Lahiya e Beit Hanoun, assediate a nord, i residenti riferiscono che decine di abitazioni sono state distrutte dalle forze israeliane.
Un raid israeliano ha colpito l’ospedale Kamal Adwan, uno dei pochi ancora operativi nella zona. Il Ministero della Salute di Gaza ha comunicato che sei membri del personale medico sono rimasti feriti, alcuni in modo critico.
L’attacco ha distrutto il generatore principale della struttura e danneggiato le cisterne dell’acqua, lasciando l’ospedale senza ossigeno, nè risorse idriche. Circa 85 feriti – tra cui donne e bambini – si trovano all’interno, otto dei quali in terapia intensiva.
Nella giornata di ieri, in serata il Ministero della Salute ha lanciato un appello urgente, avvertendo che tutti i servizi ospedalieri rischiano di fermarsi entro le quarant’otto ore, se non verranno consegnati rifornimenti di carburante, bloccati dalle restrizioni. D’altro canto ,Israele sostiene che tali misure servano a impedire che il carburante venga utilizzato da militanti di Hamas.
Tra la popolazione di Gaza, l’annuncio della condanna pronunciata dalla Corte Penale Internazionale è stato accolto come un riconoscimento simbolico delle sofferenze dell’enclave, ma con scarsa fiducia in un impatto concreto.
La Corte dell’Aia ha annunciato che esistono “motivi ragionevoli” per considerare il premier Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Gallant responsabili di crimini come omicidio, persecuzione e l’uso della fame come strumento di guerra.
Israele continua a respingere con fermezza le accuse, definendole “parziali e basate su prove false“, e a sostenere che la CPI non abbia giurisdizione sul conflitto in corso.
Gli sforzi di mediazione condotti da Qatar e Egitto, con il supporto degli Stati Uniti per raggiungere una tregua sembrano – dunque – essere in una fase di stallo.
F.B.