Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha assicurato a Debra Tice – madre del giornalista statunitense Austin Tice – che l’esercito israeliano non starebbe conducendo raid aerei nelle zone della Siria in cui si ritiene possa essere detenuto suo figlio.
Austin Tice, rapito in Siria nel 2012, è oggetto di una rinnovata campagna di ricerca da parte della sua famiglia, del governo statunitense e di alcune ONG. Dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad, la speranza di trovarlo si è intensificata, sostenuta dall’ipotesi dell’amministrazione Biden che Tice sia ancora vivo e sia stato detenuto in uno dei numerosi centri di prigionia siriani.
La liberazione di migliaia di prigionieri – inclusi alcuni cittadini americani – in seguito al crollo del regime di Assad, ha alimentato ulteriori speranze; inoltre, l’apertura degli archivi dei servizi segreti siriani potrebbe offrire nuovi indizi sulla sorte del giornalista.
Nelle ultime due settimane, Israele ha intensificato una campagna di bombardamenti in Siria, mirata a distruggere sistemi d’arma e depositi militari. Tuttavia, Debra Tice ha scritto al premier Netanyahu nei giorni scorsi, affermando di possedere informazioni ritenute attendibili, secondo cui suo figlio potrebbe essere detenuto in una prigione nei pressi di Damasco; ha dunque esortato formalmente al primo ministro israeliano di sospendere i raid per permettere ai soccorritori l’accesso in sicurezza al sito.
In una lettera datata martedì 17 dicembre, Netanyahu ha risposto rassicurando la madre del giornalista: “Israele e i suoi servizi di intelligence sono totalmente coordinati con le autorità statunitensi competenti, e l’IDF non è attivo nelle aree in cui l’uomo potrebbe trovarsi“.
Un funzionario israeliano ha confermato la collaborazione in corso tra i governi di Israele e degli Stati Uniti riguardo al caso Tice, inclusi gli sviluppi delle ultime settimane. Tuttavia, l’ufficio del premier non ha rilasciato commenti ufficiali.
Nel frattempo, Nizar Zakka – fondatore e presidente della organizzazione Hostage Aid Worldwide, è recentemente giunto in Siria, per monitorare le operazioni di ricerca che riguarderebbero proprio Tice; Zakka, vicino a esponenti dell’amministrazione Trump, ha accolto positivamente l’impegno di Netanyahu verso la madre del giornalista, ma ha espresso preoccupazione per le difficoltà causate dai bombardamenti israeliani. “Alcuni luoghi che abbiamo visitato, nei pressi di Damasco sono stati bombardati dall’IDF il giorno seguente, complicando il nostro lavoro“, ha dichiarato Zakka. Ha inoltre sottolineato che l’accesso alle basi militari siriane è diventato più difficile, e che l’organizzazione Hayat Tahrir asl-Sham, (HTS), che controlla ormai gran parte della Siria, si mostra sempre più diffidente.
La vicenda Austin Tice resta avvolta nell’incertezza, ma la pressione internazionale e gli sforzi congiunti potrebbero presto portare dei risultati concreti.
F.B.