“Molto vicini all’accordo sulla tregua”. A dirlo è il ministro degli esteri israeliano Gideon Sa’ar e a lanciare la notizia, l’Ansa. Di pari passo anche lo scambio di prigionieri a Gaza. Ma si chiarisce anche la realtà a tutti ben chiara: “nella nostra regione – ha detto sempre il ministro – nulla è definitivo finché non è definitivo però ci sono pochissimi divari che rimangono e la mia speranza è che nel giro di qualche ora saremo in grado di concludere: se succederà domani avremo una riunione di governo in Israele per votare sull’accordo”.
Ma in mezzo non ci sono solo le volontà dei contraenti ma di coloro che armano questo conflitto considerandolo un banco di prova di confronto costante. Quasi un terreno di scontro come nella vecchia “guerra fredda” tra i due blocchi.
Il Medio Oriente da sempre è una scacchiera di geometria militare internazionale. Non può fare eccezione questa fase della guerra tra Israele e Hamas che sembrerebbe essere arrivata a conclusione ma nuovi ostacoli sempre si frappongono. Pare proprio che, a differenza dei diretti interessati, questa guerra faccia comodo a coloro che muovono sulla scacchiera e in questo eterno conflitto giocano le loro pedine.
Gli Stati Uniti con Biden uscente vogliono chiudere e consegnare la fine del suo mandato con la fine delle ostilità. D’altro canto Trump aveva già annunciato che non ci sarebbe stato un sostegno ad oltranza per Israele come ha dato il suo predecessore.
La Russia gioca per la causa palestinese. Esprimono “cauto ottimismo” sulle trattative di pace ed essendo incrinati i rapporti con Israele guardano al cessate il fuoco come qualcosa di irrinunciabile. Ma Israele non è stata a guardare prendendo posizione a favore dell’Ucraina e accusando sempre la Russia di aver intrattenuto rapporti con l’Iran e la Siria di Assad fino al Nord Corea.
Oltre a Russia e America e all’inanità dell’Europa, c’è un contenzioso di rabbia che perdura anche nel momento più delicato di trattativa di pace. Ci si accusa l’un l’altro tra Israele ed Hamas. Israele dice che Hamas inventerebbe fandonie circa nuove condizioni di negoziazione richieste dai primi. Fonti arabe dicono che che sono aumentati i raid israeliani nella Striscia di Gaza per sollecitare alla resa. Un dato che fa irritare e allontana invece di avvicinare.
Nonostante la turbolenza continua tra le parti si sono individuati tre passaggi fondamentali per siglare l’accordo finale. Innanzitutto il rilascio degli ostaggi, Sia quelli cosiddetti “umanitari” che i soldati sono la premessa per la disponibilità delle parti. Ma mentre Hamas rilascerebbe dei ragazzi senza reati a carico, Israele rilascerebbe combattenti pronti a riprendere le armi.
C’è poi tutta la questione della Striscia: Hamas deve andarsene, secondo Israele ovviamente. Poi ci sono una miriade di questioni sospese. Secondo Israele I prigionieri condannati all’ergastolo debbono stare fuori dalle trattative.
Quindi, i citati tre passaggi vedono innanzitutto la liberazione di circa trentaquattro israeliani della lista umanitaria. La seconda fase prevede il cessate il fuoco dove dovranno tornare i soldati a casa grazie al cessate il fuoco. La terza fase si discute sul governo della Striscia.
Tutto viene siglato anche i dettagli perché non ci siano soprese. E proprio affinché non ci siano inconvenienti dell’ultimora conviene ai soggetti in lotta chiudere con questa strage permanente.
Non conviene però a chi usa il conflitto come scacchiere per le proprie valutazioni geopolitiche.