Il presidente Trump dà molto da lavorare ai cronisti e vi sarete sicuramente chiesti il motivo di tutto questo suo attivismo. Va bene mostrarsi subito vigile e attento, va bene avere urgenza di realizzare il proprio programma elettorale, ma rischia di esaurirlo completamente nel primo mese di mandato. Forse per poi avere le mani libere e agire a suo piacimento. Ma più probabilmente il motivo è dovuto al fatto che sa di non avere troppo tempo. La prima ragione consiste sul fatto che non si sa ancora bene se è possibile il suo secondo mandato continuativo tra quattro anni. Ne ha parlato lui direttamente dicendo di aver già raccolto fondi per preparare la corsa successiva alla presidenza ma di non essere sicuro al 100% di potersi ricandidare alle elezioni presidenziali. Saranno nel 2028.
Vuole quindi liquidare in breve le grandi questioni che tutti i suoi predecessori si sono portati avanti negli ultimi ottanta anni. Chiudere definitivamente il conflitto israeliano con la Palestina: “Vorrei palestinesi vivessero in zona tranquilla, presto vedrò Netanyahu”. Quindi prevede un’altra deportation. Quella dei palestinesi dalla Striscia di Gaza per altra destinazione per farli vivere “in un’area senza disagi, rivoluzioni e violenze”. Si tratta di un milione e mezzo di persone. Si dovrebbe convincere l’Egitto e la Giordania ad accoglierli. Ne ha parlato a bordo dell’Air Force One e di averne già parlato al presidente giordano re Abdallah II di Giordania e all’egiziano Abdel Fattah al-Sisi.
Nel frattempo ha deciso di tagliare i transgender dall’esercito. Ha firmato l’ordine esecutivo per vietare “l’ideologia transgender” nell’esercito. Ma a quante persone consta questo “delirio transgender” nell’esercito voluto dal suo predecessore? Sembrerebbe una questione più teorica che sostanziale. E invece si tratta di quindicimila persone su due milioni di militari in servizio. Magnanimo però con i soldati che rifiutarono il vaccino anti Covid. Trump ordina il reintegro. Sono ottomila-duecento.
Ancora tagli, invece, coloro che hanno nuociuto al re. Buttati fuori i procuratori del Dipartimento della Giustizia che avevano partecipato ai procedimenti legali a carico di Trump. Agivano su direttiva o impulso di altri uffici oppure in applicazione delle leggi. Non è un’argomentazione. Fuori tutti: ma stavolta sono appena dodici persone. Potrebbero essere di ostacolo per operazioni successive in cui potrebbero mostrare inerzia o dissenso da quanto stabilito dal Presidente.
Sempre in termini di attacco prima della difesa, Donald Trump intende emanare dazi universali maggiori del 2,5%. “Ho in mente cosa sarà, ma non lo stabilirò ancora, ma sarà sufficiente per proteggere il nostro paese” – lo ha detto a The Economic Times.
Ancora nella dialettica di identità riflessa tra difesa e offesa ha risposto alle polemiche relative ai migranti incatenati e in fila per essere rimpatriato con l’aereo. “Sono assassini, signori della droga e membri di bande” – ha detto e questo dà risposta alle catene. E ha spiegato il fatto dicendo che trecento malavitosi su un aereo sarebbero stati inquietanti per il pilota. Tenerli in catene era la condizione per viaggiare in tranquillità. Rimanendo in tema di lotta all’immigrazione si è rammaricano coi suoi, i repubblicani, perché non hanno finanziato il completamento del muro di confine con il Messico.
Sulle grandi questioni economiche si mostra invece improvvisamente aperturista. A Tik Tok che voleva vietare gli dà una proroga. Non solo non esclude un’acquisizione da parte di Microsoft.
Ma sui dazi annunciati resta lotta dura senza paura. Confermata questa arma di difesa dall’aggressione commerciale proveniente dalla Cina e dall’Europa. Saranno aumentati da quel 2,5%. E siamo sempre in ambito di difesa attacco sempre più ricondotti ad identità in ogni manifestazione.