E’ da un po’ che volevo scrivere di lui. Enrico Mazzone è un ragazzo antico, fuori dal tempo (e dalla storia), avvolto da una dimensione un po’ arcaica. Ha un’anima notturna e una lunga barba incolta, tanto che Vittorio Sgarbi – suo mentore e amico – lo chiama scherzosamente “il Caravaggio”. Qualche anno fa ci eravamo sentiti perché mi ero interessata alla sua opera dal titolo “Rubedo”, un lavoro monumentale, unico nel suo genere. Un’immensa Divina Commedia illustrata su un rotolo di carta lungo 97 metri e alto 4 (più o meno 3 quintali di carta) donatagli da una cartiera, destinata altrimenti al macero. Ma andiamo con ordine.
Questa storia ha inizio nel 2008, anno in cui Enrico giovanissimo, decide di lasciare Torino e di avventurarsi nel Nord Europa alla ricerca di nuovi stimoli artistici, girovagando tra Norvegia, Svezia, Germania, Danimarca…per poi stabilirsi tra i boschi innevati della Finlandia. Proprio qui nella terra dei laghi, dove c’è più acqua che terra e dove i giorni non finiscono mai, Enrico ha l’intuizione della sua vita. L’idea gli viene come un lampo nel buio, mentre fa jogging in un bosco: illustrerà la Divina Commedia!
Racconta: “L’idea di realizzare Rubedo mi è venuta nel 2015, dove le costellazioni, i boschi infiniti e il paesaggio in generale mi avevano ispirato. L’esilio, non obbligato ma simile a quello di Dante, mi ha fatto riflettere sulle stelle che mi circondavano e mi ricordavano il paradiso. Fino ad arrivare poi ai boschi e ai laghi – insidiosi, bui e a tratti ostili e tenebrosi – che mi hanno ricordato il purgatorio e l’inferno. Non ci ho pensato troppo. Ho trovato una cartiera che mi ha regalato il foglio, e mi sono messo all’opera”.
Da qui partono anni di intenso lavoro in terra finlandese (con il sostegno della città di Reuma, sulla costa della Finlandia occidentale) esperienza lunga cinque anni nella più rigorosa solitudine, che si rivela formativa oltre ogni aspettativa. L’opera, realizzata su un papiro dalla superficie di 388 mq, è la più grande opera d’arte su carta che sia stata mai prodotta. La tecnica utilizzata è certosina, quella della puntinatura – che simula l’antico procedimento litografico dell’incisione -pazientemente incisa puntino dopo puntino, fino a 12 ore al giorno sdraiato a pancia sotto sul pavimento.
Ha dichiarato: “Sentire il suono della matita appuntita sulla carta ha iniziato a darmi un senso di profondo rilassamento, trovando nel gesto ripetitivo un vero e proprio atto di preghiera. Disegnare “Rubedo” è stato infatti un atto trascendentale e di meditazione, tanto che i puntini battuti dalla matita sul foglio hanno scandito il mio tempo, tra i silenzi delle giornate memorabili, nel buio e nella luce”.
LA NUOVA SFIDA
Ma la storia non finisce qui, perché una volta terminato il colossale disegno della Divina Commedia, Enrico ora si prepara a superare un altro traguardo senza precedenti: l’Apocalisse di San Giovanni disegnata su un rotolo di carta (nero) lungo un chilometro per due metri e ottanta. Fondamentale è la partecipazione della cartiera Koehler di OberKirch. L’azienda tedesca, coprotagonista di questa avventura, ha fornito all’artista quattro moduli di carta da 250 metri ciascuno.
Ho voluto intervistare Enrico perchè mi piace raccontare e ascoltare storie… e questa sa di sacrifici, di momenti bui, ma anche di resilienza e determinazione. Ecco cosa mi ha raccontato.
ATUPERTU’ CON ENRICO MAZZONE
Enrico, hai impiegato cinque anni di lavoro incalzante per realizzare “Rubedo”. È vero che disegnavi a terra 12 ore al giorno a quelle temperature senza riscaldamento?
Confermo, il riscaldamento l’ho dovuto approssimare con vestiti e tute termiche e stufette a corrente. In Italia è un conto, in Finlandia…
Ho letto che hai consumato seimila matite per realizzarla, un’impresa titanica. Mai un momento di sconforto o di ripensamento lungo il percorso?
Un bel ricordo (a “maggese”) sono le telefonate di piacere o interviste che facevo continuando a puntinare, una sorta di sottofondo lisergico, straniante, ma allo stesso tempo buffo e divertente. Ricordi bui, per così dire non ne ho. Ogni tanto malinconia dei miei cari. Anzi…a ripensarci si! Quando ha diluviato un acquazzone e l’acqua si e ́infiltrata dal tetto, creando una pozzanghera sul foglio già disegnato.
Sei un sognatore che ha fatto i conti con la realtà?
Sono il sognatore che ha preso il meglio dalla realtà, restituendola in forma tangibile.
Rubedo è stata definita La Cappella Sistina di Rauma. E’ la più grande opera d’arte su carta che sia stata mai prodotta. Finirai sul Guinness dei Primati?
Alessandro Maccari, scrivendo un articolo sulla Rondine (Italiani in Finlandia) ha parafrasato Roma con Rauma e mi ha fatto davvero sorridere, centrando il motivo. Penso sia al momento un primato, ma mi piacerebbe seriamente poterla esporre in un sottotetto di qualche palazzo, al fine di fare alzare a tutti i visitatori il naso all’insù. Certo ci vuole fegato nel pensare ad un simile allestimento.
E’ stato scritto già molto su di te. Qualche retroscena o aneddoto che non sa nessuno?
Sono fidanzato con Mia, ho un amico di lunga data che si chiama Daniel Isabella con il quale spesso mi sento per messaggi, e vorrei invitare mia mamma a venire a trovarmi (ha spesso paura dell’aereo e spero che questa estate sia il momento giusto per fare vacanza, tra saune, laghi, boschi e ghiottonerie da assaggiare).
So che disegni con il sottofondo musicale di un’arpa. Qual è la tua definizione di musica?
La musica in questa versione mi ricorda spesso la ninna nanna prima di dormire, ovvero prima del distacco dalla realtà, per tornare a marcare ed evidenziare come il sogno sia per me molto importante. In quell’atto riesco a trascendere le mie linee, i miei puntini, rendendoli attimi unici, forse inseriti in un pentagramma di ben più grande scala. ” Riuscirebbe Morgan ad interpretare Rubedo ?” lanciata cosi´…
Ti prepari a una nuova sfida: l’Apocalisse di San Giovanni. Stai abbandonando la puntinatura per deviare verso il tratteggio. Vuoi anticiparci qualcosa?
Sono contento di passare da una fase porpora ad una nera. La carta è nera, misura 1000 x 2,70 metri, donata dallo sponsor tedesco Koehler mentre l’ispirazione nasce da una visita al Cimitero Monumentale di Staglieno (in particolare dalla statua del monumento della Famiglia Pizzorni). Disegnando con penna blu su foglio nero, cerco di dare dignità al “libro della rivelazione”, permettendo all’osservatore tra qualche anno di vedere le immagini solamente da vicino, “rivelando” ciò che da lontano non si può vedere. Un atto indotto di miopia, come quella che mi porto da sempre.
Il tuo obiettivo è quello di concludere le prime due sezioni entro i prossimi quattro anni, per presentarle ufficialmente a Oulu, città finlandese capitale della cultura europea 2026. Oggi con quali occhi guardi la situazione degli artisti in Italia?
Hai omaggiato Dante anche pubblicando il libro “Dalla Galaverna alle Malebranche” con prefazione di Vittorio Sgarbi. Come è nata l’idea questo libro?
L’ultima domanda è d’obbligo: tornerai mai in Italia? O meglio tra dieci anni dove ti vedi?
Certo, torno in Italia con più frequenza anche per godermi qualche bel momento con i miei genitori e la mia fidanzata. Tra 10 anni mi vedo stabilito a Cogoleto e in viaggio per il mondo . Grazie Paola, di cuore.