La dottoressa Ombretta Ciapini, milanese, lavora e vive fra la Calabria, la Sicilia e Roma. È antropologa, psicoterapeuta, direttrice dell’Istituto di Antropologia Personalistica Esistenziale di Cosenza, esperta in Viaggi Emozionali Journey, scrittrice, relatrice in convegni nazionali e internazionali, sceneggiatrice di lavori teatrali di successo, che dire una donna poliedrica al servizio delle donne, in modo particolare con il suo “Progetto Penelope”, una serie di laboratori creativi per le donne del terzo millennio.
Dopo il libro “Il Femminile violato ed il coraggio di affrontare la morte per creare una identità che ancora non c’è”, ritroviamo Ombretta Ciapini con un nuovo libro molto intenso nei contenuti: “Crea bellezza da traumi e violenze” edito da Graus Edizioni, uno scritto che esplora traumi e ferite per permettere che si trasformino in creatività. Quest’opera è un viaggio attraverso i sentieri dell’anima, un dialogo con sé stesse, in modo tale che ogni donna possa incontrare un progetto autentico e guarire dagli antichi dolori. A questo scopo, grazie alla sua lunga esperienza nel gruppo di “Counseling esistenziale”, l’autrice ha potuto realizzare i laboratori di “Progetto Penelope”, percorsi di riscoperta e di crescita attraverso i quali le donne oltre ad integrare le proprie parti, contribuiscono alla realizzazione del progetto.
Incontriamo Ombretta Ciapini, che ci spiega nei dettagli il suo pensiero, i suoi progetti e soprattutto ci illustra il suo libro.
Dottoressa Ciapini, ci può spiegare che intende per “Antropologia Personalistica Esistenziale”? È una disciplina esistenziale, che propone il miglioramento della qualità della vita, sia attraverso un miglior rapporto con sé stessi, con l’altro da sé, con l’universo famigliare, lavorativo e sociale, sia con una messa a fuoco del proprio personale progetto come Persona capace di amarsi, di amare e di essere amato nella libertà. La conoscenza dell’esistenza del Sè Personale, fonte di luce interiore e di progettualità, come la conoscenza delle leggi della vita che regolano il nascere ed il divenire dell’essere umano come Persona, sono cardini fondanti di tale Antropologia.
Il libro “Crea bellezze da traumi e violenze” è stato scritto nel periodo pandemico, com’è nata l’idea di raccontare e raccontarsi in questa opera? Lo spazio ed il tempo, circa un anno, che mi sono stati necessari per elaborare una sintesi dell’enorme lavoro che ho fatto fare a innumerevoli donne, nei diversi Laboratori Artistico Creativi di Progetto Penelope, mi sono stati possibili quando mi sono vista costretta in casa, nel mio studio, in occasione dell’insorgere della pandemia di Covid 19. Ho trasformato il dolore per ciò che accadeva nel mondo, per la mia forzata immobilità, in un lavoro di riflessione a tavolino per scrivere finalmente il secondo libro, che avevo nella mente e nel cuore da tempo. È un libro più agile, intimo e personale nel quale mi sono anche messa in gioco.
Nel libro si parla del “progetto Penelope”, può raccontarci di questo laboratorio? L’idea di creare il laboratorio di ‘Progetto Penelope’ è nata dopo un’operazione di cancro al seno destro, nell’anno 2000. L’anno di cure e convalescenza, che ne è seguito, mi ha messo nella condizione necessaria per riflettere sul femminile, sulle sue ferite e sulle ragioni profonde che possono essere alla base dell’insorgere di tanto male, ancora oggi, in organi così squisitamente femminili, come l’utero ed il seno. L’emancipazione femminile viene avversata in modo violento dall’universo maschile ed ho stima dei Centri Antiviolenza che offrono un supporto alle donne. A me, tuttavia, interessava sviluppare l’arte femminile di recuperare sogni e progetti dimenticati, di fondare una solida autostima, personale e di gruppo, per allenarsi a rendere possibile ciò che sembrava impossibile, secondo valori condivisi da tutte. La coralità è una lente di ingrandimento che permette di guardare in profondità traumi ed eventi per unificarli nella creatività. La tela tessuta da Penelope, nell’Odissea, è per me metafora di una tela esistenziale, sulla quale poter ricomporre e trasformare in colori e nuova vita i multiformi aspetti, positivi e negativi, delle tante donne e dee presenti nell’opera di Omero.
Della scuola di Formazione in Counseling cosa ci può dire? L’Istituto di Psicoterapia Analitica di Cosenza (Ipae) è nato nel 1977 ad opera di mio marito, Bruno Bonvecchi. Si è poi trasformato in Istituto di Sophianalisi e Sophia-art (analisi con la saggezza e sviluppo della creatività in bellezza) secondo i valori dell’Antropologia Personalistica Esistenziale del prof. Antonio Mercurio, condivisi da tutti gli Istituti italiani ed europei. Alla fine del primo decennio dell’anno Duemila è nato l’Istituto di Formazione in Counseling secondo i suddetti valori. Ha operato fino allo scadere dell’anno 2020: per più di trentacinque anni io ne sono stata l’anima e la direttrice. Il Counseling ha aperto a più persone la possibilità di divenire esperti in una professione di aiuto, circoscritto nel tempo e nei modi, per l’insorgenza di un problema esistenziale negli utenti che ne fanno una specifica richiesta.
Nel libro riporta una frase del suo maestro: “La morte entra nella mia vita non per togliermi la vita, ma per darmene un’altra di qualità superiore”, che importanza ha per lei questa massima? È una bussola costante di orientamento per me e per le persone con le quali lavoro, trasformo e creo nuovi modi di essere e di pensare. Sia che si tratti di malattie, di morte fisica, di morte esistenziale nella quale bisogna affrontare l’angoscia per una perdita di modi di comportamento e di pensiero per acquisire una qualità di vita di livello superiore oppure il dolore per una perdita di persone care.
Nella sua vita personale e professionale quanto le donne sono state importanti? L’essenza del femminile, la sua progettualità, il rapporto con l’universo maschile e con il mondo, sono stati il fulcro delle mie riflessioni su di me, su mia madre, su tutte le donne con le quali sono venuta in contatto per ragioni di lavoro o altro. Indagare i traumi e le ferite delle donne per permettere loro di trasformarsi in creatività ed in bellezza, è stato ed è il mio costante agire.
Per il breve futuro ha già dei progetti che vuole anticiparci? Attendo il tempo e le occasioni propizie per scrivere il terzo, il quarto ed anche il quinto libro. C’è ancora molto da scrivere dei successivi dieci anni di Progetto Penelope, nei quali la Cosmo-art ha avuto un ruolo preminente. C’è da far conoscere la straordinaria esperienza delle Settimane di Vacanza e di Onirodramma, invernali ed estive in Italia ed all’estero, create da mio marito con la mia collaborazione. Desidero infine raccogliere in un solo testo, in modo organico ed evolutivo del mio pensiero, la trentennale produzione di scritti su vari argomenti, stampati a volte in brevi opuscoli a cura del nostro Istituto. Ritengo possano essere utili, a uomini e a donne, per acquisire una identità più matura e più saggia. Motivi famigliari mi richiedono anche di ritornare a Roma in modo stabile, pur non abbandonando Calabria e Sicilia, con tutto quello che ciò comporta per una donna…
Eleonora Francescucci