Gli RPM sono un jazz trio composto da Pierpaolo Ranieri, al basso elettrico, da Claudio Piselli, al vibrafono e da Alessandro Marzi, alla batteria, tre musicisti che si conoscono da ben trent’anni e che, grazie alla loro esperienza sui palchi, hanno deciso di mettere in piedi questo progetto in una sinergia tra gli strumenti senza che un elemento prevalga sull’altro.
Dal 31 gennaio è fuori il loro album d’esordio, per Filibusta Records (distribuzione fisica I.R.D. e distribuzione digitale Altafonte Italia). Nell’album è presente una composizione originale e diverse riletture di brani che vogliono omaggiare dal vibrafonista Bobby Hutcherson ai pianisti McCoy Tyner, Chick Corea e Wayne Shorter, includendo anche un brano dei Blind Faith arrangiato dal trio. Un album intenso di “interplay” e una costante tendenza a creare, attraverso l’improvvisazione, situazioni mutevoli, marcatamente mediterranee.
Nell’intervista che segue, gli RPM ci parlano un po’ di loro e della loro esperienza.
- Come mai avete scelto RPM come nome? È l’acronimo di qualcosa?
Sì, RPM è un acronimo che racchiude le iniziali dei nostri cognomi, ma richiama anche i “revolutions per minute”, l’unità di misura della velocità di rotazione dei vinili. Ci piaceva questa doppia lettura: da un lato un riferimento diretto a noi, dall’altro un omaggio alla musica e alla sua continua evoluzione.
- Come è nata la vostra collaborazione?
Ci conosciamo e suoniamo insieme da oltre vent’anni in vari contesti, ma l’idea di RPM è nata in modo spontaneo. Suonando nei club e nei festival, abbiamo sentito l’esigenza di dare una forma più stabile alla nostra intesa musicale, creando un progetto che fosse nostro al 100%, con un sound ben definito e una visione comune.
3. Il vostro primo album esce dopo due anni di lavoro esclusivamente fatto di live ed in seno ad una lunga conoscenza di oltre venti anni. Come mai ci avete messo così tanto tempo per entrare in studio di registrazione?
Diciamo che ci piace fare le cose con calma e che sul palco ci divertiamo troppo! Tutte le volte che abbiamo pensato “Ok, è ora di chiuderci in studio”, arrivava una nuova data live e non pensavamo più al disco. Alla fine, quando ci siamo resi conto di aver abbastanza da raccontare musicalmente siamo entrati i in studio e abbiamo scelto i brani più migliori, dei compositori più rappresentativi della nostra generazione, così abbiamo registrato tutto in pochissimo tempo! Ringraziamo Filibusta Records per aver colto l’essenza del nostro progetto.
- Sicuramente anche le vostre importanti carriere al di fuori del progetto RPM che vi unisce vi avranno impegnato molto da un punto di vista di produzione. Tuttavia, queste esperienze di ognuno di voi, quanto sono servite ad influenzare il vostro progetto d’ensemble?
Moltissimo. Ognuno di noi ha portato in RPM il bagaglio di esperienze accumulate negli anni, sia in studio che sul palco, sia come leader che come sideman. Questo ha reso la nostra musica ricca di sfumature, ma senza perdere coesione. Il bello è che ci influenziamo a vicenda: ogni concerto, ogni prova è un’occasione per mettere in gioco qualcosa di nuovo, grazie a quello che ognuno di noi ha vissuto artisticamente.
- Dove possiamo venire a sentirvi live?
Suoneremo presto su alcuni palchi prestigiosi, ma potete trovarci spesso nei migliori locali di jazz della Capitale. Continuate a seguirci per restare aggiornati sulle nostre date! Ci trovate come __rpm__ su Instagram e Facebook. Grazie per la vostra intervista!