“La volta giusta” è il titolo del loro ultimo singolo e, speriamo, un eloquente augurio per il futuro. Gli Ecklettica tornano a scuotere i palchi della Capitale con un sound più maturo e graffiante, sempre in bilico tra pop e rock. A far da padrone rimane l’amore, corretto con un’infinità di sentimenti e mai privo di note acidule. Scommettono al rialzo gli Ecklettica, e al credo per i testi in italiano, sommano l’impresa di dar vita a una musica che amalgami più stili in uno. Leggere ma soprattutto sentirli per credere.
Iniziamo dai fondamentali. Cosa dobbiamo aspettarci da una band che si chiama Ecklettica?
Siamo cinque amici che si conoscono praticamente da sempre. Ognuno ha un background differente. Io, ad esempio, ascoltavo di più i Green Day, vicini al punk rock; il batterista, i Linkin Park. E se il nostro chitarrista ha un background anni 70’ che guarda a gruppi storici come i Led Zeppelin, il tastierista ha una formazione più jazzistica. “Ecklettica” perché il nostro fine ultimo è quello di creare un genere che riesca a unire più stili. Certo, è difficile, ma ci stiamo provando
La vita è fatta di incontri: quando si sono incrociate le vostre cinque strade?
Beh, a dire il vero, io ho iniziato a suonare con un altro gruppo. Facevamo punk rock in inglese, pezzi all’American Pie per capirci (ride). Il primo “incontro” è stato con il batterista perché i nostri nonni provenivano dallo stesso paese. All’inizio il gruppo era composto da tutt’altre persone ma ci sono stati diversi problemi all’interno della band che hanno richiesto una “prima scrematura”. In un secondo momento si sono aggiunti Matteo, il chitarrista, Luca alla tastiera e Lorenzo al basso.
Questo quanti anni fa?
Nel 2014, ma forse anche prima. Abbiamo iniziato insieme un percorso che ci ha riservato grandi soddisfazioni soprattutto per quanto riguarda i live. Abbiamo suonato in molti locali importanti della Capitale: il Parco degli Artisti, il Jailbreak e Stazione Birra.
Green Day, Oasis, Paramore: li citate nella vostra bio di Facebook come “influenze” musicali. Non compaiono invece nomi di band nostrane, eppure cantate in italiano…
Per quanto riguarda le influenze italiane, quello che ascoltiamo è diverso da ciò che ci influenza. Mi spiego: abbiamo notato di risentire dell’ascendente dei Subsonica anche se non li ascoltiamo tutti i giorni. Per la sonorità vicina all’oltremanica, ti direi anche l’ultimo Cesare Cremonini che sta realizzando delle produzioni molto più internazionali.
Quando avete deciso che la musica sarebbe stata la scommessa della vostra vita?
Il nostro progetto è sempre stato molto ambizioso. La conferma più importante è arrivata dal feedback del pubblico. Vedere il pubblico interessato a quello che fai nei live è importante.
E di mollare la spugna avete mai pensato?
Personalmente sì, ma credo che con la musica la spugna non la si getti mai sul serio. Anche mio padre suonava e in un momento come gli anni 70’ in cui era più facile fare musica. Ad oggi non ha ancora smesso. La musica è una costante.
Domanda secca. Che rapporto c’è tra voi? Siete più un gruppo da “rose e fiori” o da “alti e bassi”?
In realtà siamo una band “alla Oasis”…
Uhm…
Scazziamo (ride). È normale che in una band ci siano tanti punti di vista differenti. È come in una relazione, no? Ma ribadisco, siamo un gruppo di amici e questa è la cosa che conta.
Un ragazzo di fronte a uno specchio e un’atmosfera tra il bluastro e il violaceo. Questo è l’esterno del vostro primo EP, ma cosa c’è dentro “un profilo migliore”?
Volevamo giocare sul boom di Facebook. Ci sono diverse tematiche all’interno dell’EP ma il motore vero resta la ricerca del proprio io migliore: andare di fronte allo specchio e capire chi si è davvero. “E ora che mi sento meglio”, “l’eternità” così come “la Felicità dov’è?” sono pezzi molto introspettivi
Da “Marta non lo sa” a “L’amore infedele”, passando per “la felicità dov’è?”, le sfumature dell’amore descritte nelle vostre canzoni sono tante. Eppure, mi pare di capire che prevalga la “nota dolente”. È un amore dal retrogusto amaro il vostro?
Senza dubbio. Come scrivo nell’ultimo singolo:”l’amore è una rinuncia” a volte. Da compositore devo ammettere che riesco a scrivere meglio solamente quando soffro veramente. Se sono felice, le cose si complicano
(Un secondo di pausa)
Sono condannato!
Temo di sì! So che mercoledì avete suonato al Let it Beer di Roma. Te la ricordi ancora la prima volta che siete saliti su un palco?
La prima volta che siamo saliti su un palco è stata in un locale al Pigneto che si chiamava Spazio Ebbro
Voi Ecklettica siete molto legati alla vostra città, sbaglio?
La città di Roma è preponderante per come la vedo io. Il nostro lavoro si gioca sul contatto con il pubblico e questo ci permette di cogliere tante sfumature delle persone che ci stanno di fronte.
“E sarà la situazione ma ritroverai il mio nome, una faccia diversa” dite nell’ultimo singolo “La volta giusta”. Effettivamente all’ascolto si avverte una leggera distanza dai precedenti brani. Anche gli Ecklettica hanno cambiato volto? Ho percepito una maturità maggiore.
L’hai percepita ed è vero. Dall’uscita dell’EP sono passati 2 anni. C’è stato un periodo in cui mi sono allontanato dal gruppo perché non riuscivo a scrivere. Ho fatto la mia esperienza all’estero e sono tornato con un background diverso. Questa canzone è piena di rabbia: non è la volta giusta per andare avanti e continuare ma quella per chiudere definitivamente un capitolo.
Se in questo momento si materializzasse di fronte a voi una Mara Maionchi o una Maria de Filippi e vi chiedessero di partecipare a un talent, voi accettereste?
Posso prenderla larga?
Fai pure …
Per fortuna l’industria musicale è cambiata. Dal 2000 fino a 2/3 anni fa sembrava che tutta la musica dovesse fuoriuscire dai talent, con i doverosi distinguo, per carità. Noi abbiamo avuto diverse esperienze con i talent. Sono tornato in Italia proprio per questo: ci avevano contattato dalla redazione di Amici per fare il provino. So a cosa si può andare incontro all’interno di un talent ma rimane una vetrina.
Quindi lo prendo per un sì?
Sì. Anche se non è facile diventare “indipendenti” dal talent. C’è chi è rimasto “quello che ha vinto Amici” etc.
“Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare” recita il motto. Quale sarà la vostra prossima meta?
La cosa fondamentale ora è trovare un’etichetta. Abbiamo fatto la nostra gavetta e ancora tanto c’è da fare. Personalmente mi piacerebbe suonare sul palco del primo maggio.
È arrivato il tempo dei saluti. Ad ogni band do la possibilità di rivolgere un saluto speciale a qualcuno che li abbia sostenuti dal primo giorno. C’è qualcuno, cari Eclettica, che volete ringraziare?
Abbiamo una cerchia di amici, i fedelissimi, che ci seguono sempre. Un’altra amica, Federica che cura il management. Il saluto quindi va a tutte le persone che ci seguono e che vengono a seguire i nostri live e li caricano di energia.