Dall’11 al 16 dicembre torna all’Ar.Ma Teatro lo spettacolo Il dono di Hitler – Terezin: 1941-1945, un testo originale di Daria Veronese. Prodotto dalla Compagnia della Luna, lo spettacolo racconta un episodio poco noto, ma molto significativo, dell’universo concentrazionario nazista, e sottolinea in modo eclatante il perverso e, per certi versi, ancora misterioso rapporto tra il nazismo e l’arte, esplorando un aspetto relativamente poco conosciuto dell’attività dei campi di concentramento. Protagonisti saranno Massimo Mirani, Luca Pennacchioni, Diego Placidi e Claudia Spedaliere, diretti dalla stessa Daria Veronese.
Lo spettacolo è ambientato proprio a Terezin, città a circa quaranta chilometri da Praga, chiamata appunto “Il dono di Hitler”. Terezin fu la città che la Germania nazista eresse a simbolo pubblico, e ingannevole, del trattamento riservato alla popolazione ebraica. In questo ghetto, infatti, furono riuniti i più importanti artisti dell’Europa dell’Est e moltissimi bambini fino a quattordici anni, e qui la direzione del campo favorì il sorgere di un’orchestra sinfonica di detenuti per la rappresentazione del Requiem di Giuseppe Verdi. Tra difficoltà e sofferenze inaudite, dopo mesi di prove in condizioni proibitive, la rappresentazione ebbe luogo, con sedici repliche, tra l’apprezzamento dei molti gerarchi nazisti presenti. L’esecuzione fu unanimemente giudicata perfetta e, alla fine delle repliche, tutti i membri dell’orchestra furono inviati alle camere a gas di Auschwitz.
Lo spettacolo, prodotto nel 2004 con il contributo della Provincia di Roma Assessorato alla Cultura, il patrocinio del Comune di Roma (Consigliere del Sindaco per la città storica) e con il patrocinio della Comunità Ebraica di Roma, propone a contrappunto anche materiali testuali tratti dai documenti poetici dei bambini rinchiusi nel ghetto di Terezin e materiali documentari tedeschi girati tra il 1942 e il 1944 per sottolineare l’aspetto propagandistico, appunto il dono che Hitler aveva fatto agli ebrei. L’intento è quello di raccontare emozioni, dolori, fallimenti, successi dei personaggi veri che hanno dato vita al Requiem, in un allestimento essenziale, dove il fluire delle parole scandisce il destino e la speranza di uomini che hanno lasciato il loro indimenticabile ricordo.