Mercoledì 26 e giovedì 27 giugno (ore 21) approda sul palcoscenico del Teatro India l’intelligenza fine e provocatoria dell’agitatore della scena francese Olivier Dubois, coreografo di poderosa visionarietà e spregiudicata inventiva in scena con il suo strepitoso solo My body of coming forth by day, una performance intima, un rito pagano dai furori dionisiaci, un percorso coreografico e umano condotto dall’autore a stretto contatto con il pubblico per indagare la memoria del corpo. Un corpo segnato dai movimenti, dai gesti, dalle sensazioni, le posizioni, le ferite, le cicatrici ma anche le gioie assorbiti nel corso del tempo, e che, nell’atto di offrirsi al pubblico, diventa esso stesso opera d’arte.
Con My body of coming forth by day, dodici anni dopo aver portato la sua prima coreografia sul palco, Olivier Dubois offre al pubblico un assolo intimo che esplora i recessi della memoria del corpo e la sua capacità di raccontarci la storia della sua arte. Dubois è la vittima consenziente di un gioco che ricorda al contempo un’udienza, un peep show e una vivisezione. Seguendo un processo casuale messo in atto dal pubblico secondo regole precedentemente stabilite, il coreografo e ballerino rivisita alcuni dei sessanta spettacoli a cui ha preso parte sin dall’inizio della sua carriera.
Ispirato all’antico libro egiziano Book of the Dead, la performance intraprende un viaggio attraverso un mare di frammenti di danza, alla ricerca di ciò che rende il corpo stesso del performer un capolavoro. Dove può portare la memoria del corpo? La performance vuole essere un gioco, un momento per spiare il talento e la dedizione di un artista che nel 2011 è stato dichiarato uno dei migliori venticinque danzatori al mondo. Un solo che celebra la dimensione storica e artistica del suo corpo di performer, e si interroga sulla possibilità del corpo di figurarsi come opera d’arte, come mostruoso capolavoro, come souvenir, amplificatore del suo annullamento per la pratica della danza. Un corpo che conserva dentro di sé migliaia di movimenti, gesti, posizioni, sensazioni, litri di sudore e sangue, centinaia di ferite e cicatrici, un ammasso di gioie e dolori.
Lo spettacolo si inserisce nella programmazione di GRANDI PIANURE, rassegna sulla coreografia contemporanea nazionale e internazionale, che il Teatro di Roma ha affidato al curatore Michele Di Stefano, coreografo, performer e fondatore del gruppo mk. Olivier Dubois, ha firmato negli ultimi dieci anni alcune delle opere coreografiche più radicali della scena transalpina. Direttore del Ballet du Nord dal 2014 al 2017, è stato incluso nella lista dei venticinque migliori ballerini al mondo nel 2011 dalla rivista “Dance Europe”. Famoso per le sue esibizioni per il Balletto di Monte Carlo, Nantes e il Balletto Nazionale di Marsiglia, Dubois vanta un’esperienza unica tra creazione, interpretazione e insegnamento.