“La fisarmonica stasera suona per te” intonava una famosa canzone interpretata da Gianni Morandi, oggi facciamo suonare questa fisarmonica da uno dei più grandi musicisti, che ha fatto di questo strumento non solo un mezzo di lavoro, ma soprattutto un tramite per esprimere tutta la propria passione, stiamo parlando di Stefano Indino.
In occasione dell’uscita del suo ultimo disco intitolato “Roma Porteña”, incontriamo Stefano che ci racconta la sua vita come artista. L’album si avvale di collaborazioni eccellenti come Isabella Alfano, Luigi Maio, Massimo Carrano, Nando Citarella, Michele Ascolese, Paolo Battistini, Umberto Vitiello e Chaly Albert. “Roma Porteña” è stato prodotto da Stefano Indino e Sergio Tanzilli di AcmeStudio.
Ricordando il passato con un occhio al futuro, iniziamo con il musicista un percorso alla scoperta di Stefano Indino.
Stefano Indino, fisarmonicista, come nasce l’amore per questo strumento? Per quanto riguarda lo strumento, avendo iniziato a suonare in tenera età (8 anni), onestamente non sentivo una grande attrazione se non quella per la musica che sin da subito mi ha catturato ed emozionato. La fisarmonica è stata un mezzo per farmi avvicinare ad essa e nel giro di pochi anni ho capito che sarebbe stata la mia passione, la mia vita; quindi in tal senso ho approfondito gli studi della fisarmonica e contemporaneamente ho sperimentato tanto, tra varie formazioni e lavori in studio di registrazione.
Durante tutti questi anni di carriera, si è ispirato a qualche artista in particolare? È un po’ difficile sintetizzare, Ho ascoltato tanta musica ma poco i fisarmonicisti, comunque i miei preferiti sono Richard Galliano e Mestrinho. Per quanto riguarda un discorso più generale adoro Ray Charles, Santana e Steve Wonder, mi piacciono i Beatles e Chopin, insomma spazio molto, dal Rock alla canzone d’autore.
Nella prima parte della sua carriera ha iniziato suonando nel settore dell’intrattenimento, poi nel 2000 avviene un cambiamento, lo può raccontare? In quegli anni le cose andavano molto bene, ma non sentivo più stimoli, quindi ho dato una vera sterzata alla mia vita artistica e mi sono affacciato nel mondo del teatro musicale che grazie alle molteplici esperienze sono arrivato fino a qui. Poi le cose accadono, quindi il mio nome ha iniziato lentamente ad essere conosciuto e abbastanza considerato e sono arrivate proposte allettanti. Beh la mia passione e la mia continua crescita sta proprio nel cercare continuamente nuovi stimoli e la voglia di mettermi sempre alla prova.
Ha lavorato per alcuni anni con Massimo Ranieri, com’è stato il vostro rapporto lavorativo e umano? Massimo è un cavallo di razza, da cui ho imparato molto, è un esempio di serietà e professionalità assoluta, con lui ho trascorso dieci anni della mia vita. Il nostro è sempre stato un rapporto di stima e di rispetto, durante le cene di compagnia non sono mancate anche delle grasse risate (io sono un “battutaro cronico”), comunque resta sempre il fatto che sul palco lui è una star ed io un umile suonatore di fisarmonica.
Che ricordo ha degli artisti con cui ha collaborato come il premio oscar Nicola Piovani, il Maestro Pippo Caruso, il Maestro Fabio Frizzi, Gianni Togni, Fiorella Mannoia e altri? Con un pizzico di orgoglio quei ricordi e quelle esperienze restano scolpiti nella mia mente. In quegli ambienti capisci lo spessore di quell’artista o di quel maestro; ogni tanto mi domandavo se meritavo veramente di trovarmi li. I dubbi restano, quello invece di cui sono sicuro è del sempre mio instancabile impegno e del loro valore artistico; non è un caso che tutti questi nomi siano entrati nella storia della musica italiana.
A brevissimo ci sarà la presentazione del suo nuovo album intitolato “Roma Porteña” registrato con la collaborazione di grandi artisti, ci può svelare qualcosa in anteprima? Si, dopo più di 35 anni di onorata carriera e svariate collaborazioni, ho sentito il desiderio di regalarmi un disco di sole mie composizioni. Non c’è un progetto di strategia o alchimie strane. Metto semplicemente a nudo gli stili e le maniere che più mi rappresentano. Mi inorgoglisce l’entusiasmo e l’amicizia dimostrata da i colleghi che ho invitato a suonare nel disco, non ho mai pensato alle strategie di invitare “nomi illustri” solo per far rimbombare di più la notizia sull’uscita del disco. Io ho una doppia fortuna: nel disco partecipano soltanto persone a me care, che oltre ad essere dei grandissimi musicisti, sono tutti amici miei! Inoltre tengo a precisare che tutti gli artisti hanno offerto gratuitamente la loro prestazione e grazie anche a questo generoso gesto potremo donare in beneficenza una parte del ricavato del disco.
“Roma Porteña” è ispirata al paragone fra le fredde serate romane e quelle di Buenos Aires, cosa hanno in comune queste due città, tanto da far nascere questa opera? Tutto questo è solo frutto della mia fantasia, non sono mai stato in Argentina, però mi piace pensare che ancora una volta la musica sia il comune denominatore di unione tra i popoli e le loro tradizioni. In sintesi ci vedo un trasteverino che balla il tango e un porteño che canta “Nina si voi dormite”.
In conclusione, oltre al lancio del disco, ha altri progetti da perseguire nell’immediato futuro? Si in questo periodo di stop forzato, grazie al supporto di Acme nella persona di Sergio Tanzilli, ho potuto allestire e debuttare con ben quattro spettacoli diversi.
Eleonora Francescucci