Dal 24 ottobre nei cinema “Cosa sarà” di Francesco Bruni, il film di chiusura della 15esima edizione della Festa del Cinema di Roma con protagonista Kim Rossi Stuart. Prodotto da Palomar e Vision Distribution, vede nel cast anche Lorenza Indovina, Barbara Ronchi, Giuseppe Pambieri, Raffaella Lebbroni, Fotinì Peluso, Tancredi Galli, Nicola Nocella, Elettra Mallaby, Stefano Rossi Giordani e Ninni Bruschetta.
La vita di Bruno Salvati è in una fase di stallo. I suoi film non hanno mai avuto successo e il suo produttore fatica a mettere in piedi il prossimo progetto. Sua moglie Anna, dalla quale si è recentemente separato, sembra già avere qualcun altro accanto. E per i figli Adele e Tito, Bruno non riesce a essere il padre presente e affidabile che vorrebbe. Un giorno Bruno scopre di avere una forma di leucemia. Si affida immediatamente a un’ematologa competente e tenace, che lo accompagna in quello che sarà un vero e proprio percorso a ostacoli verso la guarigione. Il primo obiettivo è trovare un donatore di cellule staminali compatibile: dopo alcuni tentativi falliti, Bruno comincia ad avere seriamente paura, Cosa sarà di lui? Suo padre Umberto, rivelandogli un segreto del suo passato, accende in tutti una nuova speranza. Bruno e la sua famiglia intraprendono un inatteso percorso di rinascita, che cambierà i loro rapporti e insegnerà a Bruno ad alzare gli occhi da sé stesso e a guardare gli altri.
Il regista ci spiega: “Nel marzo 2017 mi è stato diagnosticato un tumore del sangue, la mielodisplasia, che è stato affrontato e (spero) risolto, con un trapianto di cellule staminali ricevute da mio fratello, nel febbraio del 2018. Da questa vicenda drammatica ho tratto questa storia, che tuttavia ho voluto complicare ad arte, perché non fosse un semplice resoconto medico. Il coinvolgimento dei familiari e del padre del malato, infatti, sono al centro della vicenda: la malattia diventa così una resa dei conti con la moglie ed i figli del protagonista ed un viaggio in compagnia del padre alla scoperta di qualcosa che è successo molti anni prima. Un segreto che contiene la possibile salvezza per il mio protagonista.
Come nei miei tre film precedenti, la sceneggiatura (e dunque anche il film che ne deriva) ha dunque una base autobiografica, sulla quale si sovrappone un lavoro di invenzione romanzesca. E, come negli altri film, il tono oscilla fra momenti inevitabilmente e puramente drammatici ed altri dove affiora, nonostante tutto, un certo umorismo, specialmente nel racconto dei rapporti familiari e dell’ambito professionale del protagonista (il cinema, appunto). Ma il film, per quanto fedele alla sceneggiatura, ha preso una sua natura definitiva sul set, dove ha fatto prepotentemente irruzione l’elemento visivo, qui (a differenza dei miei film precedenti) a tratti molto forte e antinaturalistico, specie nelle scene che raccontano la degenza del protagonista, in uno stato di semi-incoscienza indotto dai medicinali nel quale affiorano ricordi e fantasticherie, deliri e persino fantasmi.”
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❝ Post-scriptum: a film ultimato affiora chiaramente una traccia autoanalitica “a posteriori” del film, passato il turbine creativo con cui l’ho scritto, diretto, montato, e che per lungo tempo mi ha paradossalmente offuscato lo sguardo: la parte femminile nel maschile, del maschile, il suo ingresso silenzioso e prepotente nella psiche del protagonista (fino ad allora cieca a questo aspetto), nel suo sguardo, nei suoi ricordi, nei suoi sogni; nel suo corpo, come permanenza genetica materna; ed infine nel contributo veramente concreto, ancora una volta genetico, alla sua rinascita.
Francesco Bruni ❞
di Marcello Strano