“Pompei, eros e mito”, diretto da Pappi Corsicato riusciremo a vederlo sul grande schermo il 9 – 10 e 11 novembre 2020 con la partecipazione straordinaria di Isabella Rossellini che accompagnerà gli spettatori attraverso la storia della magnifica vita elegante che si conduceva nella società dell’epoca, commentando i miti riprodotti negli affreschi e le opere architettoniche ritrovate che hanno ammaliato artisti fin dal Settecento.
Isabella Rossellini
La colonna sonora originale è di Remo Anzovino.
I ritrovamenti, nell’ampia area dell’antica Pompei, continuano a regalare grandi emozioni, rientrando nel più vasto intervento di manutenzione che delimita l’area non scavata.
Pappi Corsicato, il regista di Pompei, Eros e Mito
Il regista, Pappi Corsicato, con il suo nuovo docufilm è riuscito a rendere visibile e comprensibile la tragedia che si svolse nel 79 d.C. dall’eruzione del Vesuvio che seppellì in pochi istanti la quotidianità dell’intera città e le zone abitate limitrofe.
Calchi degli abitanti sorpresi dall’eruzione del Vesuvio
Non solo il docufilm evidenzia le location più conosciute come la Villa dei Misteri con affreschi che riguardano la storia d’amore tra Bacco e Arianna e il rapporto tra Leda e il Cigno, oltre alle lotte gladiatorie e alla ricerca dell’immortalità di Poppea Sabina, seconda moglie dell’imperatore Nerone, oltre all’anfiteatro romano, ma tratta anche delle nuove e sorprendenti scoperte che hanno sbalordito gli archeologi moderni alla vista degli affreschi dai colori intatti, intensi e originali inseriti nella fattura architettonica. Pompei, Ercolano, Stabia, Oplontis sono solo alcune città colpite e coperte dall’eruzione le cui ceneri arrivarono fino nei cieli della Roma imperiale.
“Pompei, eros e mito”, prodotto Sky, Ballandi e Nexo Digital, è un viaggio a ritroso nel tempo e l’armonica voce di Isabella Rossellini con la sua elegante presenza ci fa immaginare il gusto del buon vivere dell’epoca. Il docufilm è stato realizzato in collaborazione e con il contributo scientifico del Parco Archeologico di Pompei e con la partecipazione del MANN, Museo Archeologico Nazionale di Napoli. I miti e l’eros dei personaggi che hanno abitato questi luoghi, hanno contribuito a rendere immortale questo sito archeologico unico al mondo che l’UNESCO ha inserito nella lista dei siti del Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Il docufilm contribuisce a chiarire i lati meno noti e più segreti della città.
Ricostruzione pittorica del 1700
Lo storiografo Plinio il Giovane, nella prima lettera a Tacito, descrive così l’inizio dell’eruzione e lo sviluppo della colonna eruttiva, che egli, insieme allo zio, Plinio il Vecchio, osserva da Miseno il 24 agosto del 79 d.C.: la colonna di fumo proveniva dal monte Vesuvio. La sua forma era simile ad un pino più che a qualsiasi altro albero. Come da un tronco enorme la nube svettò nel cielo alto e si dilatava e sembrava che mettesse rami: a tratti riluceva d’immacolato biancore, a tratti appariva sporca, screziata di macchie secondo il prevalere della cenere o della terra che aveva sollevato con sé. Plinio il Vecchio, attratto dallo straordinario fenomeno, decide di avvicinarsi, con una piccola imbarcazione, alla zona interessata.
Mappa che riproduce l’ultimo viaggio di Plinio il vecchio
Nel frattempo riceve un messaggio con un’invocazione di aiuto da parte di alcuni suoi amici, Rettina, moglie di Tascio ed altri che si trovavano nell’area vesuviana. Plinio il Vecchio vuole portare soccorso non solo a Rettina, ma a molti, poiché la contrada era molto frequentata.
“S’affretta là donde altri fuggono e tiene dritta la rotta e il timone diritto verso il pericolo, senza traccia di paura al punto che dettava e annotava tutte le variazioni di quel male, tutte le figure che i suoi occhi avevano sorprese”.
Plinio il Vecchio dirige le sue navi verso Torre del Greco, ma non riuscendo a sbarcare, fa rotta su Stabia, dove si trova la villa dell’amico Pomponiano:
“Già sulle navi la cenere cadeva, più calda e più fitta man mano che si avvicinavano; già cadevano anche i pezzi di pomice e pietre annerite ed arse e spezzettate dal fuoco; già, inatteso, un bassofondo e la riva, per la rovina del Monte Vesuvio impedisce lo sbarco. Ebbe un momento di esitazione, se dovesse tornare indietro e il pilota così lo consigliava, ma egli subito disse: “la Fortuna aiuta i forti. Raggiungi Pomponiano!“”
Abbraccia l’amico, lo consola, gli fa coraggio.
Frattanto dal Monte Vesuvio estesi focolai di fiamme ed alte colonne di fuoco si espandevano su vari versanti: il loro fulgore spiccava più chiaro sulle tenebre della notte.
Quella notte Plinio, ospitato nella villa dell’amico, si ritirò nel suo appartamento, e si addormentò. Fu svegliato. Venne fuori e si ricongiunse all’amico Pomponiano e agli altri che mai avevano ceduto al sonno. Discutono tra loro se sia interesse comune rimanere dentro l’abitazione o vagare all’aperto.
La casa, infatti, vacillava per frequenti e violente scosse di terremoto, e, quasi divelta dalle sue fondamenta, pareva ondeggiare ora qui ora là, e poi ricomporsi di nuovo in quiete.
D’altronde, all’aperto si temeva la caduta di lapilli, anche se lievi e corrosi. Tuttavia si confrontarono i rischi e si scelse di uscire all’aperto. In lui, pensiero su pensiero, negli altri, paura su paura. Mettono dei guanciali sul capo e li legano fortemente con teli: in tal modo si difendevano dalla pioggia di lapilli.
Già altrove era giorno, lì era notte: una notte più fitta e più nera di tutte le notti. Tuttavia la rischiaravano molte bocche di fuoco e varie luci. Deliberarono di raggiungere la spiaggia e di vedere dal punto più vicino possibile se ormai il mare consentisse un tentativo di fuga. Ma il mare ancora grosso continuava ad essere contrario. Lì egli buttò giù un telo e vi si sdraiò…
Plinio il Vecchio, probabilmente intossicato dai gas, viene colpito da un malore e, non potendo continuare la fuga, viene abbandonato dai compagni. Il suo corpo sarà ritrovato solo tre giorni più tardi.
Plinio il Giovane scrisse la seconda lettera a Tacito, in cui è riportata la descrizione di intensi fenomeni che si sarebbero verificati anche nell’area flegrea in occasione dell’eruzione del 79 d.C. Infatti, lui, sua madre e molti altri abitanti di Miseno abbandonarono le abitazioni per cercare riparo nelle campagne circostanti: “Alla fine quella tenebra diventò quasi fumo o nebbia e subito ritornò la luce del giorno, rifulse anche il sole: un sole livido come suole essere quando si eclissa. Dinanzi ai miei occhi spauriti tutto appariva mutato: c’era un manto di cenere alta come di neve”.
Nel 1748 re Carlo III di Borbone promosse i primi scavi ufficiali a Pompei a seguito dei primi ritrovamenti della vicina Ercolano. Fu da quel momento che cominciarono a riemergere con sempre maggior chiarezza i dettagli della catastrofe del 79 d.C., anno in cui il Vesuvio seppellì intere città, tra cui Pompei ed Ercolano, e tutto il territorio circostante. Furono quegli stessi scavi che nel XVIII secolo portarono la bigotta Chiesa Cattolica a nascondere alcuni dei reperti più scandalosi e scabrosi recuperati duranti gli scavi e mostrati senza veli negli affreschi erotici delle domus pompeiane. Nel corso degli scavi di Pompei sono stati rinvenuti tesori, statue, affreschi, mosaici, monete con le effigi degli imperatori, reperti di vita quotidiana, ma anche ville e abitazioni private che ancor oggi ci raccontano la vita di una città vivace, con giardini, orti e vigneti, fontane e imponenti apparati decorativi. Un’attenzione particolare è dedicata al Gabinetto Segreto istituito dai Borbone per custodire i reperti più “scandalosi” ed esplicitamente erotici. La quotidianità è quella di uomini e donne di cui ci restano tracce concrete perché quando il flusso piroclastico ad altissima temperatura che investì Pompei ne provocò la morte istantanea per shock termico, i corpi delle vittime rimasero nella posizione in cui si trovavano lasciando la propria impronta dopo la decomposizione. A partire dalla seconda metà dell’Ottocento, poco più di un centinaio di calchi sono stati realizzati da queste impronte, ispirando poeti e artisti, tra cui lo stesso Roberto Rossellini, che dedicò alla scoperta di alcuni calchi una celebre scena del “Viaggio in Italia” con l’indimenticabile Ingrid Bergman, madre di Isabella Rossellini.
Ingrid Bergman
La rievocazione dei miti ideata da Pappi Corsicato, vede Bacco, Arianna, Teseo, Leda, ed altri che indossano abiti moderni e sono sospesi in un tempo che appartiene sia al passato che al presente, per mostrare quanto l’eredità di Pompei sia ancor oggi una continua fonte di ispirazione artistica.
Segue il trailer del docufilm di Pappi Corsicato:
https://www.youtube.com/watch?v=KWYmSeAuwMg
Giuseppe Lorin
Prima pubblicazione su Laici.it