Lunedì 17 ottobre, alle ore 20.30 presso il MAXXI – Sala Auditorium, nell’ambito della Festa del Cinema di Roma 2022 – Freestyle, sarà proiettato in prima mondiale “75 Biennale Ronconi Venezia”, il film documentario di Jacopo Quadri prodotto da Palomar, in collaborazione con Centro Teatrale Santa Cristina e Archivio Luca Ronconi e con il prezioso accesso all’Archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale di Venezia. Dopo la frattura del ’68, che ha messo in discussione tutte le istituzioni culturali, alla metà degli anni Settanta una nuova generazione si convince che il teatro possa cambiare il mondo. Si sono affermati sulla scena internazionale i giovani maestri che segneranno i decenni successivi: Peter Brook, il Living Theatre, Jerzy Grotowski, Ariane Mnouchkine, Meredith Monk, Eugenio Barba, Andrei Serban, Giuliano Scabia, Dacia Maraini, Robert Wilson. Nel 1974 Luca Ronconi, reduce del successo internazionale dell’Orlando Furioso e dell’Orestea, viene nominato direttore della Biennale Teatro.
In una convergenza irripetibile, Ronconi – con la preziosa consulenza di Franco Quadri – li chiama tutti a Venezia. Nel giro di alcuni mesi, si confrontano poetiche e idee di teatro assai diverse, tutte innovative e affascinanti. C’è chi tenta di coinvolgere gli abitanti della terraferma in un grande racconto collettivo, c’è chi rilancia il suo messaggio politico rivoluzionario in piazza San Marco, c’è chi discute del ruolo delle donne con i lavoratori di Marghera, c’è chi resta isolato per mesi in un’isola deserta, in silenzio. Si riscoprono la commedia dell’arte, la tragedia greca, il teatro musicale. Questo festival-laboratorio attira centinaia di giovani, alcuni destinati a prestigiose carriere teatrali, come Giorgio Barberio Corsetti, Alessandra Vanzi, Federico Tiezzi, Sandro Lombardi, Roberto Bacci.
Si susseguono scandali, rivelazioni, incontri, delusioni. Serpeggia il desiderio di reinventare la grammatica del teatro, per immaginare una vita e una società diverse e per sperimentarle nel microcosmo della compagnia. Attraverso decine di interviste realizzate nei primi mesi del 2022 e i materiali di repertorio, la regia di Jacopo Quadri fa emergere il clima di quella stagione straordinaria. A rendere vivo il racconto sono i maestri che portarono i loro lavori al festival, i ventenni affamati di bellezza che li incontrarono, due studiosi – o meglio testimoni – che seguono da decenni la scena internazionale come Georges Banu e Richard Schechner. Quella Biennale è stata forse l’ultima fiammata dell’Utopia. E non a caso proprio Utopia si intitola lo spettacolo realizzato da Luca Ronconi in quell’occasione: uno spettacolo visionario, ambizioso, ricchissimo di intuizioni e immagini folgoranti, eppure impossibile e destinato nella pratica al fallimento. 75 – Biennale Ronconi Venezia rende omaggio a un evento unico e un gruppo di straordinarie personalità artistiche. È anche il modo di chiedersi che cosa resta, cinquant’anni dopo, di quelle speranze e di quelle illusioni. E di quegli ideali artistici, politici, umani.
Luca Ronconi, nato nel 1933 a Susa, in Tunisia, è stato uno dei più grandi registi del Novecento. Si è formato come attore a Roma. all’Accademia d’Arte Drammatica: il suo debutto è del 1953. Da lì una breve ma fortunata carriera, ma percorsa dall’insoddisfazione. Dal 1963 diventa regista, rivoluzionando le regole della comunicazione teatrale. Con l’Orlando Furioso, nel 1969, ottiene un successo non solo europeo. Per tappe diverse, dentro e fuori le istituzioni, arriva nel 1975, sezione del Settore Teatro della Biennale di Venezia. Nel giro di pochi mesi, si confrontano poetiche e idee di teatro assai diverse, particolarmente innovative e affascinanti. Tra il 1977 e il 1979 fonda e dirige il Laboratorio di Prato, arrivando successivamente alla direzione dei Teatri Stabili di Torino, Roma, Milano. Muore il 21 febbraio 2015 a Milano, pochi giorni dopo il debutto del suo ultimo spettacolo Lehman Trilogy di Stefano Massini, ancora oggi un grande e riconosciuto successo internazionale.
La sua produzione è immensa: oltre duecento spettacoli, di prosa e di teatro musicale. Il repertorio comprende i classici e gli autori della drammaturgia contemporanea. Un filo conduttore forse il principale della lunga carriera del regista è il costante interesse per il confronto con i più giovani, attraverso forme continuamente mutanti di pedagogia che hanno come approdo finale la costituzione, nel 2002, del Centro Teatrale Santacristina, nei boschi dell’Umbria, non lontano dalla residenza del regista.
Il regista, ci spiega: “Filmare per conoscere, per delineare una mappa di un mondo che dovrebbe essermi famigliare, ma non lo è affatto. Come rovistare nei cassetti segreti di mio padre che la Biennale Teatro diresse un decennio più tardi del ’75 e che di Ronconi era mentore e amico. Oltre alle interviste, con una sola macchina, rispettosa ma vicina, abbiamo raccolto fotografie, immagini di repertorio e testimonianze, materiale eterogeneo che solo al montaggio ha ripreso vita connettendo il presente con il passato, un caleidoscopio di memoria ricco di spunti emotivi e artistici”
Jacopo Quadri è un montatore, produttore e regista. Come montatore ha lavorato con Bernardo Bertolucci, Mario Martone, Gianfranco Rosi, Paolo Virzì, Marco Bechis, Zhang Yuan, Clare Peploe, Alessandro Rossetto, Laura Bispuri, Ciro Guerra, Apichatpong Weerasethakul e altri. Con Antonietta De Lillo e Patrizio Esposito ha firmato la regia del documentario Saharawi, voci distanti dal mare (1997) e con Mario Martone La terra trema (1998) e Un posto al mondo (2000). Ha realizzato il cortometraggio Marisa (2000) e la serie sperimentale Statici (1996-2002).
Con la casa editrice Ubulibri, che dirige dal 2012, ha prodotto alcuni documentari di cui è regista e montatore: sul teatro (La scuola d’estate, 2014 – Premio speciale Nastri d’Argento 2015; Il Paese dove gli alberi volano. Eugenio Barba e i giorni dell’Odin, 2015, co\regia con Davide Barletti, presentato alle Giornate degli Autori) e sul mondo contadino contemporaneo (Lorello e Brunello, 2017 – presentato al Torino Film Festival, Premio Cipputi, e alla 68ma Berlinale; Ultimina, 2020 in concorso a IDFA Amsterdam e vincitore del Premio Corso Salani al Trieste Film Festival). Nel 2022 presenta alle Giornate degli Autori a Venezia “Siamo qui per provare” documentario lungometraggio realizzato con Greta De Lazzaris di cui è anche montatore e produttore.
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