“Bisogna guardare la bellezza, come se fosse l’ultima volta”. Sarebbe il miglior epitaffio per Jane Birkin. Ci ha lasciato oggi all’età di settantasette anni. La frase è detta in uno dei molti film dove l’abbiamo vista – Daddy Nostalgie di Bernard Tavernier, del 1990.
Biografia e sembiante di Jane Birkin non si avvicinano, neanche lontanamente, a una delle figure possibili di donne della sua Storia. Niente sulla crescita di consapevolezza e propulsione della figura della donna. Niente che esaltasse nelle dinamiche concrete il suo emblema femminino: niente che riuscisse a portar frutto da una storia tanto da far uscire come vincente un suo personaggio. La sua eleganza naturale sembrava trascendere dalla volontà, tanto da apparire sempre fatalmente nelle storie. Ma in contempo distaccata. Quasi non le appartenessero.
La sua maschera non ha nome se non il suo: Jane Birkin. Fu una donna che dette scandalo ma sembrava fosse quasi per caso. Quando incise il famoso successo Je t’aime … moi non plus in cui in molti sostennero si trattasse di un vero amplesso nell’incisione del brano tanto da cancellarlo nell’italiana Hit Parade e diventare argomento giustificazionista della repressione su L’Osservatore Romano, il suo ruolo apparve sempre defilato. Come se la cosa, in definitiva, non la riguardasse, non fosse del tutto sua, facesse parte di un circo mediatico in cui ciascuno è un po’ fa oggetto di sé. Il segreto sta nel trovare divertimento ad esserlo.
Nel film La Piscina un Alain Delon, in grande forma, preferisce lei alla donna con cui condivide un solido rapporto e che dà a lui sicurezza – personificata dalla strepitosa Romy Schneider. Anche qui la maschera di Jane Birkin è di una ragazza che quasi cade per caso nelle mire di tanto amante. Si potrebbe definire un oggetto di Storia, consapevole e indifferente. Ben lontano dall’immagini esplosive e dirompenti che ciascuna delle grandi attrici ha interpretato.
In definitiva non potremmo neanche chiamarla “grande attrice”. Semmai un volto assolutamente necessario.
Serve a ricordarci la necessità della bellezza che troppo spesso è nelle cose e va scovata, non si pone, come nella celebrazione icastica del bello che si fa nei giorni nostri.
La bellezza, semmai, è un’occasione. Ma va cercata. Una volta trovata, custodita, senza disfarsene mai.