A partire dalle mappe, il ruolo della Russia innanzitutto: «Nelle carte si annidano i segreti di un Paese che vuole tornare protagonista – dice Molinari – il ministro degli Esteri Lavrov ha detto che il dominio dell’Occidente durato 500 anni sta declinando: ha fatto riferimento, io credo, alla scoperta dell’America, l’alba di una lunga stagione di potenze occidentali. La Russia sente che sta vincendo in Ucraina, vede che in Medio Oriente l’Occidente è impantanato ed è pronto a una nuova offensiva, penso ai Balcani». Molinari dice che dobbiamo guardare il Mediterraneo, conteso perché centrale per gli interessi globali, come un unico grande scacchiere: «Putin attacca l’Ucraina perché vuole il porto di Odessa: l’indipendenza dell’Ucraina le impedisce di aver accesso al Mar Nero. La Crimea, che ha annesso, non basta: gli serve Odessa, che per lui è anche il Mediterraneo».
La riflessione di Augias, sul ruolo centrale del Mare Nostrum: Questo laghetto insignificante continua a essere centrale perché vi si affacciano tre continenti: Africa, Europa e Asia. Le sanzioni contro la Russia hanno funzionato poco, e Putin sta vincendo in Ucraina e ha fatto quella inquietante visita in Nigeria perché tende a controllare il traffico dei migranti che sono un’arma potente per destabilizzare le potenze europee». La penetrazione Russa in Africa è una strategia: «Il Niger confina con la Cirenaica che è controllata dalla Russia: l’obiettivo è gestire il rubinetto dei migranti insieme con l’arma dell’energia.
“Dal flusso dei migranti – dice Augias – dipendono i risultati elettorali dei paesi europei come il nostro. Il 2024 rischia di essere un anno in cui i travagli del 2023 si aggravano”. Sarà l’anno, intanto, delle grandi elezioni negli Stati uniti e in Russia. «Se Putin vince in Ucraina e se Trump viene eletto, ci troveremo davanti a un futuro molto inquietante», aggiunge Augias.
Maurizio Molinari ragiona sugli appuntamenti elettorali: Putin sarà rieletto: il suo è un disegno imperiale e la sua sorte dipende dalla sua forza. Le dittature, come anche la Cina, decidono in fretta e possono sopportare decine di migliaia di morti perché nessuno protesta. Cosa possono fare allora le democrazie? «Puntare sul potere di voto dei cittadini: le elezioni Usa sono importanti perché Trump è un leader che disprezza la democrazia, la Costituzione americana. Ma gli americani possono scegliere. È qui che c’è la possibilità per le democrazie di risollevarsi. Anche in Europa ci sono gruppi sovranisti che disprezzano la democrazia e sta di nuovo agli elettori scegliere. E quando le democrazie si esprimono per la fedeltà ai loro valori, sono imbattibili.
Ma Augias ha un dubbio: Quello di Maurizio Molinari è un messaggio di speranza ma io ho paura perché le democrazie sono deboli e le democrazie stanche sono in pericolo. Molinari però ricorda il caso dell’Iran «dove le donne hanno il coraggio di sfidare una delle più oppressive dittature togliendosi il velo: l’amore per la libertà è una delle risorse più importanti che abbiamo». Forse – replica Augias – dopo 80 anni l’Italia si è dimenticata di quanto ci è costata questa libertà.
Russia, dunque. Ma anche Cina che mira al Mediterraneo per ragioni economiche. “Vuole i porti per la nuova Via della seta – spiega Molinari – per portare in occidente beni e servizi cinesi, la traiettoria marittima passa per il Mediterraneo. La Cina è aggressiva, anche se non usa le vie militari, perché fa leva sulle nostre debolezze per trasformare il Mediterraneo in un lago cinese”.
Quello che il direttore Molinari racconta nel libro – il tesoro nascosto nei fondali del Mediterraneo – sposta la discussione sul ruolo dell’Italia: “Mail, telefonate, file, criptomonete passano attraverso i cavi di fibre ottiche passano da lì e inevitabilmente la Sicilia – quella delle autostrade a pezzi – diventa invece strategica a livello digitale. Su questo dovremmo riflettere”. In questo contesto, l’Italia – prosegue Molinari – dovrebbe sfruttare la sua posizione strategica per spingere l’Unione europea ad avere una politica unica nel Mediterraneo e invece Spagna, Francia Italia e a volte la Germania, sono in competizione. Dovrebbero agire insieme con una politica unica su migranti, energia, lotta al terrorismo. Augias dice – non approviamo il Mes, unici in Europa.
Il rischio è quello di scivolare nel sovranismo. Molinari racconta di quando ha seguito uno degli ultimi comizi di Giorgia Meloni, all’Aquila: Mi ha colpito l’uso del termine sovranista, l’esaltazione del sovranismo italiano. Diceva che se fosse diventata premier avrebbe aiutato solo le aziende sovraniste, quelle che hanno capitale italiano, che si trovano in Italia e hanno dipendenti solo italiani: nessuna quindi. C’è un problema culturale profondo.
In Italia il governo è modesto, con personalità scadenti che fanno gaffe – conclude Augias – forse Meloni vorrebbe affrancarsi ma il suo nemico non è il Pd ma è Salvini e questo le impedisce di fare quel passo. Cosa succederà? “Dopo le elezioni europee, sul commissario, Meloni dovrà scegliere – conclude Molinari – voterà rompendo con Salvini o romperà con l’Europa?”.
Anna Rita Santoro