Il corteo di gruppi in maschera sfilerà per le vie centrali di Tivoli domenica 23 febbraio e martedì 4 marzo, ma ad accompagnarlo non ci saranno gli storici carri allegorici. “Siamo tutti profondamente amareggiati per questo” commenta Onorio Picardi, presidente del Comitato Centrale Festeggiamenti Tiburtini, fondato nel 1975 proprio per riportare in vita il Carnevale di Tivoli di antichissime tradizioni. “Il bando del Comune è uscito troppo tardi perché si potesse organizzare l’evento”. Quella del Carnevale Tiburtino è una tradizione molto conosciuta: “Nel 2000 avevamo portato la manifestazione a livelli veramente alti, riuscendo a richiamare nella città migliaia di visitatori –prosegue Picardi- Quest’anno, tra l’altro, è stata eliminata anche la Sagra del Pizzutello”. Un altro degli eventi storici della città: “La tradizione fa risalire questa sagra al 1835 –spiega- quando Papa Gregorio XVI inaugurò il traforo del Monte Catillo e la deviazione del fiume Aniene. Il Comitato ne curava l’organizzazione da oltre dieci anni”.
A partire da piazza Rivarola, quindi, per sfilare per le vie del centro di Tivoli, saranno solo gruppi in maschera. “Una volta il Comune dava un contributo per la realizzazione di questo evento, ma da qualche anno questo non avviene più –aggiunge Picardi- Il Carnevale così si lascia morire. Non so cosa otterremo, ma presenteremo comunque delle nuove richieste al Comune per tornare a far rivivere il Carnevale”.
Quello del 2014 non è il primo anno senza carri. A spiegarlo Patrizio Pastore, ex consigliere e vicepresidente vicario del Consiglio Comunale del Comune di Tivoli: “La storia del Carnevale di Tivoli ha visto nei secoli diverse interruzioni. Quest’anno la crisi finanziaria e l’assenza di un’amministrazione comunale scelta dai cittadini ha determinato la sospensione. I costi della manifestazione sono importanti, basti solo pensare alle norme in merito alla pubblica sicurezza e ai relativi costi di adeguamento (assicurazione, vigilanza, segnaletica, viabilità, ecc.), costi sostenuti dal Comune oltre i contributi dei vari assessorati coinvolti nell’organizzazione del Carnevale. Tuttavia, senza il lavoro e il contributo fattivo dei comitati, dei rioni, delle scuole, ma anche degli sponsor e dei cittadini sarebbe impossibile organizzare una festa come quella del Carnevale di Tivoli. Personalmente spero che Tivoli possa tornare quanto prima a vivere questa tradizione”.
Una storia che dura da secoli “ma soprattutto l’amore dei cittadini verso la propria città: la tradizione che lega il presente di Tivoli alla sua cultura popolare –prosegue Pastore- Il Carnevale di Tivoli non è una semplice festa cittadina ma la voglia di un popolo di raccontarsi e di mantenere vivo l’entusiasmo nelle nuove generazioni nel ripercorrere il viaggio verso le proprie origini. Quest’amore spiega l’impegno dei cittadini che lavorano nell’organizzazione da generazioni, ciascuno di loro mette a disposizione degli altri le proprie competenze e tutti insieme condividono con tutta la città i frutti del loro lavoro. È una festa per la città, per la cultura di un popolo ma soprattutto per il sorriso dei bambini che in maschera e tirando coriandoli per le vie del centro storico sono i veri protagonisti del Carnevale di Tivoli”.
Le origini del Carnevale tiburtino risalgono alla fine del ‘500 quando il Cardinale Ippolito II d’Este stabilì definitivamente la sua residenza in Tivoli allietando con festeggiamenti la permanenza di ospiti nobili e illustri nella sua villa tiburtina con festeggiamenti. “Le sfilate dei carri allegorici risalgono, invece, al 1861 subito dopo l’unità d’Italia –illustra Pastore- Le maschere, i personaggi e tutte le lavorazioni artistiche in cartapesta erano sin dall’inizio così spettacolari da richiamare migliaia di spettatori in visita durante giornate del Carnevale di Tivoli”. La sfilata dei carri venne poi interrotta durante il primo conflitto mondiale e ripresa nel 1933, in epoca fascista. “Il fascismo, con i suoi fasti ostentati durante le manifestazioni pubbliche, rese ancor più celebre e spettacolare la tradizionale sfilata dei carri allegorici –aggiunge- La seconda guerra mondiale impose una nuova interruzione del Carnevale. La fine del secondo conflitto mondiale ed il ritorno della voglia di vita e di pace fecero riprendere negli anni ‘50 l’attivismo dei tiburtini nell’organizzare la tradizionale festa carnascialesca che vide un’ulteriore stasi negli anni ‘60 per poi riprendere negli anni ‘70 con la nascita del comitato centrale per i festeggiamenti”.
“La storia poi dimostra come le difficoltà a mantenere viva la tradizione siano di natura economica ed organizzativa –conclude Pastore- così, per ovviare a tali difficoltà nel 1997 nasce il C.U.C (Comitato Unitario per il Carnevale), con lo scopo di coordinare i rioni cittadini nella progettazione della festa carnascialesca tiburtina che nonostante le innumerevoli difficoltà ha vissuto negli anni grazie allo spirito campanilistico dei cittadini che vivono i rioni ed i comitati ma anche grazie al contributo delle amministrazioni comunali, delle associazioni e delle scuole”.