Abbiamo intervistato l’artista romana Barbara Frascà, al debutto nel mondo delle mostre fotografiche con la personale Frammenti Metropolitani.
Cosa rappresenta “Frammenti Metropolitani” nel percorso artistico di Barbara Frascà?
«La mostra Frammenti Metropolitani rappresenta una tappa cruciale all’interno del mio percorso artistico. E’ il lampo di un’idea che si concretizza in immagine. I miei pensieri così come le emozioni che provo scorrono liberamente per tradursi in diversi canali comunicativi. Con questa mostra ho varcato la soglia di un nuovo orizzonte. Ho percorso un nuovo cammino diverso dai precedenti (teatro, poesia). È un modo ulteriore di esprimermi e di vivere.»
Quali racconti dietro le opere selezionate per la mostra?
«Questa è una mostra di fotografie il cui soggetto è la metropoli di oggi con le sue architetture e luoghi di incontro. Scatti fotografici che evidenziano la convivenza tra forme della tradizione e spazi contemporanei. Frammenti di diverse metropoli che sembrano appartenere l’una all’altra. La dimensione del viaggiare mi ha portato inizialmente a respirare le specificità e peculiarità di ogni metropoli fino ad abbattere le frontiere della diversità. Così facendo, ho scoperto le piccole/grandi somiglianze metropolitane. Aldilà dei confini, vi è la rinascita.»
Come è nata la passione per la fotografia?
«La passione per la fotografia esiste da sempre. L’occhio che osserva, scruta, capta, sente, è per me già il primo scatto fotografico. Uno scatto fotografico interiore. La macchina fotografica è lo strumento, il mezzo che permette di esternare il moto interiore.»
Analogica o digitale?
«Rigorosamente digitale. Perlomeno ad oggi. In futuro chi lo sa!»
Qual è la tecnica fotografica che prediligi? C’è un artista al quale ti ispiri?
«Non c’è tecnica che possa guidare un’emozione. Lo scatto è istantaneo come il flusso di un’emozione che cresce senza controllo. Per cui non prediligo nessuna tecnica in particolare. Il gesto dello scattare è ispirato di volta in volta dal contesto, dalla luce, dal soggetto, dal sentire. Ogni momento è unico, irripetibile e imprevedibile. Non mi ispiro a nessuno in particolare. Ma sicuramente Henry Cartier-Bresson costituisce una pietra miliare.»
Usi software per editare le tue foto?
«Assolutamente sì. Sto lavorando ad altri progetti che vedranno sempre più centrale la fotografia concettuale. Il lavoro di post-produzione può quindi servirmi a completare un progetto.»
Qual è il tuo kit fotografico?
«Per questa mostra ho usato una Nikon fotocamera digitale compatta.»
Qual è il tuo scatto migliore? Cosa rappresenta per te? Che tecnica hai utilizzato?
«Il mio scatto migliore non è legato ad un discorso tecnico. Sarebbe questo un giudizio oggettivo, freddo e distaccato. Tutte le fotografie da me scattate sono sempre il risultato di un forte sentire. Altrimenti non scatterei nulla. Il solo fatto di compiere il gesto rappresenta per me già una selezione. Forse quelle a cui sono maggiormente legata portano il titolo di “The Shard” e “Fotografi”, entrambe scattate a Londra, la mia città adottiva e che rappresenta per me una tappa decisiva sotto il profilo artistico.»
Come si può catturare l’anima di un luogo?
«L’anima di un luogo la catturi se dentro di te scorre un fiume in piena.»
Intuizione, metodo, fortuna. Qual è il tuo ordine di importanza?
«L’ordine che hai messo tu nella domanda.»
Come dovrebbe iniziare un giovane che si appassiona di fotografia?
«Dicono tutti provando, facendo più foto possibili. Questo senz’altro. Perchè è un modo per imparare. Ma io aggiungo: tanta passione e sensibilità.»
A cosa stai lavorando adesso?
«Sto lavorando ad un’altra mostra che rappresenta un viaggio attraverso noi stessi. Un viaggio estetico consapevole, tappa successiva della mostra Frammenti Metropolitani – indagine di una cittadina/turista al di sopra di ogni metropoli.»
Vuoi aggiungere qualcosa a quello che ci siamo detti?
«Sì, vi invito alla mia mostra, domenica 11 maggio dalle ore 18 alle ore 2, presso il Dodici Pose ART LOUNGE GALLERY di Roma in via Casilina 117. E’ interattiva. Lo spettatore interagirà. Vi aspetto!»
di Fabio Galli