L’incontro che non ti aspetti nel centro di Roma: seduto da solo ad un tavolo a gustarsi un aperitivo, quasi nascondendosi dietro i suoi occhiali da sole, abbiamo scovato Francesco Mangiacapra, l’autore dello scottante dossier che ha fatto tremare una parte della curia mettendo in imbarazzo la Santa Sede. Degna continuazione della sagra “Angeli&Demoni”. Le sue rivelazioni rilasciate a Mediaset, prima nel programma Le Iene su Italia1 e successivamente in Pomeriggio 5 più volte ospite di Barbara D’Urso, hanno portato alla luce incresciosi comportamenti di alcuni prelati, riuscendo così ad abbattere quel muro di omertà che serviva loro per nascondere i propri misfatti. Chi ha scelto di fare il prete come missione di vita deve rispettare i regolamenti e il voto di castità e non dedicarsi agli eccessi e alla lussuria spendendo addirittura i soldi ricavati dalle offerte dei loro fedeli. Le denunce erano state accompagnate nel 2017 dall’uscita del suo libro “Il numero uno”, edito dalla Iacobelli editore, un racconto autobiografico dove ha messo sotto la luce dei riflettori la sua professione di escort, perché “sedurre è talento, tecnica, precisione, mestiere, perizia da orologiaio” come ha sottolineato Pino Strabioli nella sua prefazione.
Abbiamo così avvicinato Francesco Mangiacapra, intercettato nella sua visita a Roma: ci ha concesso in esclusiva un’intervista in cui alla fine ha anticipato l’uscita dl suo nuovo libro che promette di svelare altri piccanti retroscena.
La prima domanda, mentre accettavano il suo invito di accomodarci con lui al tavolo, è stata istintiva: considerando il clamore mediatico delle tue denunce, sei sicuro che la tua crociata alla fine non ha messo a repentaglio la tua professione? Insomma, a distanza di tempo, ti sei mai chiesto “ma chi me lo ha fatto fare”?
Le mie finanze sono improvvisamente crollate nella mia professione perché più di qualcuno si è spaventato. Innanzitutto voglio subito precisare che la mia non è una crociata contro la Chiesa né tantomeno una crociata contro i singoli preti, ma contro quell’ipocrisia che avvolge la condotta di alcuni prelati che ingannano le persone che frequentano le loro parrocchie condannando davanti ai fedeli la domenica a messa quella libertà sessuale di cui loro si fanno invece fruitori in privato.
Quindi il tuo obiettivo quale è stato?
L’idea di questo dossier era di fare un atto dal valore politico e sociale che dimostrasse la fallibilità di un sistema che si regge su determinate basi che in realtà non esistono, perché attingono per sostenersi ad una libertà sessuale di cui questo stesso sistema non è fautore ma di cui però è fruitore. Quindi questi preti condanno con la loro morale quello che invece segretamente fruiscono con un vero atto di pirateria. Il mio scopo non è crocifiggere questi preti , non è un atto persecutorio, ma è un atto interrogatorio sull’autenticità della loro vocazione e sulla congruità del loro comportamento, reiterato e abituale, non occasionale, rispetto agli obblighi assunti dal ruolo sociale e quindi conseguentemente anche politico che rivestono. La propria missione richiede degli obblighi , quel colletto bianco rappresenta una missione nei confronti delle persone e uno stile di vita rispetto a chi svolge una professione.
Ma non pensi che hai varcato la soglia del segreto professionale di coloro che erano anche tuoi clienti?
Assolutamente sì. Però il valore politico e sociale del dossier era assolutamente superiore perché stimola la società a credere che si può andare contro la parte marcia della chiesa la cui ipocrisia va dunque denunciata.
A distanza di diversi mesi dal mio dossier, ho anche la conferma del fatto che i presuli intervengono solo quando scoppia uno scandalo mediatico.
Nel senso che non basta la denuncia perché vengano presi dei provvedimenti disciplinari contro questi prelati colpevoli?
Non basta la sola denuncia. E la denuncia è fatta spesso su nomi che, ahimè, sono già ben noti alla curia. Denunce che rimangono inascoltate perché ritenute inveritiere dai superiori. Posso pensare che, alla luce di quanto emerso dal dossier, che ha finito per sbattere sulle prime pagine dei giornali tutti questi presti delle singole diocesi , queste denunce non venivano prese in considerazione fino a che lo scandalo non diventava di dominio pubblico sulla stampa. Io ho segnalato tramite la curia al Vaticano diverse decine di sacerdoti, circa una cinquantina in tutta Italia e non solamente il ben noto Don Euro. Il Vaticano ha provveduto a smistare ai singoli vescovi competenti i nomi e, soprattutto gli allegati ovvero le prove, per indagare sulla veridicità dei fatti e procedere a provvedimenti canonici disciplinari interni. C’è da dire che nessun prete finora ha negato, nel senso che i preti da me denunciati nel dossier e che sono stati chiamati dai vescovi non hanno detto che io avevo inventato tutto, o che il dossier era falso o che erano vittime di fotoritocchi, hanno pertanto ammesso le colpe e sono stati sospesi , altri pur confermando le accuse a loro carico sono improvvisamente spariti dalle parrocchie di riferimento e alcuni di loro hanno annunciato che sarebbero andati per motivi di studio a Roma. Ci tengo anche a ribadire che le prove contro di loro erano schiaccianti e che non si riferivano ad un comportamento occasionale ma reiterato nel tempo.
Quali sono i preti sospesi e quelli “scomparsi” improvvisamente dalle loro parrocchie?
Soltanto quelli che sono stati menzionati sui giornali e sono stati quindi resi riconoscibili alle comunità di riferimento. Altri preti, invece, che non stati resi riconoscibili dai media sono ancora lì amabilmente nelle loro parrocchie a dire messa . Quindi o i vescovi applicano due pesi e due misure per ogni singolo caso oppure abbiamo la conferma del fatto che si interviene soltanto per quei nomi, seppur già noti alla curia, sui quali scoppia lo scandalo mediatico. Il mio dossier, tuttavia, è stato da apripista per far togliere alle persone la paura di parlare e denunciare contro quell’idea di intoccabilità della chiesa. Le persone oggi hanno capito che il potere della chiesa non è un potere intrinseco ma è un potere che noi diamo con il timore, nel momento in cui noi non abbiamo più paura di parlare contro la chiesa gli stiamo già sottraendo quel potere che noi stessi gli avevamo attribuito. Le mie segnalazioni hanno dato coraggio agli altri.
Hai mai ricevuto “la migliore offerta” per far sparire il tuo dossier?
A dire la verità, prima che uscisse questo dossier, ero stato contattato da uno dei preti per accettare una somma sul mio silenzio e quindi per estrometterlo da queste denunce. Risposi che la dignità di questo mio atto politico e sociale non aveva prezzo. Un altro prete minacciò di suicidarsi se lo scandalo mediatico lo avesse travolto, ma questo prete è ancora vivo e vegeto. La credibilità di questo dossier è che la stessa curia mi vede come una persona attendibile e coerente, non certo come un millantatore.
E, quindi, alla fine ti senti più un angelo o un demone della tua verità?
Fondamentalmente la mia è una verità contro l’incoerenza e contro l’ipocrisia di un sistema. Ora sto scrivendo un nuovo libro che parte da questo dossier. Le dichiarazioni di papa Bergoglio, durante l’assemblea generale della Cei dello scorso maggio, come l’affermazione “meglio che gli omosessuali non entrino nei seminari”, sono una chiara reazione anche al mio dossier. La chiesa non deve condannare l’orientamento sessuale dei preti onesti ma il comportamento di quelli che violano il voto di castità e, ancor peggio, di coloro che si macchiamo di reati terribili come la pedofilia.