«A cent’anni ho perso un po’ la vista, molto l’udito. Alle conferenze non vedo le proiezioni e non sento bene. Ma penso più adesso di quando avevo vent’anni. Il corpo faccia quello che vuole. Io non sono il corpo: io sono la mente», così dichiarava Rita Levi-Montalcini in occasione del compleanno per i suoi 100 anni, ed oggi un’altra centenaria viene festeggiata a Pordenone , in Friuli Venezia Giulia, presso la sede degli alpini “ Gruppo la Comina di Pordenone”. Una location molto particolare, scelta dalla Signora Rita a ricordo ed in onore del marito Beniamino Dorigo, scomparso nel 2006 e fondatore dell’omonimo gruppo nel 1977 che ha diretto sino al 2001.
100 anni e 100 gli invitati, tra amici , parenti , alpini del Gruppo La Comina, oltre a rappresentanze politiche ed ecclesiastiche. Tra le autorità il primo cittadino di Pordenone Alessandro Ciriani con alcuni rappresentanti della giunta comunale, Don Maurizio Lessio – Parroco della parrocchia Sacro Cuore di Pordenone e Don Angelo Grillo – Parroco della Parrocchia Santa Maria Maggiore di Cordenons, che ha letto la pergamena con gli auguri e la Benedizione Pontificia del Santo Padre, e il Suo “augurio di pace, buona salute e ogni desiderata prosperità”.
Nativa di Cappella Maggiore, un piccolo comune di italiano alle pendici meridionali del Bosco del Cansiglio, a 40 km a nord-est di Treviso, il 28 dicembre 1919, con una mente ancora lucidissima, Rita ricorda tutto della sua vita e dei suoi genitori: Giovanni Gava e Anna Simeoni, rispettivamente di Cappella Maggiore e di Cordignano. Nona di 10 figli, nasce subito dopo la prima guerra mondiale : « mio padre, dalla ritirata di Caporetto, a piedi, andava sul Piave a difendere la Patria..e al suo ritorno a casa mi ha concepita….[…..] mentre mia mamma “Neta” (così la chiamavano) ha allevato i figli da sola, non sapendo se mio padre sarebbe tornato! Che donna! Invece lui è tornato, e sono nata io », così ricorda Rita Gava. «I miei genitori erano contadini e ci ha salvato la terra e il duro lavoro…[..] la mia infanzia e la mia giovinezza sono state serene in quel borgo contadino dove si lavorava e ci si alzava presto per andare nei campi….[…] ma il mio sogno non era quello di rimanere attaccata alla terra, ma volevo creare, e lo si vedeva, perché sin da piccola mi piaceva cucire e fare abiti a tutte le bambole », così prosegue Rita Gava, che con la sorella Gigetta inizia la sua attività sartoriale, funestata poi dai tristi accadimenti della seconda guerra mondiale, che Rita “vive sulla sua pelle e preferisce non ricordare”. Fortunatamente anche il conflitto mondiale finisce, e nella vita di Rita entra il grande amore: Beniamino Dorigo, un reduce dalla guerra di Grecia e di Albania. I due giovani si innamorano e il 10 aprile del 1947 convolano a giuste nozze. Da Cappella Maggiore si trasferiscono a Tarvisio in provincia di Udine, dove Beniamino è attivo come boscaiolo, per poi ritornare al vecchio lavoro di guardia forestale. Da quel matrimonio nascono due figli: Anna e Franco. A fianco di Beniamino, uomo di sani principi e grande moralità, gli anni passano velocemente e Rita trascorre una vita serena e tranquilla, sino al 2 giugno 2006, quando tutto cambia di colpo con la scomparsa del suo amato Beniamino, e rivolgendosi alla figlia Anna dichiara : «Dopo di lui la vita si modifica ….non viaggio più molto e gli anni avanzano, ma tu e Franco siete sempre con me….e vi ringrazio! Adesso sono 100 e io mi sento giovane della vita che ho dentro e che ho dato e che sto tutt’ora vivendo».
Foto Gallery : ©archivio Rita Gava e ©Daniela Paties Montagner