Da Roma a Milano e Venezia manifestazioni dei lavoratori dello spettacolo.
Anche uno striscione delle maestranze del Teatro La Fenice tra quelli esposti nella manifestazione dei lavoratori dello spettacolo organizzata davanti alla stazione ferroviaria di Venezia.
Alla protesta pacifica ha aderito un migliaio di persone. Sulla gradinata esterna è stato allestito un palco con un grande fondale nero sul quale spiccano le sagome in legno di tre musicisti. Una delle bandiere issate riporta la scritta ‘Io non prendo soldi’. Molti dei partecipanti stanno improvvisando performance tra la gente.
Cinque minuti di silenzio poi un lungo applauso e musica. In via Rizzoli, nel cuore di Bologna, attori, musicisti, registi, tecnici e professionisti dello spettacolo alle 17.30 hanno dato vita a un flash-mob per riaccendere i riflettori sulla cultura che ha sofferto i riverberi dell’emergenza Covid-19. Con mascherine, guanti e gli strumenti per andare in scena, come copioni o spartiti, circa un centinaio di persone, disposte a distanza l’una dell’altra, ha partecipato all’iniziativa. “Serve ripartire – ha detto l’attore bolognese Alessandro Bergonzoni – devono ripartire le compagnie. Non creiamo le distanze tra chi lavora e chi deve dare dei fondi, lo spettacolo non è un settore da dimenticare. Prima di tutto la salute, poi però c’è la cultura, c’è lo spettacolo, che fanno parte dell’istruzione e non si possono dimenticare”.
Alcune centinaia di lavoratori dello spettacolo hanno inscenato un flash mob a Firenze, nella centralissima piazza della Repubblica, per accendere i riflettori sul settore della cultura, duramente colpito dall’emergenza Coronavirus. L’iniziativa, in simultanea anche in altre piazze italiane, tra cui Livorno, Napoli e Torino, ha l’obiettivo di chiedere al Governo una convocazione e misure a sostegno del settore della cultura e degli spettacoli. In piazza attori, musicisti, registi, tecnici e professionisti dello spettacolo, ognuno con mascherine, guanti e mantenendo la distanza di sicurezza. Si sono susseguiti interventi dal palco poi i manifestanti hanno svolto cinque minuti di silenzio, ognuno con le braccia alzate tenendo in mano il proprio strumento di lavoro, come spartiti e copioni, seguito da un lungo applauso. Tra gli striscioni e i cartelli esposti anche uno che recita ‘Stato di agitazione permanente, Non distanziare ma stanziare’.
Ci sono anche le maestranze e alcuni coristi e musicisti della Scala in piazza Duomo a Milano, dove alcune centinaia di lavoratori dello spettacolo si sono riuniti per lanciare la mobilitazione permanente chiedendo un reddito di continuità. In piazza insieme ad attori e attrici, lirici, ballerini, comici, coreografi, cantanti, deejay, tecnici e maestranze, doppiatori, sceneggiatori e registi, sarti e truccatori, orchestrali, acrobati, stunt-man, giocolieri e trampolieri, anche la Banda degli Ottoni a scoppio, Raffaele Kohler, il trombettista che durante il lockdown ha suonato dai balconi O mia bela madunina e anche il comico Leonardo Manera. Non ha fine l’elenco di tutti i professionisti della filiera dello spettacolo che gli organizzatori hanno ricordato uno ad uno al microfono nella piazza centrale della città per ricordare che “quasi tutti noi lavoriamo nella precarietà” e “dichiariamo da oggi lo stato di agitazione permanente”. Tanti i cartelli con scritte come “senza di noi le idee restano idee” e “Sempre in lotta per un mondo spettacolare” e ancora “il nostro lavoro è dal vivo no al netflix della cultura”. “Siamo 2000 qui in piazza oggi – dicono gli organizzatori -. Abbiamo ricevuto la notizia che il 15 giugno ricominceranno le attività dello spettacolo, ma tutto il live sappiamo che è saltato al 2021, i teatri stanno chiudendo e i festival non andranno in scena, non c’è una riprogrammazione” e per questo “chiediamo un reddito sussistenza e di continuità”.
fonte: ANSA