Il Vesuvio e Pompei: Corpi i cui atteggiamenti sono stati consegnati alla storia dalla causa stessa della loro fine; da quel materiale cineritico che, solidificatosi, ne ha conservato l’impronta dopo la decomposizione. Tolosa sceglie proprio questi ultimi come oggetto e soggetto del suo intervento. Sceglie, tuttavia, di decontestualizzarli, di alleggerirli dal peso della storia che si portano con sé; scegli di reinserirli nuovamente nel fluire del tempo. Non più, quindi, simbolo perenne di una tragedia ben definita cronologicamente, ma metafora di una situazione umana che ciclicamente ritorna: la tragedia raccontata dal lavoro dell’artista non è più esclusivamente la triste storia delle vittime pompeiane, ma diventa racconto di una condizione con la quale ci si scontra e confronta quotidianamente. (Luca Palermo)
Attraverso la tecnica dei calchi è stato possibile riempire i vuoti lasciati dai corpi durante la seconda colata piro plastica del Vesuvio. Questo luogo è il teatro di una catastrofe.
Nicholas Tolosa ritrae l’impronta del dolore e della disperazione sulla tela. Riproduce le sagome di donne, uomini e bambini sorpresi nell’istante in cui cercavano di mettersi in fuga. La cenere li ha imprigionati per secoli nel loro ultimo respiro. I volti e le braccia pietrificati. L’artista li illumina mettendo in risalto la violenza con cui la natura li ha uccisi e sepolti. Sembrano sospesi tra passato e presente. Riesce a immergersi nella tecnica di rilevamento degli archeologi. Osserva queste figure che ancora una volta prendono forma dopo gli scavi. Il contrasto del bianco e del nero che utilizza, allude all’antagonismo della vita e la morte che sovraintendono i destini dell’uomo. E’ una poesia mortuaria ambientata a Pompei nel 79 D.C. Queste opere sono la testimonianza di vite interrotte. Sono ombre che vengono dal passato. (Luca Ricci)
Nel mezzo di una tanto articolata rete di referenze, Tolosa qualifica adeguatamente la completa eterogeneità del presupposto artistico intrapreso. L’espressività manifesta, la superficie dei corpi trattata al pari di una materia organica, il plasticismo volitivo delle forme e la modulazione luminosa che ne definisce la fisicità sono i contrappesi che si bilanciano in un insieme di reciprocità, che trovano il proprio equilibrio nel perimetro della tela e, quindi, nella visione dell’artista. (Davide Silvioli)
La pittura dell’artista è silenziosa ma di consistenza formosa. Il segno concreto diventa agli occhi dello spettatore linguaggio non più da interpretare e tradurre, ma semplicemente da leggere in maniera immediata. Quei calchi in gesso, che oggi rappresentano una testimonianza storica importante, ritornano nei lavori in mostra carichi di nuovi stimoli espressivi.
Diventano “documento” ma anche il racconto di tante storie, l’una diversa dalle altre, la pittura di Nicholas Tolosa restituisce questa dignità umana, che viene raccontata come sospesa, avvolta in una superficie tumultuosa dove i corpi “pietrificati” diventano leggeri, quasi eterei, segnati da tocchi di colore che diventano delle “impronte” di vita. (Roberto Sottile)
È potente la pittura di Nicholas Tolosa, rimanda a un tempo perduto, trasformato per sempre in qualcosa di immutabile dalla catastrofe del Vesuvio del 79 d.C. La tragedia umana consumatasi quasi duemila anni fa trova infatti una rappresentazione emozionale nelle sue opere. “Alcuni per paura della morte si auguravano la morte stessa” scrisse Plinio il Giovane all’amico Tacito subito dopo il disastro naturale. (Luigi Vicinanza)
Tutte le informazioni per la visita si trovano a questo link: https://www.museoparcovesuvio.it/visita
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Ubaldo Marangio