“Amazonia”: un viaggio audiovisivo nella foresta Amazzonica.
E’ un viaggio lungo sette anni quello che è appeso alle pareti del primo piano del Maxxi, e che Salgado ci restituisce attraverso la potenza di fotografie in bianco in nero che ritraggono volti, tradizioni, usi e costumi di uno dei luoghi più affascinanti e impenetrabili del pianeta, il cui ecosistema risulta essere sempre più minacciato. Il 2021 è stato l’anno di un triste record per la deforestazione dell’Amazzonia, registrando un aumento del 7 per cento rispetto a quello precedente. I bianco e nero di Salgado sono così al contempo un grido di allarme per questa situazione, e una lettera d’amore per una terra ancestrale dove il tempo sembra essersi fermato all’ombra degli alberi. Gli esploratori di un tempo definivano la foresta come un “Inferno verde”, erano infatti in molti quelli che partivano senza più tornare, nei secoli successivi ha assunto invece una connotazione salvifica, un “Paradiso” senza il quale la vita sulla terra sarebbe inimmaginabile. Ci si sente piccoli davanti alle fotografie aeree della foresta e dei fiumi sinuosi, che sembrano muoversi al suo interno come enormi serpenti. Le luci e le ombre plasmano un paesaggio davanti al quale anche l’uomo moderno rimane affascinato dall’elemento magico-tribale che i popoli indios hanno conferito alla foresta. Sono poi le tribù a essere l’altro grande protagonista di questa mostra, dagli Xingu ai Suruwahá, dagli Yawanawá agli Asháninka e molti altri ancora. Testimonianze audiovisive raccontano il dramma delle popolazioni indigene che partecipano ogni giorno alla lotta della foresta contro chi vuole abbatterla per dare spazio a piantagioni di riso, soia o ricavarne terreno per l’allevamento. Ma non è solo sofferenza quella raccontata, Salgado offre infatti una testimonianza dei modelli di vita alternativi seguiti dalle tribù. Dalle piume di avvoltoio come diadema, a piercing di legno nelle labbra, fino a segni rossi dipinti sul viso, così l’obiettivo immortala con naturalezza le tradizioni secolari della gente che abita questa terra. I ritratti dei volti sembrano quadri e gli occhi neri degli indios penetrano l’osservatore, così come l’obiettivo di Salgado ha fatto con l’Amazzonia stessa.
La mostra è curata dalla stessa moglie del fotografo, Lélia Wanick Salgado ed è accompagnata da un sottofondo musicale tradizionale, che favorisce una completa immersione nel racconto fotografico della Foresta.
Chi è Sebastião Salgado.
Sebastião Ribeiro Salgado Júnior (Aimorés, 8 febbraio 1944) è un fotografo brasiliano che, attualmente, vive a Parigi. Fotoreporter umanista, è considerato uno tra i più grandi fotografi dei nostri tempi e per il World Press Photo è stato «più volte candidato al premio di fotografo dell’anno». Laureato in economia, decide ,però, dopo un viaggio in Africa di fare della fotografia la sua strada.
Aurora Mocci