Dal 10 febbraio al 1 maggio 2022, una delle opere più importanti di Cecily Brown, è in mostra a Capodimonte, realizzata dall’Associazione Amici di Capodimonte Ets e il Museo e Real Bosco di Capodimonte a cura di Sergio Risaliti, in collaborazione con la galleria londinese Thomas Dane Gallery.
L’esposizione si inserisce nel ciclo l’Opera si racconta, dove ogni mostra è diretta a mettere in risalto singoli capolavori della collezione permanente e per rivelare la complessità e il proprio contesto di origine.
L’opera The Triumph of Death, 2019, rappresenta la morte come un cavaliere apocalittico in cima a uno spettrale cavallo bianco. Questa terrificante creatura elimina delle persone che incontra lungo il suo cammino. Elemento di spicco della tela della Brown è il simbolo della croce che divide l’opera in quattro pannelli, rifacendosi all’affresco conservato in Sicilia, che dopo i danni per i bombardamenti nel 1944 fu staccato dal cortile del Palazzo Sclafani e diviso in quattro pannelli per il restauro, prima di essere trasferito a nella Galleria Regionale di Palazzo Abatellis a Palermo. Purtroppo il taglio rese fragili i margini che con il passare del tempo si sono rovinati. Questa cicatrice è stata integrata alla perfezione nella tela dell’artista richiamando così le preoccupazioni contemporanee come la distruzione, il recupero e la ricostruzione.
«È un onore enorme per me esporre una mia opera al Museo e Real Bosco di Capodimonte che vanta una collezione così straordinaria.» commenta la stessa artista «Napoli è la mia città preferita, nel mio paese preferito ed è sempre un’emozione mostrare qui il mio lavoro. Sarà interessante vedere esposto The Thiumph of Death in Italia, stesso Paese in cui è situato l’affresco palermitano Il Trionfo della Morte».
Sylvain Bellenger, Direttore del Museo e Real Bosco di Capodimonte, afferma «Poche opere come l’affresco di Palazzo Abatellis meritano la solenne denominazione di “trionfo”. La morte trionfante dell’opera di Palermo sembra calpestare la giovinezza e l’amore. Nell’affresco siciliano un grande cavallo bianco con le costole visibili sotto la pelle è cavalcato da uno scheletro armato di arco e frecce, come Cupido, ma sono frecce per uccidere, mentre una falce pende dal lato della sella. Il cavallo e il suo cavaliere calpestano i morti che hanno trucidato sotto i gli zoccoli, saccheggiando i divertimenti dei giovani riccamente vestiti che ballano e si corteggiano al suono di un liuto. Quando un’artista come Cecily Brown, immersa nelle immagini e nella pittura, afferra un’opera d’arte e le restituisce la propria eco, corpo a corpo con la pittura, è capace di trasformare la scena in un vivace balletto, una gioiosa danza macabra dove il cavallo della Morte fa un lungo sorriso e muta in un cavallo di un circo fantastico».
«Nei disegni, esposti a Capodimonte, variano di continuo le figure, si accumulano e infittiscono i dettagli, oppure l’immagine si svuota, mentre la figura dello spettrale cavallo della Morte è un tema sviscerato a fondo con cromatismi diversi e un andamento della linea che muta ad ogni nuova invenzione, calcando ora su questa, ora su quella temperatura emozionale» dichiara il curatore Sergio Risaliti, «Cecily Brown è un’artista che sa reinventare il rapporto tra arte contemporanea e grande tradizione figurativa senza indugiare in sterili citazioni. Ha spesso dichiarato che ama dipingere le figure in movimento, la tensione e la violenza, ma anche l’eccitazione e il colore. Per lei il confine tra astrazione e figurazione è molto labile. I suoi dipinti, impastati di energia, generano immediatamente empatia in chi li guarda, grazie a pennellate vorticose che tracciano linee sinuose e disegnano forme semi astratte. Il risultato è una composizione colma di armonia ed equilibrio, ma allo stesso tempo profonda e stratificata. Corpi, oggetti, animali e vegetazione si confondono e si fondono in una danza caleidoscopica di colori e pennellate che hanno ritmi e direzioni diverse. Una freschezza di ispirazione e trascendenza gestuale che l’artista mantiene sempre viva, ritornando più volte sul dipinto o lavorando su più tele in modo da poter sperimentare diverse possibilità compositive» aggiunge il curatore.
Eleonora Francescucci