Davide Peron ci presenta il nuovo progetto discografico dal titolo ‘Passaggi’ (Etichetta Discografica SOYUZ of SOVIET DISCHI), un progetto che ha avuto l’onore di essere prodotto da Claudio Corradini, tra i maggiori produttori e arrangiatori italiani, scomparso lo scorso luglio.
Nato nella provincia di Vicenza, nelle terre di nord-est, dove la pianura padana incontra le Piccole Dolomiti, Davide evidenzia in ciò che suona e canta le radici della propria terra legata al lavoro, inteso non come bieco guadagno ma come attività reiterata nel tempo, onesta e faticosa caratterizzata dalle bellezze naturali, soprattutto quelle montane. Racconta le radici ma anche l’altro dando voce all’animo umano nel senso più profondo. Le sue canzoni si nutrono di semplicità, naturalezza, pulizia nella costruzione di musiche e testi. Affiora, forte, nei suoi testi anche l’impegno sociale: La pallottola, uno dei pezzi di più marcato impegno civile, è stato scelto come inno da LIBERA (coordinamento Veneto), l’associazione italiana di Don Luigi Ciotti che si batte contro tutti i generi di criminalità organizzate.
Passaggi è il tuo nuovo album. A cosa ti sei ispirato?
E’ un disco che ho scritto dopo la nascita del mio secondo figlio, Luigi Gregorio. In quel periodo Claudio Corradini (arrangiatore e produttore artistico) aveva fondato la nuova etichetta Soyuz (of Soviet Dischi) per curare i progetti a cui teneva e mi chiese se avessi piacere di fare il nuovo disco con lui: è così che il primo lavoro uscito per SOYUZ è stato proprio questo. Purtroppo la notizia della sua improvvisa scomparsa poco dopo la fine dei lavori del disco ci ha lasciati tutti spiazzati e increduli. E’ un disco che tratta temi profondi, che riguardano l’umano, difficili da trattare. Racconta dell’altro, in cui noi leggiamo parti scomode che alla fine, ci rappresentano, che in qualche modo parlano di noi. E’ la voce degli scartati, degli ultimi, di quelli che hanno tanto da dire, ma poca voce. Claudio teneva molto a questo album tanto da averlo definito “un lavoro superiore”.
Un disco per lui prezioso, tanto che alcuni pezzi di arrangiamento presenti in tre canzoni glieli aveva dati proprio Franco Battiato con cui aveva lavorato tempo fa. In questo periodo è uscito il secondo singolo estratto “Beate voi stelle” uscito per Avvenire, mentre il primo singolo “La disobbedienza” è uscito per SKY Tg24.
Le tue canzoni sono state scelte per il documentario “Una storia imprevista” di Rai3. Che emozioni hai provato?
E’ stata una grande emozione sapere che Rai3 ha scelto la canzone “Na stella alpina” come colonna sonora per il documentario “Una storia imprevista”: I fili della storia rimangono nascosti fino a quando sono chiusi nei cassetti delle case. È quanto è accaduto alla storia della profuganza vicentina durante la Grande Guerra, quando decine di migliaia di donne bambini e anziani sono fuggiti dalle valli, dalle montagne e dai paesi pedemontani in tutte le regioni d’Italia, persino in Valle d’Aosta. Una fuga dalla guerra alla ricerca della pace. Grazie a una ricostruzione storica di Raffaella Calgaro, alla Rai tre Valle d’Aosta con la regia di Gianfranco Ialongo e alla recitazione di Eleonora Fontana e di Anita Peron, si è potuto realizzare un documentario che, attraverso le testimonianze, racconta l’esperienza drammatica della guerra. Ora come allora, il filo del racconto è il medesimo. L’uomo fugge dalla guerra alla ricerca della pace. Aver potuto dar voce a tante storie sconosciute e che hanno costruito la nostra storia mi riempie di orgoglio.
Quest’estate sei in giro con il tour sulle Piccole Dolomiti insieme alla tua compagna, Eleonora Fontana. Cosa raccontate in questo viaggio?
Da 15 anni salgo nei “miei” monti portando le mie canzoni nei rifugi durante l’estate e questo appuntamento non si è fermato nemmeno nel bruttissimo periodo del Covid, anche se in versione ridotta, non è stato rinviato. Per me sono una boccata di ossigeno e un modo per ri-trovarmi e non disperdermi chissà dove. E’ un tour, un’idea nata nel 2008: vivo da sempre ai piedi dei monti e quindi andarci in cima fa parte della mia vita da sempre, portare anche la mia Musica mi è sembrato naturale. In questa 15esima edizione del “Mi rifugio in tour” Eleonora ha curato la direzione artistica: sono affiancato da Davide Repele alla chitarra, Carla Cavaliere ai cori e dai tecnici Marco Artolozzi e Andrea Gugole. In questo tour ho voluto tornare all’essenza della canzone, come credo sia da sempre: senza troppi fronzoli ma con gran gusto!
Dove vorresti arrivare con la tua musica?
Io sono solito salire sui monti e questo mi insegna la verticalità in tutto, anche con la Musica. Non sono tipo che tende alla orizzontalità: non mi interessa piacere a tutti, il più possibile e quindi non creare troppo disturbo o fatica nei pensieri. Ma la verticalità che io vivo anche nella Musica è togliere, togliere parole tenendo solo quelle che servono senza usarne in più: così come nello zaino metto solo il necessario altrimenti è tutto peso aggiunto. Salire, osare tanto da liberare il più possibile il mio pensiero e quindi di ognuno. Vorrei salire sempre una vetta più alta di quella appena raggiunta: in cima al monte se guardi cielo non è la stessa cosa di quando lo guardi in pianura, e l’aria è particolarmente frizzantina. Ma so anche che nelle cime più alte non riescono ad arrivarci in molti: costa davvero molta fatica.