L’editore di “Tracciati d’Arte” nonché il famoso pittore, Andrea Cerqua, sarà in Via Gregorio VII presso l’Art Gallery dal 2 al 10 dicembre per una mostra personale che vuole rappresentare un percorso all’indietro dell’artista, dove il suo vissuto e le emozioni intrise nella sua pittura si mostrano con un’energia inenarrabile e pronte a catturare sempre di più il suo pubblico.
Realtà e Metafisica si intersecano nei dipinti dell’artista, fino a portare l’osservatore dal caos ad una percezione più elevata. Ogni dipinto, ha una sua storia e una sua natura, spinge a riflessioni profonde ed ognuna è parte del percorso personale dell’artista.
Iniziamo il viaggio con Andrea Cerqua, per comprenderlo meglio, per andare in profondità della sua arte e soprattutto per conoscere un uomo straordinario.
Andrea Cerqua, com’è nata la sua passione per la pittura? Credo che il disegno e la pittura siano sempre stati per me dei linguaggi comprensibili e divertenti e sin dalla tenera età disegnando ricevevo gratificazioni e attenzioni da parte dei miei genitori. Poi il tutto è cominciato quando ricevetti in regalo da mio Zio Giancarlo una valigetta di colori ad olio. Avevo otto anni. Da lì in poi è iniziato un percorso intenso. Dopo il liceo scientifico mi sono sentito di intraprendere studi artistici diplomandomi all’Accademia delle Belle Arti di Roma e all’IALCISL come Maestro decoratore. Ho frequentato studi di pittori importanti come, ad esempio, lo studio di Vincenzo Balsamo e Bruno D’Arcevia dove ho perfezionato le mie tecniche ed ho trovato il mio percorso.
Come nasce un suo dipinto? In questo periodo la mia arte è più naturalistica cioè prende spunto dalla luce e dai paesaggi, ma quando ho iniziato mi interessava scandagliare la mia interiorità. I miei primi dipinti erano marcatamente simbolici e metafisici, cioè attenti ad una realtà profonda e interiore.
Dai suoi quadri noto che la figura umana è molto presente, il corpo cosa rappresenta per lei? Ogni cultura o periodo artistico si è sempre dovuta misurare con la rappresentazione del corpo. Dal senso del pudore che anticamente ha generato bellezza estetica si è progressivamente arrivati ad una fruizione marcatamente erotica e pornografica in cui il dibattito di cosa sia Arte e cosa non lo sia rimane aperto. Nella mia visione il corpo si accompagna alla sensualità ed alla bellezza ed è sempre difficile adattarlo alla cultura moderna, unica strada è sentire il mio cuore.
Ci sono artisti che hanno per certi versi influenzato la sua arte o comunque lei ne trae ispirazione? Ogni segmento della storia dell’arte è come un frammento di un film. Amo quegli artisti che utilizzano il figurativo per andare oltre e aprono porte alla percezione di ciò che va oltre la semplice rappresentazione. Ne voglio citare uno fra tanti Giulio Aristide Sartorio.
Dal 1986 al 2006, lei ha suonato come chitarrista in un gruppo rock “The Mine”, stesso nome ripreso per una sua opera dove è rappresentata un’anfora, lo specchio in cui è riflesso il mare e della frutta. Ci può raccontare questo spaccato della sua vita e del rapporto che aveva con i suoi compagni di viaggio, Fabrizio Del Re, Marco Balzarotti e Roberto Meloni? Immensi viaggi musicali in cui si creava partendo dai testi e dalle poesie di Fabrizio e insieme nasceva la musica. Quattro mele che si identificavano in Argonauti degli oceani d’ombra e che cercavano uno spiraglio di infinito tra i bagliori della notte. Ogni brano creato gettava gocce di luna tra di noi.
Il 2 dicembre ci sarà l’inaugurazione di una sua mostra personale presso l’Art Gallery di Via Gregorio VII, quale sarà il filo conduttore di questo evento? Ogni dipinto ci parla. Proprio perché è un’opera scaturita dalla sensibilità di un’artista. Il filo conduttore è quello che ogni persona che si trova davanti all’ opera trova dentro di sé. Sapersi ascoltare e far risuonare l’immagine dentro di se fa emergere contenuti propri, personali del vissuto di ognuno.
Fra la musica e la pittura, è anche editore di una rivista di settore chiamata “Tracciati d’Arte”, l’idea di creare una testata apposita com’è nata? All’inizio era un semplice volantino che mi permetteva di far conoscere le mie attività come artista, oggi Tracciati d’Arte è una rivista distribuita gratuitamente sul litorale da Civitavecchia a Roma, una finestra su percorsi di tanti artisti che possono farsi conoscere su di un supporto cartaceo e web che entra nelle case, nei musei, nelle gallerie d’Arte. Sfogliabile anche on line. Credo che sia una piccola perla nel panorama artistico e molto apprezzata da gran parte del pubblico. Colgo l’occasione di ringraziare tutti gli sponsor che hanno permesso negli anni di poter continuare a crescere e ad essere presenti sul territorio.
In conclusione, può svelarci qualche progetto che ha in cantiere? Ho creato forti legami artistici in varie parti d’Italia e il prossimo anno partiranno progetti importanti di mostre personali con i coinvolgimenti di altre forme d’arte come la danza e la musica. Dalla Sicilia, Alcamo, Castellammare del Golfo, Trapani per arrivare Sulle Dolomiti. Il progetto si chiama “Dalle Acque all’Uomo”.
Eleonora Francescucci