Non è mai troppo con Pino Daniele. Anche per noi romani, non è mai troppo. Erano un paio di giorni che, in effetti, il cantautore partenopeo mi “perseguitava” per mezzo di passaggi radiofonici, amici musicisti napoletani, attraverso la poesia e, infine, attraverso lo spettacolo dell’Auditorium Band, diretta da Gigi De Rienzo alla Casa del Jazz, che si è svolto sabato 3 agosto in occasione della rassegna estiva Summer Time.
La band, composta da Gigi De Rienzo (basso), Claudio Romano (batteria), Carlo Fimiani (chitarra),
Jerry Popolo (sax), Mario Nappi (piano e tastiere) e Greg Rega (voce), ha parafrasato un famoso album di Pino, “spogliando” alcune delle sue canzoni più famose per aprirle ad un’ interpretazione libera e appassionata. Operazione che gli è venuta più che bene, considerato anche il titolo dello spettacolo “Pino Daniele, un uomo in..Jazz”.
«Spogliare una canzone, perché vederla nuda è piacevole come vedere il corpo di una donna» , ha espresso Gigi De Rienzo mentre spiegava il concetto di aprirsi musicalmente alle estetiche primordiali di un brano, che equivale un po’ a sbottonarsi quando si parla di se stessi. Questo, nella musica, succede soprattutto attraverso il Jazz, anche se gli artisti sul palco hanno detto con umiltà che loro non erano veri e propri musicisti Jazz, ci provavano (a detta loro), finché non hanno invitato a suonare sul palco due artisti che, sempre a detta loro, sapevano fare Jazz molto meglio, ovvero Francesco Nastro (piano) e Giovanni Imparato (percussioni e voce).
Ascoltare i racconti di Gigi De Rienzo che Pino Daniele l’ha vissuto da quando era un ragazzo poco più ventenne, è stata la cornice che ci ha permesso di immergerci totalmente in un’atmosfera partenopea ma, la perla rara, è stata la voce del cantante Greg Rega, perla contesa da molti. Un cantante che già accompagna il rapper Clementino in moltissime sue canzoni e live, tecnicamente indiscutibile. Una voce che ci ricorda The Weekend, che unisce la tradizione melodica del cantautorato italiano ad uno stile Soul, R’n’B, che lo rende unico nel suo genere e, di conseguenza, altamente voluto dalle band, da artisti e da produttori.
“A me me piac’ ‘o Blues” una canzone che contiene diversi generi tranne che il Blues, allora l’Auditorium Band ha pensato bene di riproporla proprio in chiave Blues ed è stata un’esperienza incredibile, senza snaturare in minima parte Pino Daniele. Un uomo come Gigi De Rienzo che Pino Daniele l’ha vissuto in ogni sua fase, può permettersi di prendere qualsiasi canzone e di “spogliarla”, perché l’anima sensibile di Pino si commuoverebbe, un’anima che si incontrò già in vita con la stessa anima gentile di Massimo Troisi, un’amicizia sincera, un’affinità elettiva, un sodalizio che è durato fino alla fine e oltre.
La mia osservazione, che ero seduta in prima fila a godermi questo spettacolo immenso dall’inizio alla fine, è stata quella di sentirmi completamente immersa a Napoli e di percepire dei brividi sulla pelle ogni volta che Gigi raccontasse un aneddoto e ogni volta che la band iniziasse a suonare. Un racconto totale di una Napoli contraddittoria, fatta di realtà spiacevoli, ma anche di un’arte irrepetibile che si trova negli angoli delle città, sui muri dei Quartieri Spagnoli, di Materdei, di Ponticelli e nell’anima infinita di artisti come Pino Daniele e moltissimi altri, che hanno fatto di questa città un esempio di cultura, non solo partenopea, ma anche italiana, nel mondo.
Voglio lasciarvi con un uno degli aneddoti più toccanti, raccontati sempre dal maestro Gigi De Rienzo in riferimento al brano Alleria, contenuto nell’album “Nero a metà” (1980) :
“Eravamo in una situazione in mezzo a centinaia di persone e Pino, giovanissimo, che suonava la sua chitarra. Inizia a cantare “Pass ‘o tiemp e che fa”. Ci saranno state 200 persone, tra artisti e tecnici. Si sono bloccati tutti. Una meraviglia assoluta nella potenza di fermare il tempo, grezzo, nella sua prima volta. Che meraviglia guagliò.”