il 22 e il 23 ottobre è tornato lo Spettacolo Totale di MArteLive, nella sua XXIV edizione nazionale per dare voce a spettacoli e contaminazioni di alto livello, nell’ambito dell’omonima biennale che, dal 2001, si contraddistingue per il suo format ricco e accuratamente selettivo. Infatti, sono stati circa un migliaio gli artisti che, in questi quarto di secolo, hanno avuto l’occasione di mettersi in gioco e ottenere visibilità grazie al festival.
L’evento dello Spettacolo Totale si è tenuto all’interno della storica cornice industrial del Qube Roma che, essendo sviluppato su tre piani, è stato location perfetta per ospitare un evento multi-disciplinare e multi-artistico, proprio per rappresentare a pieno quella che è la mission di MArteLive: confluire più arti in un unico evento sinergico secondo i princìpi di simultaneità, ibridazione e sovrapposizione .
Per l’occasione, sono stati coinvolti ospiti speciali, come Fulu Miziki, Dutch Nazari North of Loreto, Sibode Dj, Lamante, James Holden, Malatesta, James LaVelle, Tropea, Bebo de Lo stato Sociale, Nobraino, Colombre, Max Passante, Free Love, Lowtopic e oltre 300 altri artisti in concorso selezionati su più di 1500 proposte ricevute che si sono esibiti in contemporanea, distribuiti nelle 16 sezioni che hanno composto l’evento: musica, dj/producer, teatro, danza, circo contemporaneo, letteratura, pittura, fotografia, illustrazione digitale, street art, scultura, artigianato, moda, video arte, cortometraggi, videoclip.
Alcuni degli artisti che si sono esibiti
Nella prima giornata, il 22, c’è stato il marchigiano Colombre, ormai sulla scena indie dal 2017, il cui nome si ispira al racconto di Buzzati; Sillyelly è cresciuta in una famiglia di giostrai a Rimini e, influenzata dai suoni elettronici delle giostre, ha dato vita alla sua personalità artistica; Dutch Nazari, rapper e cantautore italiano, da dieci anni sulla scena; Bassi Maestro ormai leggenda e protagonista della scena rap italiana degli anni Novanta e Duemila, ha recentemente prodotto l’album Madreperla di Guè; James Holden è un produttore, remixer, dj, capo di un’etichetta discografica, maestro di synth, leader di una band, ingegnere del suono, sviluppatore di software e tuttofare. Tra i suoi remix di successo ci sono alcuni per Madonna e per i Depeche Mode; infine FreeLove, band in cui suona come guest anche Paul Thomson, ex-batterista dei Franz Ferdinand.
Il 23 ottobre invece, sarà la volta de I Tropea, band pop milanese composta da Pietro, Mimmo, Piso e il Claudio; Fulu Miziki, collettivo futurista molto interessante grazie alla sua sperimentazione che si concentra sul ricavare strumenti e costumi dai rifiuti, così da definirla benevolmente “musica dalla spazzatura”; I Nobraino non hanno nemmeno bisogno di presentazioni, essendosi formati dagli anni 2000 a ritmo di 150 date all’anno; Lamante è il nome d’arte di Giorgia Pietribiasi che condensa i miti eroici della sua memoria all’interno del suo primo EP; Sibode Dj è l’alter ego di Simone Marzocchi, con cui condivide il corpo da 38 anni in una convivenza tutt’altro che pacifica. Ci sono stati tantissimi altri aspetti molto interessanti, a partire da ogni singolo artista che si è esibito al piano terra del Qube per il contest, come Montegro, Alex Polidori, Orthopedie, Moonari, Morama, Elise Duchemin, Rusty Brass, Giovedi, Velia e Macadamia, alternati da ipnotizzanti coreografie relative al contest della sezione Danza. Oltre a tutti gli artisti menzionati, non possiamo dimenticarci di Bebo, uno dei membri fondatori del gruppo musicale Lo Stato Sociale, che ha iniziato a 16 anni a esibirsi nei locali di Bologna; Lowtopic, nome d’arte di Francesco Bacci, musicista e produttore genovese, si trasforma in polistrumentista con gli Ex-Otago, produce artisti rap e urban.
La Biennale MArteLive è un progetto ideato e curato da Peppe Casa, esperto nella realizzazione di progetti artistici multidisciplinari, in collaborazione con i responsabili di ogni progetto speciale, tutti professionisti del settore culturale, la quale voglia di collaborare ha fatto si che, negli anni, il festival potesse crescere sempre di più e, soprattutto, che diventasse un’istituzione con un’identità forte e duratura, cosa assai rara nel contesto dell’eventistica romana.