ROMA, TIBURTINO – Il live di Montegro al Wishlist Club di giovedì 12 dicembre è stata una vera e propria boccata d’aria fresca rispetto a quella che è la situazione delle proposte musicali attuali.
Sempre più siamo invitati, anzi costretti, ad ascoltare canzoni che non hanno alcun contenuto educativo ma che continuano a generare subdolamente disagio nel pubblico più giovane, che ripropone sui propri canali di social network, balletti su canzoni con testi tutt’altro che educativi. Tutto ciò porta inevitabilmente ad una ricerca di adrenalina nelle situazioni pericolose e ad un bisogno continuo di spettacolarizzare la propria vita attraverso una fascinazione del mondo criminale, raccontato nei testi di centinaia di trapper, famosi ed emergenti, del panorama musicale italiano attuale.
Ascoltare un giovane artista come Montegro che tocca delicatamente con la sua voce, nei suoi testi, tematiche di vita quotidiana, tematiche sane che riguardano l’amicizia, l’amore, l’incertezza dell’economia di un ragazzo o di una ragazza che vivono fuori sede, l’incertezza del domani in mano ad uno Stato che tutto dà e tutto toglie, è la speranza per lui e per tantissimi altri artisti che il cantautorato non è morto e che può e deve continuare a vivere.
Montegro ci riporta indietro negli anni, a quelle sonorità romantiche e a quei testi politicamente e socialmente attivi di Daniele Silvestri, alla filosofia di Niccolò Fabi e alla visione ironica, a tratti onirica, quasi felliniana di Max Gazzè. Quella era ed è tutt’ora, la musica che tocca le corde di un target più ampio, che spazia dal giovane universitario all’uomo o la donna adulti che pretendono di ascoltare una canzone che possa lasciare un messaggio degno di nota a dei sensibili subconsci, così labili al subliminale, figuriamoci rispetto ad un testo sparato a cassa dritta e trasmesso a livello mainstream.
Il live di per sé è stato emozionante, umile e semplice. Sembrava di stare in casa, ad un sofa festival insieme ai propri artisti del cuore, mentre si esibiscono sul divano in un clima di calore e familiarità. Il cantautore ha suonato con la sua band al completo ed è stato perfettamente in grado di tenere il palco dall’inizio alla fine, trasformando un momento di “difficoltà” (al chitarrista Gabriele Frani è purtroppo saltata una corda) in un vero e proprio happening: Montegro, talentuoso polistrumentista, ha imbracciato la sua chitarra acustica ed è sceso tra le persone a cantare “Un’altra adolescenza”, il pezzo che orgogliosamente ha scritto con Max Gazzè e che, il pubblico, ha accolto con premura alzando un flebile coro sulle parole dell’artista. Senza contare l’altro emozionante e inaspettato momento in cui il cantautore ha portato sul palco un inedito del suo fedele trombettista Domenico Daniele, cantandolo assieme a lui, in un vero e proprio incontro tra anime sensibili.
Momenti bellissimi, che emozionano il pubblico, che regalano attimi per ricordarci che la buona musica esiste, che il cantautorato non è stata una moda degli anni ’70 o una ripresa stilistica e contenutistica del panorama indie, ma una necessità sempre attuale da parte dell’artista di rivendicare il suo diritto di lasciare un messaggio che abbia uno spessore culturale o che, semplicemente, porti in maniera sana il pubblico a rispecchiarsi e a cercare ancora la bellezza della poesia nella vita di tutti i giorni.