Passione, coraggio, curiosità, attitudine ed inventiva. Queste sono le caratteristiche che descrivono in breve il nuovo album Trenches della giovane emergente band fiorentina “Stolen Apple”, nata nel 2008.
La freschezza di un rock stilisticamente alternativo, somigliante in certi tratti alla scuola americana anni 90, country desertico, psycho-punk, shoegaze, paisley, underground, pop-noise, ballate acide e sonorità alt-country. Un mix sonoro che emana una frizzante ed energica adrenalina all’ascoltatore.
I media apprezzano la bellezza, l’originalità e la spontaneità del quartetto composto da Alessandro Pagani, Riccardo Dugini, Luca Petrarchi e Massimiliano Zatini.
L’album, distribuito da Audioglobe e uscito il 23 settembre 2016, ha già riscontrato un enorme successo.
Dodici canzoni intrise di sonorità eterogenee e significati ambivalenti, il disco d’esordio targato Stolen Apple racconta esperienze vissute dentro e fuori la musica in un caleidoscopio di suoni grezzi e parole piene di intimità.
L’album di debutto (che non però non è tale, le canzoni parlano e ci dicono che dietro la musica ci sono anni ed anni di passione), richiama emozioni diverse brano dopo brano, trasportando l’ascoltatore a differenti stadi d’abbandono: non è questa la missione che la musica deve recare con sè?
L’Intervista
Dopo questo grande successo riscontrato nell’ultimo album, cosa avete in mente per il futuro? Qualche anticipazione?
Un videoclip girato a favore della Fondazione Alice Onlus di Simone Ciulli, organizzazione no-profit con sede a Campolombardo in provincia di Arezzo, che offre accoglienza alle famiglie di persone disabili. Ci stiamo poi concentrando sull’attività live che ci vedrà impegnati on stage sia a Firenze che in altre città. Inoltre per promuovere il disco siamo stati invitati in alcune radio dove eseguiremo dei mini live acustici. Abbiamo già sperimentato la dimensione acustica del nostro suono con successo, per questo abbiamo perfezionato alcuni brani in ordine al diverso tipo di esecuzione, rendendoci conto di come alcuni passaggi, che in un concerto ‘elettrico’ si possono un pò perdere, nell’aspetto acustico acquistano nuove ed inaspettate profondità.
Quanto è difficile oggi emergere nel mondo della musica? Un consiglio per chi vuole iniziare a lavorare o a creare come voi una band di successo....
Il suggerimento che possiamo dare è quello di insistere, anche quando la risposta potrebbe essere negativa. Per una band come la nostra, dove la parola autoproduzione la fa da padrona, è fondamentale non perdere mai di vista lo scopo principale, cioè quello di farsi conoscere il più possibile, usando mezzi e strumenti che una volta non esistevano, e che oggi sono alla portata di tutti.
A che miti della musica vi ispirate? E tu Alessandro hai un cantante preferito o più di uno?
Tutto ciò che ha fatto parte della nostra adolescenza ha contribuito ad arricchire il personale bagaglio culturale/artistico, non esclusivamente legato al mondo della musica. L’ispirazione può venire da miriadi fonti trasversali, comunque legate alla propria attitudine. In verità non esiste un mito od un’artista in generale, in quanto ve ne sono migliaia. Per quanto mi riguarda, dopo un inizio più vicino a suoni elettronici, punk, grunge, e poi cinematici (Kraftwerk, Pankow, Smashing Pumpkins, Morricone, l’italo dance e tutti i compositori d’orchestra italiani degli anni ’70), ho trovato spunti interessanti nella no-disco, e nel blues più spinto contaminato da echi afro/jazz.
Usciamo per un attimo dal contesto musicale. Abbiamo notato che il nome della band è stato ispirato dalla storia di Ernst Lossa, bambino jenish ucciso nel 1944 dai nazisti nell’ambito del loro programma di sterminio degli individui non autosufficienti. Anche se la situazione è completamente diversa oggi, cosa pensi dello sterminio infinito che sta avvenendo nell’altra parte del mondo, in Siria e ad Aleppo? Questa guerra, simile solo per numeri al nazismo, avrà mai fine secondo te?
Domanda troppo complicata alla quale è veramente difficile dare un giudizio…..crediamo che gli interessi delle grandi potenze mondiali e delle relative multinazionali (che riteniamo una delle più grandi aberrazioni del nostro tempo), siano legate tra di loro attraverso interessi comuni che travalicano la morale ed i princìpi basilari del genere umano. Finchè l’uomo continuerà ad anteporre questi interessi al valore della vita, non ci sarà fine a questi orrori. La svolta dipenderà dalle nuove generazioni: se riusciremo ad elevare a fattore primario di esistenza le nostre qualità (fratellanza, solidarietà, amore, e bellezza nel suo termine più ampio), ci potrà essere sempre uno spiraglio alla fine del tunnel.
Chiudiamo con il nome del vostro ultimo album Trenches. Avete scritto una profonda riflessione, oseremo dire una domanda in stile Gigi Marzullo, grande esperto di articolate espressioni. “Trincee . . . . . la mente dell’uomo è in trincea, o le trincee sono nelle nostre menti? Hai una risposta o un pensiero personale a questa domanda?
Intanto ci teniamo a sottolineare che a differenza delle domande di Gigi noi ancora non ci siamo dati una risposta…..ma qui ci proviamo, anche perchè il tema è attuale e riguarda tutti: le trincee del nostro disco (non ci riferiamo soltanto a quelle invisibili), riportano alla mente tutto l’odio, la violenza e le sopraffazioni che purtroppo l’uomo continua a mettere in atto durante il nostro tempo. Proprio in questi giorni abbiamo assistito al giorno della memoria, 72 anni dopo la liberazione del campo di Auschwitz, uno dei luoghi al mondo che più hanno segnato in modo doloroso la storia dell’uomo. Purtroppo le trincee non sono ancora scomparse, basta guardarsi attorno per capire quanto la storia dell’uomo debba ancora compiere il suo fine, ovvero quello d’insegnare a non ripetere mai più tali barbarie. La ferocia di tutti i carnefici ed il silenzio di chi ha lasciato (e lascia) che tutto ciò accada, ci lascia ancora oggi sgomenti e senza parole, e ci fa comprendere che la frase ‘per non dimenticare’ non è riuscita a non far rivivere tali crudeltà nel mondo. Forse aveva ragione Bob Dylan, quando diceva che “questa terra è la tua terra e questa terra è la mia terra, certo, ma il mondo è governato da quelli che comunque non ascoltano musica”.
BREVE BIO:
La band si è formata a Firenze nel 2008 dalle ceneri dei Nest, autori di due lavori pubblicati rispettivamente per Urtovox/Audioglobe (“Drifting”, 2001) e Zahr Records/Blackcandy – Audioglobe (“Isnt’ it?, 2007). Del nucleo originario, (materiale e notizie su myspace.com/nestband) restano due membri fondatori, ovvero Riccardo Dugini (voce, chitarra), e Luca Petrarchi (voce, chitarra); a completare l’organico Massimiliano Zatini, già aggregato ai Nest come percussionista in alcuni esperimenti acustici e qui al basso, ed Alessandro Pagani (già batterista dei Subterraneans ed una delle menti di Valvola/Shado Records), presente nella formazione per un periodo a metà degli anni ’90 quando il gruppo era denominato Malastrana.
Il nome della band è stato ispirato dalla storia di Ernst Lossa, bambino jenish ucciso nel 1944 dai nazisti nell’ambito del loro programma di sterminio degli individui non autosufficienti, narrata fra gli altri da Marco Paolini nel suo spettacolo “Ausmerzen”.
Tracklist Trenches
Song 1 Red Line – durata 05:31:35
Una ballata psicotica con riverberi di sitar indiani e tamburi in lontananza ed un finale in crescendo.
Song 2: Green Dawn – durata 05:12:40
Tema rock incalzante con una chitarra che trafigge, una power-song con risvolti quasi punk ed un ritmo frenetico.
Song 3: Fields of Stone – durata 04:58:34
Una canzone acida, un ritmo che incalza, una melodia lacerante, una voce che graffia nel buio.
Song 4: Pavement – durata 07:00:33
Un inno al pop rock americano, questo brano quasi epico spezza il disco e dà respiro al tutto. Un riff cantalenante di chitarra sul quale riverberi neo-psichedelici fluttuano leggeri.
Song 5: Falling Grace – durata 02:39:28
Muro di suono per questa esplosione indie-rock con sfumature anni ’90, con ritmi tribali e voci che s’incrociano e si rincorrono come rondini in cielo.
Song 6: Living on Saturday – durata 02:41:06
Una pop-stoned song contaminata da richiami blues, ed un ritornello a tre voci in crescendo.
Song 7: Mystery Town – durata 04:25:46
Ballata rock desertica e a tratti liquida, con aperture west-coast ed una brillante slide-guitar.
Song 8: Something in my Days – durata 02:46:08
Canzone intima, con un ritornello intrigante ed una voce che si muove tra moods autorali e cambi di accordi.
Song 9: More Skin – durata 03:23:08
Una struttura rock dentro una canzone pop…..o una canzone rock dentro una struttura pop? Thin white pop!
Song 10: Daydream – durata 03:26:42
Testo ricavato da una poesia di Daniela Pagani, poetessa e prima cantante fiorentina ad aver partecipato allo Zecchino d’Oro nel 1970, scomparsa prematuramente a 22 anni. Accordi delicati ed un testo onirico fanno di questa brano una piccola perla.
Song 11: Sold Out – 03:11:13
Una scarica di adrenalina vera e propria, echi di punk che si fondono con voci psycho-wave dentro chitarre ruggenti ed un ritmo che non lascia tregua.
Song 12: In the Twilight – 04:47:24
Atipica rock-ballad in 3/4 dal tessuto suadente ed arioso, che dipinge un paesaggio sonoro inconsueto, e chiude l’album in maniera elegante.
PRESS KIT:
https://www.presskit.to/stolenapple
https://www.sonicbids.com/band/stolen-apple/
WEB PAGES:
https://stolenapple.bandcamp.com/
https://soundcloud.com/stolen-apple
ULTIME APPARIZIONI LIVE:
– Mercoledì 22 gennaio 2014
- Old Stove Piazza Signoria, Firenze
– 6 Dicembre 2014
- Cycle, Calenzano (Fi)
– Sabato 28 Febbraio 2015
- Casa del Popolo di Settignano, Firenze con Dan Stuart (ex Green On Red) e Antonio Gramentieri
– Venerdì 6 Marzo 2015
- No Cage, Prato
– Sabato 4 luglio 2015
- Caffè Decò Music Hall, Firenze
– Domenica 26 Luglio 2015
- Parco dell’Anconella , Firenze
– Mercoledì 2 Marzo 2016
- Il Rifrullo, Firenze
– Mercoledì 3 Agosto 2016 – Acoustic Desert Night
- Stony Pub, Pontassieve (Fi) – Serata di presentazione del nuovo disco “Trenches“
– Sabato 3 Dicembre 2016
- Arci Casa Del Popolo Di Settignano (Fi)
– Venerdì 30 Dicembre 2016
- Circus Club, Scandicci (Fi)
Articolo e intervista a cura di Alberto Fuschi