Le fiabe fanno parte della storia dell’uomo, da sempre. Tutti noi, per bocca dei nostri genitori, dei nostri nonni, spesso ci siamo addormentati ascoltando una di quelle storie in cui bei principi devono salvare le loro amate, combattendo contro mostri e nemici di ogni sorta. Racconti in cui gli eroi devono sconfiggere i cattivi, di cui chiudendo gli occhi ci immaginavamo i forti destrieri, le armi lucenti, le focose battaglie, costruivamo mondi immaginari solcando il mare della nostra fantasia. La Fiaba d’inverno è il nuovissimo spettacolo della Gilda dei
Guitti, per la regia di Silvia Faccini, nel quale gli elementi fiabeschi che fanno parte del bagaglio culturale di ciascuno di noi, vengono portati sul palcoscenico, unendo la tradizione dei racconti con una modernità di trama e di messa in scena che si completano a vicenda. In questa rappresentazione, il mondo fantastico viene posto direttamente davanti agli occhi dello spettatore, il quale, guardando i personaggi dipinti da Faccini e Fulvio Pannese, i due autori della piéce, non può far altro che tornare bambino, aspettando con impazienza il momento in cui il bene potrà trionfare sul male. Per tutta la durata dello spettacolo sogno e realtà si incrociano, si studiano e si guardano, restando però inesorabilmente lontani.
Nello sviluppo narrativo dello spettacolo vengono rispettate tutte le categorie della fiaba teorizzate da Propp: l’eroe che deve salvare la donna amata, il cattivo che cerca di mettergli in ogni modo i bastoni fra le ruote, l’aiutante del protagonista che fa quel che può perché il bene, alla fine, possa trionfare. E poi c’è l’oggetto magico della teoria proppiana, un amuleto tramite il quale si potrà ristabilire l’ordine. Tutti questi sono gli elementi che rendono lo spettacolo una fiaba a tutti gli effetti, ma la coppia Faccini-Pannese è andata oltre. Alla tradizione di questo genere di racconti vengono aggiunti elementi, come per esempio i vestiti e gli accessori che prendono spunto dalla letteratura steampunk, che fanno trascendere questo prodotto dalla concezione classica della fiaba, rendendolo moderno, emancipandolo ancor di più da uno stilema in cui avrebbe potuto essere compresso. Tanti elementi di diverse tradizioni letterarie si compenetrano, ricordando un maestro della fiaba moderna, quel Neil Gaiman che con i suoi libri, principalmente NessunDove e Stardust, ha reinventato questo stesso concetto.
Quello visto sul palcoscenico del teatro Olympia di Roma è uno spettacolo che mette in luce tutte le potenzialità della Gilda, mostra un’arte che va oltre quella recitativa pura e semplice. Teatro delle ombre, danza, spettacolo di marionette (anch’esse frutto di sapienti giochi di luce ed ombra) sono i tasselli che hanno reso questo viaggio, nello spazio e nel tempo, molto più che un semplice spettacolo teatrale. La forza di questo testo è stata retta alla perfezione
da tutto il cast, soprattutto dai due protagonisti: Gianni Pasquali, che nei panni di Peter (l’eroe) ha messo sul palco una forza straordinaria, capace di far risaltare il ventaglio di emozioni attraverso cui il suo personaggio è costretto a passare. Rabbia, amore, morte e rinascita, come nella migliore tradizione fiabesca, sono state esteriorizzate in maniera perfetta. Alessio Cesaroni (il cattivo) è riuscito a fare da perfetto contrappeso negativo al suo avversario scenico. Tutto, nella sua interpretazione del malvagio Muntro, ha fatto risaltare la classica figura dell’antagonista, dalla cura nella voce ai movimenti, fino ad arrivare alla tanto attesa sconfitta, dopo la quale, grazie alla tensione raggiunta fra lui e Pasquali, in sala hanno tutti tirato un sospiro di sollievo.
Menzione speciale va fatta alla messa in scena, in cui tutti i pezzi del puzzle hanno contribuito a catapultare lo spettatore nella particolare atmosfera proposta. Una scenografia fatta di giochi fra luce ed ombra (proprio come luce ed ombra erano i protagonisti dello spettacolo, Peter e Muntro) e i combattimenti fra i due antagonisti sono stati senza dubbio il plus di questo spettacolo.
Fra i tanti spunti proposti, forse alcuni sono stati di troppo. Nello svilupparsi della trama ci sono stati dei momenti di pausa che sembravano essere poco funzionali allo svolgimento degli eventi, come il già citato teatro delle marionette d’ombra che, per quanto a livello pratico di altissima qualità, ha forse smorzato la tensione narrativa del tutto, anche a causa della sua durata eccessiva.
Ma a parte alcuni piccoli particolari, lo spettacolo che la Gilda dei Guitti ha messo in scena si è rivelato essere un prodotto davvero degno di nota, uno spettacolo fra il poetico e l’onirico, nel quale tutti gli elementi erano complementari gli uni con gli altri, riuscendo in questo modo a donare agli spettatori una fiaba teatrale di incredibile bellezza.
Andrea Ardone