Letizia Gambi, artista poliedrica che ha studiato danza, recitazione, canto, pittura e teatro musicale. Una giovane donna mediterranea, con una bellissima voce, con la quale sa far emozionare, spazia dai toni caldi a quelli più alti con la naturalezza necessaria per creare coinvolgimento nello spettatore. La musica di Letizia Gambi è un incrocio delle sue radici italiane con l’eredità del Black American Jazz. La sua passione mediterranea canta attraverso il linguaggio del Jazz in uno stile contemporaneo e personale. Vive fra l’Italia e l’America.
Amata dal pubblico e dalla critica, il Downbeat Magazine considera Letizia Gambi «quel talento raro, una cantante carismatica incoraggiata a correre rischi ambiziosi… lancia un incantesimo vocale che, pur non essendo esclusivamente jazz, è tuttavia malinconico e incantevole».
In occasione del concerto a Villa Celimontana, chiediamo alla stessa artista di parlare della sua carriera e dei suoi progetti, dall’incontro con Lenny White alla sua nuova band in Italia, Letizia è speciale e ora capirete perché.
Cantante, attrice come sei partita da Napoli per poi arrivare in questo momento negli Stati Uniti? Vengo da una famiglia di musicisti, da Napoli, quando ero piccola, ci siamo trasferiti a Como dove ho iniziato a studiare danza e musical. Poi decisi di fare un’audizione per l’accademia di Jazz di Milano e passai le selezioni. Quando ho iniziato a lavorare al nord mi sono accorta che comunque la mia napoletanità era un valore aggiunto in molti contesti. Ho sempre avuto un forte legame con la canzone napoletana, cosicché una notte mentre ero ad Ischia ho sentito cantare “Carmela” di Sergio Bruni e me la sono immaginata in inglese. Così l’ho tradotta. Poi il caso ha voluto, che una persona che mi aveva contattato perché mi voleva rappresentare negli Stati Uniti, mi disse che rappresentava anche il batterista americano Lenny White il quale doveva fare un concerto al Blue Note di Milano e mi consigliò di andarci a parlare. Accettai il consiglio. Lo incontrai e gli dissi che anche se cantavo jazz, avrei voluto fare qualcosa che partisse dalle mie radici. A lui l’idea piacque tantissimo e gli mandai proprio la canzone “Carmela” incisa da me con il titolo “My town” e mi propose così di diventare il mio produttore. Cosí sono volata a New York, e abbiamo cominciato a lavorare insieme. Lenny White è diventato il mio mentore e ha coinvolto alcuni suoi amici musicisti che hanno sposato l’idea di fare qualcosa di diverso dal solito disco di jazz. Parliamo di mostri sacri del jazz come Chick Corea, Ron Carter, Gato Barbieri, Gil Goldstein, Wallace Roney, solo per citarne alcuni. Sono stati attratti dal fatto che la mia musica avesse l’influenza delle mie origini napoletane, che hanno scoperto essere molto vicini alle radici nere. Così nasce il mio primo album “Introducing Letizia Gambi“. Poi ho iniziato a lavorare negli Stati Uniti, abito lí, compongo le mie musiche e i miei pezzi e ora stiamo lavorando ad un nuovo disco.
Per ciò che concerne le tue canzoni inedite, tipo “Blue Monday”, a cosa ti ispiri generalmente? Ho scritto tanti pezzi d’amore, poi ho iniziato a scrivere dei pezzi che potessero dare un messaggio più profondo, perché vorrei comunicare ciò in cui io credo. “Blue Monday” nello specifico è un brano che parla di quanto siamo tutti collegati, di quanto tutti insieme possiamo cambiare le cose se veramente lo vogliamo. Disegna un quadro del mondo in cui ci troviamo, un mondo dominato dall’avarizia, dal denaro e dalla guerra. Io credo molto nelle energie che uniscono le persone a tutti i livelli e “Blue Monday” voleva essere un inno a spronare le persone a cercare di fare qualcosa per cambiare quello che non funziona nel mondo. “Without you/ Senz’e te” è un brano che ho dedicato a Pino Daniele appena ricevuta la notizia della sua morte. Ho voluto costruire la strofa usando solo titoli di alcune sue canzoni, ho cercato di parlare di lui, di quello che ha rappresentato per me, per i napoletani e non solo. Poi c’è un altro brano che si intitola “A Time” che parla del valore del tempo, ci ricorda che non siamo eterni e che dovremmo vivere facendo buon uso del tempo che abbiamo, soprattutto insieme alle persone che amiamo. Questi sono alcuni dei messaggi che ho cercato di mandare attraverso le mie canzoni e credo che continuerò in questa direzione, lanciando spunti riflessivi e cercando di non essere mai troppo pesante.
Per quanto riguarda Pino Daniele, cosa ha significato nella tua vita professionale? Tantissimo, prima di tutto perché, quando mi sono trasferita al nord, ho avuto purtroppo esperienze di discriminazione pesantissime dato che venivo dal sud. Pertanto mi chiudevo in camera e ascoltavo Pino Daniele che già ascoltavano i miei genitori. Mi sono appassionata alla sua musica, alle sue parole, alle sue poesie. Lui con quattro parole in napoletano, riusciva a dipingere un quadro che non si riesce a descrivere in italiano in nessun modo. Ha significato tanto per me ed è per questo che ho sempre omaggiato la sua musica nei miei dischi.
Hai altri artisti italiani o stranieri a cui ti ispiri oltre a Pino Daniele? La scuola napoletana mi ha sempre attratta e affascinata, da Pino Daniele a Enzo Gragnaniello. Stimo molti musicisti italiani, ma non c’è una cantante a cui mi sono ispirata in modo particolare. Potrei citare Mina che è la cantante italiana per eccellenza, e ci si relaziona sempre alla sua grandezza cercando di studiarla. Mi sono invece ispirata molto a Sting, che ho avuto la fortuna di conoscere, ai Police, Chaka Khan, Anita O’Day, Aretha Franklin, Sarah Vaughan ed Ella Fitzgerald. Ho studiato molti strumentisti come Miles Davis e prima di arrivare alla scuola nera mi sono avvicinata a Chet Baker, che suonava e cantava in una maniera molto melodica, ed era bello per una giovane cantante studiare i suoi soli.
Concludendo, quali sono i tuoi progetti futuri? Progetti futuri sono un nuovo album con Lenny White entro inizio 2023, nel frattempo sto cercando di fare un album live con la formazione che ho messo insieme di tutte donne in Italia che si chiama “Letizia Gambi in 4D” e c’è Elisabetta Serio al pianoforte, che è stata la pianista di Pino Daniele negli ultimi quattro anni della sua vita, Giovanna Famulari al violoncello e Laura Klain alla batteria. Con queste persone riesco a fondere la cultura napoletana con il jazz. Il 22 settembre avremo un concerto a Napoli al Conservatorio, probabilmente faremo un live di quel concerto. Rispondendo alla tua domanda, l’idea è portare avanti il progetto in Italia e il nuovo disco con Lenny White su inediti.
Agostino Fraccascia