Ritorna in scena martedì 13 settembre, alle ore 21:00, presso il Palazzo della Cultura (ex Platamone) di Catania, “L’uomo dal fiore in bocca” di Luigi Pirandello con adattamento testuale e regia di Pino Pesce. L’appuntamento teatrale, come nel settembre del 2020, è organizzato da Catania Summer Fest dietro il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura del Comune della Città etnea. Ne è protagonista Mario Opinato (L’uomo dal fiore in bocca), attore di spessore internazionale per quanto riguarda la cinematografia, degnamente spalleggiato da Gabriele Vitale (Avventore), attore emergente dall’ottimo curricolo. Ai due attori, volute dal rimaneggiamento di Pesce che va oltre lo scetticismo pirandelliano, si accompagnano due insolite artiste: Valentina Signorelli (Allegoria della Vita e del Tempo) e Rossella Motta (Allegoria del Trapasso); si aggiungono ancora la voce fuori campo del grande Pino Caruso e le suggestive musiche di Elisa Russo. Completano l’originalità multimediale della pièce i videomaker Vincenza Mastroeni ed Alfio Cosentino.
Il regista con il suo rifacimento vuole comunicare allo spettatore la sua personale visione: far credere che con la morte non finisce tutto. Questo lo dice attraverso lo stesso Pirandello e con richiami del mito classico e con spunti riflessivi che richiamano le religioni orientali e la cristiana. L’opera difatti chiude con un‘apertura alla speranza, carica di aspettative pur se dentro molte incertezze umane. L’azione si svolge all’esterno di un caffè di una stazione ferroviaria, illuminata da deboli luci notturne. In questo scenario, un pacifico avventore, che ha perduto l’ultimo treno serale, si ritrova ad ascoltare la storia dolorosa di un uomo malato di cancro: simboleggiato come un fiore che la morte gli ha ficcato in bocca. Un monologo fra l’uomo razionale, cosciente del proprio male e l’uomo comune preso dalle mille premure della vita che deve essere vissuta in ogni sua formalità per non turbarne l’equilibrio. Ne scaturisce una meditazione sull’esistenza umana e la necessità di dare un senso alle cose, anche quando il senso è distante.
I dialoghi parlano di incertezza, ma alla fine sono rivestiti di speranza anche se non suffragati dalla certezza assoluta. Lo spettacolo vuole far riflettere sulla imprevedibilità della vita e su ciò che la rende ancora più misteriosa. Tutto questo lo esprimono bene la carica vitale di Mario Opinato che rompe la tradizionale sopravvivenza dell’Uomo dal fiore in bocca anche se, dopotutto, vorrebbe restare attaccato alla vita “Come un rampicante attorno alle sbarre di una cancellata”, l’agilità recitativa di Gabriele Vitale e la novità delle due artiste che rappresentano le allegorie.