Completo in pelle, sandali con tacco a spillo e capelli lunghi. Francesca Alotta presenta “Diversa” e canta alcuni dei dieci brani che ne fanno parte. E’ uscito il 10 maggio il nuovo album cantautorale in digitale e su cd fisico. Dieci brani, sette di cui ha scritto parole e musica.
Cosa significa questo nuovo lavoro?
È come un figlio, anzi: ognuna delle canzoni per me è come un figlio. Una catarsi per uscire dai momenti difficili che ho vissuto. Devo ringraziare anche la mia famiglia e gli amici che mi sono stati vicini nei momenti duri della mia malattia.
Questo album nasce dopo tre anni e mezzo di lavoro.
Durante il covid ho sentito il bisogno di tirare fuori quello che tenevo dentro. È finito su fogli che si sono riempiti di parole e musica di pari passo. La musica mi ha salvato la vita. Sembrava che le parole venissero dall’al di là.
Perché il titolo”Diversa”?
È dedicato alla figlia di una persona che credevo amica, una ragazza omosessuale non accettata dalla madre che l’ha portata addirittura da un esorcista. Si è ammalata di anoressia e stava morendo. L’ho aiutata a guarire e si è riunita alla sua compagna. La canzone è dedicata a lei ed è un messaggio per tutte le persone che non capiscono che la diversità è un arricchimento.
Arriviamo a un altro brano:’Avanti a pugni chiusi’.
È la mia storia. Ho pensato di non farcela durante la malattia. Un normale controllo ti stravolge l’esistenza. Sono situazioni in cui ho apprezzato quanto vale la vita, ogni istante. È come se qualcuno mi avesse dato una seconda chances e per questo dico “grazie” al Signore.
“Vastasa” è dedicato a sua madre. Ritmi e atmosfere mediterranee.
Mi chiamava così da bambina, quando tornavo a casa con le ginocchia sbucciate e mi diceva che non potevo comportarmi come un maschio se ero nata femmina. ‘Vastasa’ significa ribelle in dialetto siciliano, la mia terra di origine. La dedico alle donne iraniane, afgane, a tutte le donne che combattono per essere loro stesse. Un brano che si avvale del violoncello di Giovanni Sollima che ha lavorato con Claudio Abbado e Giuseppe Sinopoli, Patti Smith e Stefano Bollani solo per citarne alcuni. Inoltre del tamburo di Alfio Antico che ha collaborato con Fabrizio De André, Beppe Barra, Fiorella Mannoia.
“Sai cosa ti dico?” parla della fine di un suo amore tossico. Il video è un inno alla libertà.
È l’azione più salutare che può fare una donna. Ci vuole una grande forza e anche perseveranza per liberarsi da una relazione che soffoca. Ma è il più grande atto d’amore verso noi stesse. Ogni donna deve rispettarsi.
Nell’album anche Un anno di noi (Sanremo 1993) e Sentimenti (1992), brani con un quartetto d’archi orchestrati da Gabriele Semeraro con la produzione musicale di Giuseppe Di Gioia.
Consapevole invece è stata scritta da Silvia Pellegrini, Max Marcolini (arrangiatore e co-produttore di Zucchero) e Antonello Pudva.
I video delle canzoni hanno splendidi paesaggi ma spicca quello con Francesca Alotta e il ballerino Ivan Cottini, affetto da sclerosi multipla, nella cornice di Urbino. Temi attuali, ritmi eterogenei e una Francesca Alotta che dà il massimo in un album forte come Diversa.
intervista a cura di Alessandra Gaetani