“C’era una volta l’eterno secondo”. Questa era la frase dispregiativa che molti antisportivi hanno inflitto all’attuale tecnico del Leicester, ora sul trono d’Inghilterra.
“C’era una volta e c’è ancora”, Claudio Ranieri nato a Roma il 20 ottobre del 1951. Cresciuto nel quartiere Testaccio, la sua radice è profonda, ramificata. Ranieri resta quello di San Saba, del cinema ai Parioli, del bar del Fico, del ristorante a Via Dei Giubbonari a pochi passi da Campo de Fiori. Il cuore ce l’ha nella capitale «nella città più bella del mondo, anche se noi romani a volte ce ne dimentichiamo», ama ripetere lui.
Da buon tifoso romanista e “romano de Roma” ha cominciato a tirare i primi calci al pallone come attaccante nell’oratorio di Piazza San Saba. La sua carriera da calciatore inizia ufficialmente a 17 anni, quando Helenio Herrera decide di tesserarlo nella sua squadra del cuore. Prima di esordire in Serie A, l’allenatore della primavera rivoluziona il suo ruolo da centravanti a terzino destro di spinta. Il grande giorno arriva il 4 novembre del 1973, in Genoa-Roma il tecnico giallorosso Manlio Scopigno lo gettò nella mischia del Ferraris per la prima volta.
Claudio disputa appena 6 partite nella squadra della sua città, che lascia a malincuore nel 1974, approdando in un’altra fazione giallorossa, quella calabrese del Catanzaro, dove resta per ben 8 anni, diventando il punto fermo della difesa e il giocatore del Catanzaro ad aver disputato più partite in Serie A con quella maglia, 128 tra il 1976 e il 1982.
Ranieri si trasferisce in Sicilia nel 1982. Con la maglia del Catania è uno dei protagonisti della storica promozione degli etnei di Gianni Di Marzio. Nel 1984, trascorre l’ultimo anno della sua carriera da calciatore sempre in terra siciliana con i rosanero del Palermo.
Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, Claudio si immerge subito nel mondo manageriale, esattamente 30 anni fa.
Inizia il suo lungo percorso nel campionato interregionale, tornando proprio nella sua amata Calabria, guidando il Vigor Lamezia nel 1986 per un anno. Nel 1987 sbarca a Pozzuoli per dirigere la sua ultima squadra dilettantistica, la Campania Puteolana.
Inizia a mettersi in luce tra i professionisti alla guida del Cagliari, dove approda nel 1988. Alza al cielo il suo primo trofeo, la Coppa Italia di Serie C e in due anni porta i sardi dalla Serie C alla Serie A, conquistando la salvezza nella massima serie nel 1990-1991. Dopo la sua prima grande performance da tecnico con i sardi, Ranieri torna in Campania conducendo il Napoli verso il ritorno in Europa con il quarto posto. Un anno dopo, Marco Van Basten a causa di un poker al San Paolo, segnò il suo secondo esonero della carriera, ordinato da Corrado Ferlaino.
Deluso dall’incarico perso, Claudio decide di ripartire in Serie B con la Fiorentina appena retrocessa nel 1993. Proprio da Firenze compie la sua prima vera rivincita sportiva. I viola tornano in Serie A al primo anno, classificandosi primi nel campionato cadetto. La stagione successiva, la Fiorentina non riesce a volare oltre il decimo posto. Nel terzo anno arriva la prima grande gioia professionale della carriera di Ranieri, grazie alla conquista della Coppa Italia e del quarto posto utile per l’Europa. In semifinale la viola eliminò l’ Inter e in finale vinse sia all’andata che al ritorno contro l’Atalanta. Il campionato successivo si apre con un’ennesima vittoria, questa volta Ranieri alza al cielo la sua prima Supercoppa Italiana ai danni del Milan, ma quel trofeo fu la sua ultima gioia di uno splendido percorso a Firenze.
Archiviata la sua esperienza in Toscana, l’allenatore romano decide di emigrare in Spagna nel 1998, prendendosi la difficile piazza di Valencia. Da ultimi in classifica, alla conquista della Coppa Intertoto, fondamentale per la qualificazione in Coppa Uefa. Nella Liga successiva, il Valencia torna ai gran livelli qualificandosi in Champions League grazie al quarto posto. Il tour europeo non è molto fortunato e nonostante le critiche dei “pipistrelli”, Ranieri porta a casa il suo primo successo estero con la Coppa del Re, battendo in finale 3-0 l’Atletico Madrid. Claudio ripartirà proprio dai colchoneros, arricchendo così il suo curriculum internazionale. Era un Atletico ben diverso da quello dei giorni nostri e per presunti illeciti sportivi del presidente Jesus Jil, Ranieri fa giustamente un passo indietro.
Dalla Liga alla Premier League, il 16 settembre 2000 vola in Inghilterra per guidare il Chelsea. Colleziona 199 partite ufficiali con i blues, ottenendo 107 vittorie. Così, al termine della stagione 2003-2004, conclusa al secondo posto in campionato ma con la cocente eliminazione in Champions, in semifinale contro il Monaco, Abramovich gli preferisce Mourinho, che proprio in quella edizione della Champions ha incantato e vinto con il Porto. Ranieri resta comunque nel cuore degli inglesi, soprattutto per aver lasciato in eredità al club londinese, i talentuosi John Terry e Frank Lampard.
Nel 2004 il ritorno di fiamma con il Valencia.
Subentrato a Rafa Benitez fresco vincitore della Coppa Uefa, Claudio conquista la supercoppa europea, ma nonostante il quadriennale firmato con il club spagnolo, il 25 febbraio 2005, viene esonerato in seguito all’eliminazione dalla Coppa Uefa da parte della Steaua Bucarest.
Ranieri vede per la prima volta il buio, troppo dolenti e ingiusti gli esoneri arrivati nei prestigiosi campionati europei.
Il richiamo della patria è forte e dopo due anni di inattività e a dieci anni dall’ultima esperienza in Italia, nel febbraio del 2007 accetta la complessa proposta di Tommaso Ghirardi e subentra al posto di Pioli per tentare di acciuffare un’insperata salvezza.
L’inizio non promette bene, ma grazie ai quattro punti ottenuti nelle ultime due partite con Roma e Lazio, riesce a raggiungere l’obiettivo salvezza dei crociati.
Questa prova di coraggio vale la promozione nella Juventus, che lo ingaggia nell’estate del 2007. Non era la solita Juve e per Claudio non era semplice risollevare un ambiente depresso dopo lo scandalo di Calciopoli. Nel 2008, Ranieri si carica sulle spalle la squadra di Deschamps appena promossa in Serie A. Il livello della rosa è troppo basso per la Serie A anche se il tecnico può avvalersi dell’esperienza dei simboli rimasti coraggiosamente a Torino: capitan Del Piero, Gigi Buffon, Pavel Nedved, David Trezeguet e non solo.
Ranieri riesce a creare un gruppo solido che risale immediatamente i grandi livelli del calcio italiano. La Juventus ritorna subito in Champions League nella prima stagione con ben quattro turni d’anticipo. Il cammino europeo fa sognare per certi tratti i tifosi bianconeri. Indimenticabili le prestazioni contro la potenza mondiale del Real Madrid nella fase a gironi. Un doppio confronto che ha visto prima la vittoria a Torino dei bianconeri e poi l’impresa storica con la doppietta di Alessandro Del Piero che commosse tutto il Bernabeu.
La Juve allenata da Ranieri riassapora anche il primato in alcune occasioni. Nel 2009, a causa di tante rivoluzioni inadeguate nella rosa, Ranieri non riesce a mantenere più il controllo della sua squadra e la sconfitta nella semifinale di ritorno di Coppa Italia contro la Lazio, determina il declino della gloriosa avventura del tecnico romano in bianconero, artefice di un vero capolavoro di rinascita.
Uno dei momenti più belli della sua carriera giunge proprio nel 2009 con la sua squadra del cuore, la Roma. Luciano Spalletti si dimette dopo due sconfitte consecutive nelle prime due partite di campionato.
Claudio Ranieri torna da condottiero della sua capitale ed esordisce a Siena.
La Roma inizia male e perde per un 1-0 all’Artemio Franchi. I tifosi della Roma vedono ancora il buio e la paura di un’altra sconfitta. Nel 28′ della ripresa Philippe Mexès rimette tutto in piedi fino al gol vittoria di John Arne Riise che tirò fuori una sassata imprendibile e intrisa di rabbia su calcio di punizione.
Da Siena iniziò l’apoteosi giallorossa. Il 18 aprile 2010 vince il secondo derby, battendo la Lazio per 2-1, correggendo in corsa l’impostazione tattica ed escludendo dalla gara due giocatori simbolo come Francesco Totti e Daniele De Rossi. La mossa gli vale l’apprezzamento di gran parte della stampa sportiva e dei suoi colleghi allenatori. Il 21 aprile 2010, nonostante la sconfitta per 1-0 ad Udine nella semifinale di ritorno, ma grazie alla vittoria 2-0 nella partita di andata, conduce la Roma alla sedicesima finale di Coppa Italia, disputata contro l’Inter e persa per 1-0.
Tra le imprese indimenticabili c’è sicuramente anche quella di Torino contro la Juventus. Una rimonta pazzesca partita dal rigore di Totti e poi completata con la ciliegina finale di John Arne Riise in gol al 95′. Quel gol all’ultimo respiro fu un mattone fondamentale per la rincorsa scudetto. Il terzino norvegese diventò uno dei simboli indiscutibili della stagione di Ranieri.
Dopo le provocazioni ricevute da Mourinho dai tempi del Chelsea, Ranieri si prende la sua rivincita battendo all’Olimpico il colosso Inter per 2-1, grazie alle reti di De Rossi e Burdisso. Una rimonta inaspettata che portò la Roma a superare la capolista Inter del Triplete di un punto, con la vittoria successiva ai danni dell’Atalanta per 2-1.
Il 16 maggio 2010 chiude il campionato 2009-2010 al secondo posto con 80 punti (con la più alta media punti del campionato, avendo preso la squadra dopo le prime due partite di campionato) due in meno dell’Inter, dopo che per 37 minuti la squadra giallorossa era stata campione d’italia a Verona contro il Chievo.
La delusione dello scudetto sfiorato, portò la squadra a un calo vertiginoso nell’anno successivo. Fatale la sconfitta a Genoa contro il grifone per 4-3, dopo il vantaggio iniziale giallorosso di 0-3.
Claudio salutò tutti lo stesso giorno negli spogliatoi del Ferraris e dopo 24 ore rassegnò le sue dimissioni da allenatore della Roma.
Nel 2011 risale la sua ultima esperienza italiana. Ranieri scelse proprio l’Inter, squadra antagonista nello scudetto del 2009.
La stagione nerazzurra è alternata da alti bassi, tuttavia l’allenatore romano riesce a vincere l’ennesimo derby della sua carriera anche contro il Milan. Detiene il record di imbattuto nei derby di tutte le squadre che ha allenato in carriera. Celebre la sua dichiarazione «la mia vita è tutta un derby. Il derby, sotto certi aspetti, è la partita più facile perché è talmente vissuto dalla città e dalle tifoserie che un allenatore deve semplicemente controllare le emozioni, calmare l’ambiente, se c’è troppa euforia, tirarlo su quando è depresso ».
Nel 2012 accetta il progetto del principato che lo chiama per ricondurre l’As Monaco in prima divisione francese.
Ranieri riporta il club monegasco in Ligue 1 con due giornate d’anticipo, al termine di una stagione dominata. Nella seconda, invece, si punta al titolo. Il Monaco è un club ricco e ambizioso, con un presidente che vuole tutto e subito. Per questo non accetta il buon secondo posto alle spalle del Psg.
La sua esperienza da ct è da dimenticare. La nazionale greca non segue i suoi schemi e non riesce a qualificarsi negli Euro 2016.
Ranieri è attaccato e sbeffeggiato da tutti i media, torna un altro periodo buio della sua carriera e sembra non riprendersi più.
Quando sembra ormai finito il suo percorso da allenatore, definito da molti “fallimentare”, Claudio decide di tornare in Premier nella piccola città inglese di Leicester.
Il 13 luglio 2015 la svolta definitiva del suo straordinario percorso. La dirigenza chiede a Ranieri una salvezza tranquilla ma nessuna sapeva che stava per succedere l’incredibile. Il rendimento del Leicester cresce ogni settimana e alla 17esima giornata di Premier League i foxes volano solitari in testa alla classifica. L’allenatore testaccino conquista il premio Bearzot come migliore allenatore dell’anno. Tra gli ultimi successi esterni, tutti ricorderanno le lacrime e la commozione di Ranieri a Sunderland. Sembrava un momento casuale, ma il Leicester riesce a resistere alle grandi potenze inglesi del campionato. I foxes non si fermano più grazie alle prestazioni sorprendenti dei “campioni di strada” come Jamie Vardy ex operaio con precedenti per rissa, che ha messo a segno ben 22 gol e si è ricucito un primo ruolo nella nazionale inglese. Tra gli altri eroi che hanno completato l’impresa del secolo possiamo ricordare, Mahrez e Kante raccolti dalla Ligue 2, Hunt, Okazaki (un avanzo del campionato tedesco), Ulloa prelevato dalla Patagonia, Drinkwater e Schlupp, due scarti dello United e il capitano jamaicano Morgan.
Gli appassionati di calcio continuano a emozionarsi, ma Claudio resta calmo fino all’ultimo step dello Stamford Bridge. Dopo il pareggio maturato al Old Trafford contro il Manchester United, basta un solo punto nel confronto tra Chelsea e Tottenham per garantire la vittoria aritmetica del campionato. Il Chelsea rimonta lo svantaggio del 2-0 e regala al Leicester il primo scudetto inglese dopo 136 anni di storia.
Il 2 maggio 2016 è una data che ricorderanno tutti gli innamorati di questo sport, i sognatori e gli abitanti di Leicester che hanno letteralmente “santificato” Claudio Ranieri in tutte le vie della città inglese.
L’eterno secondo sparisce definitivamente sul conto di mister Ranieri. Trent’anni per aspettare il grande momento, la grande rivincita di un vero uomo che non si è arreso mai nonostante le critiche ingiuste dei suoi acerrimi rivali scomparsi improvvisamente.
Anche Mourinho si è inchinato al nuovo re d’Inghilterra «ho perso il titolo a vantaggio di Claudio Ranieri ed è con grande emozione che vivo questo momento magico della sua carriera».
Tutto è già scritto ormai sull’immenso libro della storia del calcio.
“Claudio Ranieri è stato l’allenatore italiano più anziano ad aver compiuto l’impresa più grande del calcio moderno”.
Articolo di Alberto Fuschi