Contro ogni aspettativa, contro ogni giudizio, contro la diffidenza iniziale dei supporters azzurri.
L’Italia è partita per la Francia con il morale a pezzi dopo le ultime amichevoli non entusiasmanti.
Le critiche per le convocazioni di Conte, non azzeccate secondo molti. Il cammino comincia con il Belgio, la seconda Nazionale del Ranking Fifa, già vittoriosa 3-1 nel Friendly Match del 13 novembre 2015. Guerrieri con la testa, come aveva comandato Conte. L’Italia spazza via le paure dell’esordio europeo tirando fuori una prestazione di carattere e coraggio. I diavoli rossi del Belgio, favoriti per tasso tecnico, si devono piegare ad un colpo di fioretto di Giaccherini nel primo tempo e alla cannonata di Pellè nel finale.
Le gerarchie del Girone E cambiano, l’Italia vola in testa, il sogno inizia proprio da Lione.
La partita seguente con la Svezia di Ibra e company si rivela più complicata del previsto. Ci pensa l’italo brasiliano Eder a far ricredere gli scontenti grazie al gol nel finale che vale la qualificazione alla fase finale. Poi l’incidente irlandese, ma la sconfitta è indolore visto il turnover strategico adottato da Conte.
Anche in quella fase del campionato europeo, tutti credevano in un crollo psicofisico dell’Italia. Il ct smentisce tutti, e nell’improbabile ottavo di finale contro la Spagna campione in carica, il cuore azzurro riemerge spazzando via le furie rosse insieme al loro ciclo del Tiki Taka. Chiellini in apertura, Pellè nel finale ancora una volta in volèè come nell’esordio a Lione.
Ai quarti di finale, la storia si ripete, il destino pesca Italia-Germania. Una partita combattuta e sofferta fino al 120′. Il vantaggio di Ozil mette quasi sottoterra le speranze degli italiani fino a quando Jerome Boateng vola in cielo inspiegabilmente a braccia aperte. Il severo Kassai decreta il rigore e sul dischetto va il difensore viterbese della Juventus, Leonardo Bonucci. Il pallone si insacca alla destra di Neuer, la panchina di Conte e l’intera penisola esplode all’insperato gol del pareggio. Ai tempi supplementari, le due formazioni crollano. Conte inserisce Zaza nella lotta ai rigori, ma si dimentica di altri due rigoristi esperti come De Rossi, Candreva e Immobile.
La legge del calcio non perdona, dal dischetto vincono i fuoriclasse, e purtroppo i tedeschi strappano via la qualificazione dopo la bellezza di 9 rigori. Il popolo italiano piange l’anima dell’Italia che ha sorpreso tutti e ha ribaltato le previsioni dei bookmakers. I tedeschi soffrono come non mai e per la prima volta nella loro storia possono brindare il primo importante successo contro gli italiani.
Buffon e Barzagli non trattengono le lacrime. Il portierone bianconero ammette «Non abbiamo passato mai un periodo così triste, uscire con 3 errori dei tedeschi è qualcosa di clamoroso». Stesso pensiero del compagno di squadra «Purtroppo nessuno si ricorderà di noi e dei nostri sacrifici, mi dispiace lasciare la nazionale così, c’era voglia di stare insieme». Una dichiarazione toccante quella del difensore toscano che ha fatto commuovere l’intero paese. Lo spirito di sacrificio oltre ogni mezzo tecnico, i valori umani di questa nazionale messi in primo piano rispetto alle qualità. Il popolo italiano ha visto per un attimo il miracolo di Leicester, ma questa volta la favola non ha avuto il lieto fine sperato o forse sì.
(foto la Repubblica)
Nonostante i giocatori azzurri sono rientrati senza la Coppa a Malpensa, i tifosi hanno accolto affettuosamente tutti i componenti della rosa anche quelli bersagliati. Pellè e Zaza hanno certamente buttato al vento un Europeo eccezionale con due gesti inconsueti dal dischetto di fronte a uno dei portieri più forti del mondo. Sui social gli sfottò si sprecano, ma i tifosi presenti in aeroporto hanno perdonato tutto con un applauso. Zaza si è scusato insieme all’attaccante del Southampton, Graziano Pellè che ha ammesso «Sono arrivato che non ero nessuno, vado via che non sono nessuno».
Ora le redini passano a Giampiero Ventura, ex allenatore del Torino. Un uomo diverso, meno enfatico rispetto a Conte, con uno stile “prandelliano” soltanto per ricordare un ex della panchina azzurra. In bocca al lupo o in bocca al Toro si direbbe.
Antonio Conte che tra poco volerà a Londra, ha ringraziato tutti lasciando un arrivederci invece di un addio e questo fa sicuramente riflettere. D’altronde mancano ancora due anni per cambiare idea.