Zero trofei anche quest’anno. La Roma chiude anticipatamente un’altra stagione senza alcun titolo.
È ovvio, la matematica non condanna ancora l’unico obiettivo rimasto in vita, lo scudetto. Qualcosa di impensabile, visto che la Juventus non cede un colpo, nonostante il pareggio di domenica al San Paolo. Sei punti di distanza, un’infinità per una squadra che ha smesso di mettere la voglia, l’orgoglio e le sue potenzialità da grande squadra in campo.
Il primo a mettere i remi in barca, sembrerebbe proprio il tecnico Luciano Spalletti. Il suo ritorno ha provocato un entusiasmo inaspettatamente effimero. La Roma nella nuova stagione, è tornata nel buio dei suoi problemi di natura soprattutto esterna.
La Curva Sud assente, uno stadio di oltre 72mila posti praticamente vuoto, neanche in Eccellenza. Una società latitante, con un presidente, l’americano James Pallotta, presente nella capitale soltanto un paio di volte all’anno.
Mercato di Gennaio non pervenuto, l’arrivo di Grenier non ha portato gli effetti sperati.
E poi forse il problema più doloroso e lacerante dell’ambiente romanista, l’assenza dal campo e i “contentini” ingiusti come li chiama Maurizio Costanzo, al capitano e al giocatore più importante della storia del club, Francesco Totti.
Una polemica infinita, che ha dato lavoro a Tg, programmi di gossip, giornali e fotografi, per creare un polverone dove l’unica a rimetterci è stata la Roma.
Ieri l’eliminazione in Tim Cup nel derby della capitale. L’ultima spiaggia per ridare uno spiraglio nel futuro del club e del tecnico toscano.
La vittoria per 3-2 non è bastata per colmare il gap iniziale della Lazio, vittoriosa all’andata 2-0.
La Curva Sud è ritornata in questa occasione con un unico scopo “Ricordare al mondo i colori della capitale”. Eppure gli uomini di Spalletti non hanno risposto a dovere verso questo attestato di tifo speciale.
Due volte in svantaggio, la Roma chiude inutilmente sul 3-2. Senza i due gol subiti sarebbe stata un’altra storia, probabilmente pure per Spalletti, il primo a metterci la faccia “La responsabilità è la mia”.
Scuse accettate forse, ma l’amaro delle eliminazioni, prima con il modesto Lione e poi nel derby della capitale, possono sancire il crollo dell’ennesimo progetto della società americana, fino ad ora, mai vincente sul campo.
Le parole del nuovo dirigente Monchi “Non so se Spalletti rimarrà ” lasciano intendere un solo destino. Dopo Matteo Renzi, un altro toscano è pronto a lasciare presto la capitale.
Articolo di Alberto Fuschi