Roma, 7 set. – “Sebbene si debba studiare sempre prima di arrivare in un club, si conoscono davvero i giocatori e il club quando si inizia a lavorare con loro. La cosa fondamentale era costruire una mentalità che alla Roma non era presente da tanti anni. È stata costruita parallelamente a un altro elemento per me cruciale: l’empatia. L’empatia per me va oltre il gruppo, si estende anche a come è percepito il club dal resto della società. Questo club vale molto più della squadra, ha un peso enorme, subisce pressione dalla comunità e dai tifosi. Era una stagione importante, non solo per la squadra, ma anche per il club e a essere onesto anche per me”
Così José Mourinho in un’intervista al sito ufficiale della Uefa. Il tecnico della Roma commenta anche il suo record di tre coppe vinte
“Sono l’unico che ce l’ha fatta, nessun altro giocatore o allenatore ci è riuscito. Mi fa davvero ridere, ci stiamo scherzando su, ma se ci pensi un attimo è qualcosa di cui essere orgogliosi. Tuttavia, di strada da fare ce n’è ancora tanta e proverò a ottenere qualcosa in più”
“In finale una squadra dovrebbe sentirsi più a suo agio possibile – dice ancora riferendosi alla finale di Conference League vinta dalla Roma – Non ho mai creduto al fattore sorpresa. Per me questa è una squadra alla Mourinho, una squadra in cui i giocatori si sentono a proprio agio, come una zattera che finisce dispersa e va salvata. I giocatori interpretano il ruolo degli artisti. In partite come questa gli artisti devono fare la differenza e ne ho avuti alcuni che lo hanno fatto. I tifosi sono arrivati in tantissimi, hanno preso d’assedio la città e questo ha aiutato la Roma a festeggiare la vittoria di un titolo dopo tanti anni”.
Francesca Romana Cristicini