Francesco Zugarelli e Carlo Priolo lo Statuto
L’atleta va oltre l’umano, rispetta l’altro, rende l’onore, la dignità, trasforma la regola in giustizia uguale per tutti.
E così in divenire la passione per lo Sport viene vissuta come una religione dell’ebrezza, l’eternità dello Spirito sportivo non conosce altro amore che i colori bianco, rosso e verde. Non abbiamo inventato alcunché abbiamo colto il trionfante destino dell’eterno Spirito sportivo nel tempo attuale che appare essere l’unico approdo lontano da cime tempestose.
Siamo rimasti in silenzio, ci siamo inginocchiati alla vista di quella Umanità veloce che danza, gioca, lancia una palla, lotta con lealtà, sfreccia con una canoa, mette il vento ad una barca, tiene l’equilibrio sulla neve, sale in alto lungo i ghiacciai, scende in basso negli abissi, calcia un pallone e compie una elisse, abbraccia un cavallo e lo rende felice, decolla con un motore, scala con un’asta dove non si può salire, spinge un peso al di là della siepe, vola oltre una riga posta sul tetto, spinge con la racchetta una pallina per un viaggio infinito, corre, corre. L’uomo che corre che fa appello a tutte le sue energie, che responsabilmente ottimizza lo sforzo, che dà motore alle proprie risorse. L’uomo del fare guarda oltre l’orizzonte entra nell’ignoto conosciuto, il grande territorio ignoto appunto che viene conosciuto gradualmente, allargando, spostando sempre avanti l’orizzonte per nuovi e migliori traguardi.
Noi abbiamo scritto questa Costituzione felice, questa Etica che rifiuta la sanzione, che entra prepotentemente nello Spirito dell’essere, che unisce i sentimenti migliori, che lascia un’eredità a quelli che verranno.
Abbiamo chinato il capo al cospetto di una potenza creativa che cerca di superare il limite dell’umano, sovente rischiando di non essere più per la gloria di aver superato la paura. Il corpo mortale resta senza memoria, rimane immobile separato dallo spirito vitale, così rende ragione al mondo intero, colpito, stordito dall’annuncio, ammutolito pensando all’ultima ora dell’uomo che ha sfidato il destino, che lo vide trionfante sul trono quando ha alzato la coppa del vincitore e ammutolì quelli venuti per magnificarlo per una impresa impossibile. Rimasero in silenzio e così fecero quando con sorte incalzante, cadde, si risollevò. Immune da elogi servili, e da vili insulti, una voce unica si leva commossa per l’improvvisa scomparsa di una sì grande luce che eleva un canto che durerà per sempre. L’uomo senza esitazioni agisce impetuosamente per lasciare una grande impronta della sua potenza creatrice più importante del coraggio. L’insofferenza di animi ribelli che obbediscono all’ordinaria esistenza e pensano a travalicare il confine di un record e andare oltre per ottenere un premio che è follia sperare; l’esultanza più grande dopo il pericolo. Un rispetto profondo che incute devozione. E poi scomparve, la sua vita fini, lasciando un indomabile amore, e così l’onda su cui poco prima implacabile era una indomita passione, così su quell’anima scese il peso soverchiante dei ricordi. I posteri, con le braccia incrociate sul petto, assillati dal ricordo malinconico dei tempi passati, narreranno le gesta di colui che ha sfidato i limiti dell’immortalità nei silenziosi tramonti e nelle albe boreali.
Abbiamo cercato invano lontane origini che la memoria non può raggiungere, il peso soverchiante di fragili ricordi, per poter lasciare ai posteri qualche lacrima di gioia, abbiamo pensato ingenuamente ad un grande disegno per guidare i popoli verso traguardi in movimento, sempre più lontani ma sempre più ricchi della joie de vivre, della gioia di vivere.
La nostra musica dell’ebrezza cresce “strada facendo”, in movimento per il movimento. Lo Sport marca un vantaggio sulle altre attività. I praticanti vogliono essere protagonisti, registrare il proprio nome sul terreno di gioco, mettere la propria firma sul gesto che compiono, iscrivere nella mente degli altri quello che sono stati capaci di esprimere. Il comportamento etico non devono impararlo, è come una religione che non si può tradire.
Lo Spirito dell’atleta non è mai ansante, lo trasporta su dimensioni di pura ebrezza, lo guida lungo sentieri sempre fioriti di speranza, verso campi di conquista, verso quel premio che supera ogni altro desiderio umano, ove la gloria passata è silenzio ed oblio, dove la benefica fede della vittoria consacra il presente. Il Dio che abbatte e risolleva, che fa soffrire e consola, sul trono conquistato venuto a soffermarsi vicino.
Lo “Statuto Etico” vince ogni dolore di caduta, annulla lo spirito che si perde d’animo, annuncia la stretta di mano che guida lungo sentieri fioriti di fiducia, verso paradisi conquistati con il proprio impegno, verso la benefica fede abituata alle grandi vittorie e dice: annovera questo tuo trionfo, rallegrati, perché nessun potrà superarti per come sei, lontana sarà ogni parola malvagia, sei unito in eterno al Dio che abbatte e risolleva, che fa soffrire e consola, e anche se sei rimasto solo, abbandonato da tutti, è venuto prossimo a te. Il tumulto delle alterne vicende, la loro inanità non sarà sufficiente a fermare il fiume della storia. Solo alla fine della pur grande avventura terrena si compie una conciliazione profondamente religiosa delle umane passioni, dell’ebrezza che è lo Spirito dello Sport e la gloria passata è memoria e silenzio, la reminiscenza della battuta finale di Amleto “il resto è silenzio”. Osanna per sempre e sarà la gloria.
Il poeta dice: sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo…
Di Carlo Priolo