Roma – Premiare le aziende che investono nella sicurezza, migliorare l’educazione alla sicurezza nei luoghi di lavoro, promuovere una nuova cultura della sicurezza partendo dalle scuole, finanziare sistemi intelligenti di monitoraggio e dispositivi di protezione individuale avanzati e riconoscere la
figura del ‘responsabile del servizio di prevenzione e protezione’ come incaricato di pubblico servizio, indipendente dal datore di lavoro, per garantire una maggiore terzietà e efficacia. Sono le 5 proposte per migliorare la sicurezza sul lavoro illustrate dal presidente di Federmanager Roma, Gherardo Zei, all’interno dell’assemblea annuale di Federmanager Roma e consegnate virtualmente alla Regione Lazio.
“Al netto dei casi Covid- ha detto Zei- nel 2023, secondo i dati Inail, ci sono state quasi 600.000 denunce di infortuni e oltre mille morti. Ma a questi vanno aggiunti quelli non rilevati dall’Inail e il totale dei decessi per infortunio, compresi quelli in itinere, sale a 1.400 mentre le malattie professionali sono in crescita del 19,7%. In base all’ultima lettura Eurostat disponibile, aggiornata al 2018, l’Italia presenta un’incidenza di 2,25 decessi ogni 100.000 occupati, ben al di sopra della
media UE di 1,77″.
I dati dell’Osservatorio Sicurezza ed Ambiente di Vega Engineering, aggiornati al 29 febbraio 2024, “indicano un peggioramento con un indice di 3,9 decessi ogni 100.000 occupati- ha aggiunto Zei- Inoltre nei primi due mesi del 2024, nel Lazio, sono aumentati gli infortuni sul lavoro rispetto allo stesso periodo del 2023 (+6% da 5827 a 6228) e sono raddoppiati i morti, da 6 a 11”.
Secondo Zei, in Italia manca una cultura efficace della sicurezza: “Negli ultimi venti anni, la normativa sul lavoro è aumentata moltissimo diventando ipertrofica, ma non solo non ha migliorato la sicurezza sul lavoro, l’ha significativamente peggiorata. I morti sul lavoro non sono affatto diminuiti”. E “non c’è nessuno che abbia a cuore la sicurezza sul lavoro più dei dirigenti industriali- ha sottolineato Zei- tutti noi siamo o siamo stati a vario titolo in posizioni che portano su di sé
questa grande responsabilità umana molto più che professionale o giuridica. Ciononostante, si sente spesso additare i dirigenti come unici responsabili in materia di sicurezza sul lavoro, rendendoli dei veri e propri capri espiatori anche quando non sono coinvolti nelle dinamiche che portano agli incidenti”.
Scendendo nel dettaglio delle 5 proposte “il sistema normativo attuale prevede che le aziende che non rispettano le norme siano giustamente sanzionate- ha spiegato Zei- Noi proponiamo di andare
oltre la sanzione per introdurre un sistema premiante per le aziende che investono in sicurezza, ipotizzando sgravi fiscali per le aziende che per un certo periodo non abbiano avuto incidenti o infortuni sul lavoro”.
Poi, “nuove forme per il trasferimento e lo scambio delle conoscenze, utilizzando le nuove Tic (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione) con metodologie attrattive di learning e sfruttando i potenti strumenti che ci offre l’Intelligenza Artificiale”.
E ancora “l’educazione alla sicurezza, in tutte le sue declinazioni, sul lavoro, sulle strade, nei luoghi domestici, dovrebbe diventare materia di insegnamento e di studio- ha continuato Zei- Perché solo un sistema integrato di conoscenze, che parta da lontano e affronti il tema della sicurezza in tutti i suoi svariati profili, può produrre risultati davvero efficaci”.
Attraverso i sistemi digitali intelligenti si “possono favorire la sicurezza e la salute sul lavoro e quindi l’uso della tecnologia deve essere sempre più diffuso per garantire il benessere dei lavoratori e delle lavoratrici- ha proseguito Zei- È necessario incentivare e finanziare sistemi intelligenti di
monitoraggio digitale che implementino l’intelligenza artificiale per sviluppare dei modelli predittivi, migliorare i dispositivi indossabili, diffondere i dispositivi di protezione individuale
intelligente, come gli esoscheletri, per ridurre al minimo i danni e promuovere la salute e sicurezza.
Gli investimenti per le nuove tecnologie dovrebbero essere finanziati da appositi ‘Bonus Sicurezza’”. Infine “rendiamo davvero terza la figura del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione conferendole la qualifica di incaricato di pubblico servizio e magari- ha concluso Zei- anche rendendo, per tutta la durata del servizio, la formazione e la retribuzione di tale figura indipendente dal datore di lavoro”.