«Parla con i tuoi figli. Preparali e preparati. Predisponete casa, i computer e soprattutto la mente per una nuova ondata di didattica a distanza o a intermittenza. Dobbiamo avere molto chiaro nella nostra testa che l’incertezza è una delle fonti maggiori di stress non solo per noi adulti, anche per i bambini e per i ragazzi. Non sapere alimenta il dubbio e il dubbio non è mai associato a qualcosa di positivo. Non dobbiamo vivere sulla speranza, sulla negazione. Dobbiamo vivere su ciò che è, cambiare le nostre strategie, non pensare di applicare gli schemi che applicavamo prima della pandemia perché i problemi da gestire ora sono altri.»
Dopo l’ultimo DPCM, queste le parole della Dott. ssa Maura Manca – una nuvola di ricci rossi che lavora da anni con adolescenti, giovani e genitori – psicologa clinica e psicoterapeuta dell’età evolutiva, esperta in psicodiagnostica forense, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza Onlus, blogger de L’Espresso, Agi e ideatrice del portale AdoleScienza.it, autrice di libri e articoli su riviste e quotidiani, ospite di trasmissioni radiofoniche e televisive, è stata docente universitaria e oggi insegna in molti corsi di formazione in tutta Italia.
Sei ritornata in libreria con “Leggimi nel pensiero” edito da Mondadori, un libro molto bello, una serie di racconti narrati in prima persona, ispirati alle storie vere di giovani che hai incontrato e supportato in tutti questi anni di lavoro. Un libro nel quale sei tu che parli attraverso il racconto dei protagonisti: è come se avessi dato voce a tutti attraverso la voce di uno. Ti sei nascosta dietro le parole di questi ragazzi per far arrivare un messaggio più efficace in grado di arrivare dritto alle coscienze di tutti. Dalle loro storie si capisce che spesso è difficile riconoscere e gestire in modo consapevole le emozioni…
«La difficoltà di riconoscere e gestire in modo consapevole le emozioni è proprio il fulcro del problema. Se non si sanno riconoscere, non si sanno neanche gestire. Per farlo però dobbiamo conoscere le nostre emozioni, chiamarle con il nome giusto e non averne paura. È difficile farlo quando non c’è l’abitudine a parlare anche degli aspetti emotivi, quando non si esprimono e di conseguenza si comprimono per poi esplodere tutte insieme. Lo vediamo nei comportamenti eccessivi, devianti e patologici. Saper riconoscere le proprie emozioni aiuta anche a riconoscere quelle degli altri e quindi a mettere in atto dei comportanti prosociali che contrastano la devianza. Solo così posso provare a capire cosa provano le altre persone, a non vedere prettamente il mio punto di vista, a dare e non solo a prendere e il rispetto di se stessi e degli altri. Non è mai tardi per imparare, anche se la condizione ideale è iniziare fin da quando sono piccoli. Il lavoro con se stessi è un allenamento quotidiano che deve essere stimolato attraverso il contatto con l’altro, con i film, con le serie, con la lettura e con “Leggimi nel pensiero” ho voluto fare proprio questo, ho creato uno strumento per aprire spunti di riflessione e per smuovere le coscienze »
Quanto incide il Coronavirus sulle problematiche che già colpiscono il mondo dell’adolescenza?
«Il coronavirus ha messo a dura prova la nostra struttura psichica e sta richiedendo un riadattamento continuo all’ambiente che cambia con una velocità che non ci permette di elaborare ciò che stiamo vivendo da un punto di vista emotivo. Questa condizione genera squilibrio in tutte le persone, dai bambini agli anziani. Ognuno di noi ha perso e sta perdendo qualcosa e i ragazzi hanno un vuoto non solo formativo perché la Didattica a Distanza non è in grado di essere efficace come la già vacillante didattica frontale. Hanno un vuoto relazionale importante, anche affettivo. Spero che la prolungata assenza di queste componenti fondamentali nella crescita non porti a far sviluppare una modalità che li induca a una distanza maggiore tra loro, che crescano senza il rinforzo degli aspetti positivi dell’interazione sociale. La loro vita ruotava intorno alla scuola, tutto intorno alla scuola, ai compiti o alle attività extrascolastiche, anche troppo, come sottolineo in “Leggimi nel pensiero”, ma adesso rischiano di non avere altri riferimenti stabili perché è tutto troppo mutevole e in questa fascia di età ciò può creare dei buchi che li rende troppo fragili»
Le disposizioni previste dal nuovo DPCM prevedono il ritorno della didattica a distanza: cosa consigli agli adolescenti e ai loro genitori?
«Costruite una nuova normalità e non vivete in attesa che tutto passi perché è nocivo non vivere per mesi. Non trasmettete un’informazione di transitorietà, perché gli adolescenti vanno in modalità “attesa”. Dobbiamo abituarli ai cambiamenti, renderli più elastici possibili da un punto di vista mentale, non devono subire passivamente ciò che accade perché si spegneranno e se spengono il cervello è finita, saranno plasmabili e condizionabili. Non focalizzate tutto intorno alla scuola, non incentrate le vostre energie solo sulla didattica perché i bambini e gli adolescenti adesso più che mai hanno bisogno di noi. Non è una guerra, è un enorme cambiamento e dobbiamo lavorare su noi per non perdere l’equilibrio perché ne dobbiamo trovare uno nuovo e mutevole, perché cambia tutto troppo rapidamente. Stacchiamo le ancore del passato e gli schemi vecchi e prepariamoci per questo presente. Non annulliamo il presente nella speranza di un nuovo futuro. Adattarsi significa cambiare anche i propri processi metabolici, fisici, comportamentali, schemi cognitivi e reazioni emotive alle nuove richieste dell’ambiente. Non facciamo la guerra tra di noi, abbassiamo la tensione perché da soli è tutto più difficile. Insegniamo ai più piccoli a vivere i cambiamenti, lavoriamo sulla tolleranza, sulla gestione della frustrazione e su un nuovo modo di essere in questo mondo.»