Fondato dallo storico e saggista romano di origini salernitane e pugliesi Marcello Intotero Falcone assieme a Lorenzo Cirelli di Latina, lo Studio Araldico Genealogico Italiano si propone di democratizzare e modernizzare l’idea della ricerca genealogica e renderla fruibile, attraverso la ricostruzione dell’albero genealogico e lo studio del proprio cognome andando indietro nei secoli.
Alla base della ricerca stanno i documenti storici civili ed ecclesiastici che riportano le tracce dei nostri antenati: anagrafe, stato civile, battesimi, matrimoni e altro materiale, come pagine di quotidiani e libri di storia locale e militare e atti notarili che, si trovano presso gli scaffali impolverati dei vari fondi sparsi per l’Italia.
Ogni passaggio della ricerca è rigorosamente documentato. Seguendo un approccio prevalentemente divulgativo per i propri associati. Lo Studio si propone di ricostruire la genealogia e la storia familiare, proponendo elaborati come l’albero genealogico, la monografia familiare, il tutto corredato da documenti storici.
«Nel 2013 – spiega Marcello Intotero Falcone – abbiamo creato questa associazione, nella convinzione che non ci sia niente di meglio al mondo che poter fare ciò che si ama. E, la genealogia, è questo per noi. Stiamo parlando dei nostri nonni, bisnonni e trisnonni (e così via) che, sono vissuti in un passato che, oggi, ci appare lontano e la maggior parte delle volte ci resta completamente sconosciuto.
Anticamente la genealogia era ad appannaggio delle classi nobili. Noi invece, vogliamo spingere l’idea che la ricerca genealogica sia esperienza non più riservata a pochi eletti, ma atto fondamentale (e forse dovuto), per tutti coloro che vogliano conoscere meglio se stessi e il proprio posto nel mondo, per capire meglio da dove vengono e, quindi, dove stanno andando.
Il compito della ricerca genealogica è proprio questo, consentirci di riappropriarci della nostra storia e di noi stessi, della nostra vita, permettendoci di sentirla veramente nostra.
Quindi, attraverso la ricostruzione storica documentale del nostro cognome, siamo in grado idealmente di entrare in quella che ci apparirà come una vera e propria macchina del tempo, per conoscere chi erano, cosa facevano, con che famiglie si imparentavano e come vivevano i nostri antenati: la loro ricerca corrisponde e soddisfa esattamente il bisogno di riscoprire da dove veniamo. Essi sono lontani e vicini allo stesso tempo. Stiamo parlando dei nostri nonni, bisnonni e trisnonni (e così via) che, sono vissuti in un passato che, oggi, ci appare lontano e la maggior parte delle volte ci resta completamente sconosciuto.
Ma c’è dell’altro. La genealogia – continua il presidente Marcello Intotero Falcone – ci permette di affermare che noi esseri umani siamo tutti, letteralmente, una sola famiglia. È importante che diveniamo consapevoli di sapere che qualunque persona possiamo incontrare per la nostra via, ha, molto probabilmente, uno o più antenati in comune con noi! E forse, nemmeno così lontani nel tempo.
Vi cito un esempio. Sin dai tempi antichi, le famiglie, per motivi ereditari e di consolidamento del patrimonio familiare, usavano imparentarsi tra loro. Quando uno di questi matrimoni concordati non aveva luogo, all’interno della stessa famiglia, scoppiava una faida e sorgeva, così, “l’inimicizia”.
A seguito di un tale evento, scoprii che la mia famiglia da parte materna, ebbe una ricomposizione nel 1822, con il matrimonio tra due cugini di terzo e quarto grado: Cristoforo e Carmela che, risanando le divisioni antiche all’interno dello stesso nucleo familiare, riappacificarono la famiglia dandogli lustro e benessere, per i secoli a venire. Fu così che per risanare a un debito di sangue, avvenuto con la morte del mio ‘esavolo’ nonno Cristoforo alla fine del settecento, con questo matrimonio riparatore, la famiglia, ritrovò l’armonia. L’ esavolo Cristoforo, per aver sposato una donna di altra famiglia, morì di morte violenta (venne ucciso), probabilmente, per cause ereditarie che poi, avrebbero, eventualmente, dato adito alla tanto desiderata nobiltà».
Francesca Ruggiero