Si è conclusa oggi, presso il Museo dei Fori Imperiali, la quarta edizione dell’evento dedicato alla transizione ecosostenibile dei brand di moda e design: il Phygital Sustainability Expo, organizzato dalla Sustainable Fashion Innovation Society. Questa è la più grande comunità europea di marchi ecosostenibili, con oltre 2.000 aziende di moda e design, è un centro per la produzione di conoscenze su questioni relative alla sostenibilità. L’associazione fondata da Valeria Mangani è nata dalla necessità di valorizzare moda e Made in Italy, sostenibilità della produzione ed innovazione della supply chain. La SFIS è attenta inoltre a monitorare il cambiamento dei fattori di innovazione tecnologica, come la biotecnologia, la blockchain, l’up-cycling di lusso e la digitalizzazione industriale. Il Phygital Sustainability Expo ha l’obiettivo di sensibilizzare i consumatori per ridurre l’impatto ambientale del settore fashion; minimizzare il consumo globale di energia e le emissioni di gas inquinanti (la moda infatti è responsabile del 10% delle emissioni globali di CO2 ogni anno); ridurre il consumo di acqua nelle varie fasi di lavoro; promuovere l’uso di materiali innovativi, investendo nella tecnologia e nella ricerca. Numerose le attività interattive, i panel ed i momenti di dibattito. Tra i molti temi trattati: il rapporto tra moda e Made in Italy (come valore che raccoglie esperienze, tradizioni e cultura); l’interazione tra moda e ambiente; la sostenibilità in termini di diversità, inclusione, multiculturalità e nuova concezione del corpo; il rapporto tra moda ed economia circolare, efficienza energetica, mobilità green e finanza sostenibile; l’interazione tra il settore manifatturiero e l’innovazione tecnologica; moda-sport e salute; fashion e cinema. Iconica la sfilata narrata, format che educa lo spettatore sull’impatto del fast fashion attraverso la stima del carbon footprint emesso per la produzione di ogni capo in kg di CO2.
Stand “Lineapelle”, la più importante rassegna internazionale dedicata ai settori pelli, accessori, componenti, sintetico, tessuti e modelli per calzatura, pelletteria, abbigliamento e arredamento.
Tra i brand protagonisti dell’evento: “Takaturna” – che in piemontese significa “tornare indietro”, proprio come è tornato indietro il brand che ha guardato alla sartorialità del passato per l’utilizzo del taglio cinetico – nasce dall’expertise della Famiglia Comino che da 60 anni e 3 generazioni condivide la passione per la moda e per lo stile e che si distingue per la produzione a mano di capispalla e abiti haute de gamme realizzati per le più importanti Maison di moda italiane e internazionali. In passerella ed esposti alcuni capi della collezione “Bay of Angels”. L’indumento è tagliato da un unico pezzo di tessuto che, una volta cucito insieme, diventa un capo fluido, di tendenza e genderfluid che garantisce un fit ergonomico, pratico, di alta sartorialità e adatto allo lo stile di vita contemporaneo. Uno dei plus di questo sistema di taglio è che necessita di un minor consumo di energia, tempi di cucitura ridotti e nessuna pressatura a favore di un processo altamente efficiente e sostenibile. La collezione si ispira alla natura e rende omaggio alla terra di Mambrui, insediamento che si trova sulla costa del Kenya. Metaforicamente, per il brand, questo è un angolo di mondo in cui la vegetazione è ricca e potente e gli uomini e le donne vivono in armonia con le piante e con gli animali. Dal lino e dal cotone leggero alle fibre sintetiche, dalle passamanerie agli accessori più originali, i tessuti sono eco-friendly e 100% Made in Italy per garantire sia la tracciabilità di una filiera che fa dello slow fashion il proprio punto di forza, sia elevati standard di qualità e di ecosostenibilità. Ogni capospalla è realizzato “made to order” in modo da non avere sprechi e, sempre in ottica green, il brand vende online garantendo una filiera corta dall’azienda al cliente.
“Vista” è una sofisticata azienda tecnologica B2B2C che opera nel settore della moda che mira a sfruttare i marchi attraverso l’uso di tecnologie di modellazione 3D e AI. Il business del marchio migliora il processo decisionale dei consumatori ed il servizio reso a questi brand di moda attraverso l’uso della digitalizzazione. Il logo di Vista è ispirato all’Uomo Vitruviano di Leonardo Da Vinci che riunisce matematica e arte rappresentando la vitalità delle proporzioni perfette dell’uomo. La stessa proiezione offre ciò che l’azienda intende realizzare all’interno del suo Dualismo Digitale. Un rendering perfetto del corpo umano e dell’abbigliamento. La modellazione è creata da designer interni per offrire un’esperienza 3D online con costi a Impatto Ambientale 0. Numerosi i servizi dell’azienda tra i quali: Modellazione di Vestiti 3D e rotazione a 360°, Shooting Virtuale, Configurazione sui manichini, Marketing e Media. Questi servizi permettono di ottimizzare tempi e costi, avere una versatilità elevata, migliorare la Customer Experience, eliminare i rischi di contraffazione, ragionando in ottica di sostenibilità.
La tecnologia di Vista incontra la moda upcycled di “Forget About Me”, il brand di Matteo Valli, emblema della cultura giovanile italiana, di innovazione, creatività e Made in Italy. Il brand nasce con lo scopo di creare capi unici riutilizzando tessuti esistenti, promuovendo una lavorazione ecosostenibile e priva di sprechi. Giacche futuristiche e pantaloni cargo protagonisti della sfilata narrata al Phygital Sustainability Expo. “Forget About Me” è la prova che l’abbigliamento quotidiano può diventare eccezionale e straordinario.
“Estimon” è un brand di accessori, è un mix di passione per il design, l’artigianato ed eccellenti materiali cruelty-free, tra cui la pelle di mais. Il tessuto contiene il 69% delle materie prime a base vegetale. È fatto di viscosa e da poliuretano bio-based da risorse rinnovabili. L’altro materiale utilizzato è la pelle d’uva. Vegea, che è il produttore di quest’ultima, insieme alle cantine italiane, ha sviluppato un processo per la valorizzazione dei rifiuti di vino. Il processo di produzione è privo di solventi tossici, metalli pesanti e sostanze pericolose per l’uomo e l’ambiente. Altri materiali naturali biodegradabili e riciclabili impiegati nella realizzazione dei prodotti sono Piñatex® (pelle di ananas) e sughero.
La nascita del Fast Fashion (termine comparso per la prima volta nel New York Times nel 1989) risale agli anni 80 a causa del fenomeno della democratizzazione dell’abbigliamento, con la nascita del prêt-à-porter, della sovrapproduzione e del sovraconsumo. La moda contemporanea diventa quindi simbolo del consumismo capitalista per gli effetti della globalizzazione. La brevità dei tempi di produzione e consegna, il prezzo economico dei vestiti sono resi possibili dallo sfruttamento delle risorse naturali e dei lavoratori. È necessario suggerire alla moda una nuova direzione, attraverso la trasformazione della produzione e dello stile di vita dei consumatori. La sostenibilità infatti non è uno stato di equilibrio, ma un processo di cambiamento (Rapporto Brutland).
Opera dell’Artista Paolo Nicolai
La Prof.ssa Irene Baldriga, Direttrice del Corso di Laurea in Scienze della Moda e del Costume presso la Sapienza Università di Roma ha sottolineato l’importanza della formazione in termini di conoscenza e competenza di base in merito alla sostenibilità per valorizzare il patrimonio del fashion non in modo accessorio, ma primario. Il Prof. Alberto Pastore, Direttore del Dipartimento di Management presso la Sapienza Università di Roma ha invece affermato che è necessario avere ambienti di lavoro e sistemi retributivi adeguati al fine di garantire un miglioramento in termini di produttività e qualità; trasformare la filiera produttiva da una dimensione lineare ad una circolare intervenendo sull’intero processo; usare in modo efficiente le risorse e scegliere accuratamente i materiali. Il Phygital Sustainability Expo è stato un evento in grado di “valorizzare il sistema produttivo, creativo e manifatturiero del Made in Italy, accelerando così il processo della transizione ecosostenibile nella moda e nel design” Valeria Mangani, Presidente Sustainable Fashion Innovation Society.
Alessia Di Domenico