“Ogni volta che guardo una tela bianca già vedo l’opera finita dove i colori seguono il mio stato d’animo così come gli orchestrali seguono il loro direttore … solo che nel mio caso i musicanti sono le mie fantasie, il direttore il mio cuore …”
L’espressione emotiva qui riportata di Gaetano Porcasi, sintetizza il suo essere artista.
Gaetano Porcasi nel suo studio
Dopo una breve incursione nell’espressionismo astratto, orienta le sue ricerche verso una nuova forma d’arte da lui stesso chiamata “della memoria delle vittime della mafia”.
La sua opera è caratterizzata da un forte impegno sociale e culturale volto al risveglio della coscienza dello Stato. Nella sua pittura gli eventi “reali” entrano a far parte del quadro stesso. È anche vero che se un qualsiasi evento viene captato dal pittore o dal fotografo, questo, raffigurato, diventa Arte pura.
Gaetano Porcasi elaborazione grafica
Gaetano Porcasi, dopo molteplici esperienze, affina il suo gusto cromatico con elaborazioni prospettiche che sfociano in sorprendenti illusioni ottiche, rimandando all’Optical Art del post Pop Art. Nato a Partinico (PA) negli anni Sessanta, dimostrò quel talento artistico che modellato e sviluppato frequentando, prima, l’Istituto d’Arte di Monreale e, successivamente, l’Accademia di Belle Arti di Palermo, gli ha permesso di conseguire la laurea col massimo dei voti. La conseguente magnifica docenza presso l’Istituto Statale d’Arte di Sassari, poi nel Liceo artistico di Tempio Pausania e presso l’Istituto Statale d’Arte di Alghero, ha fatto sì che venisse richiamato nella sua isola d’origine, la Sicilia, avendo ottenuto la cattedra di discipline pittoriche presso l’Istituto Statale d’Arte di Monreale ed in fine, presso il Liceo scientifico “Santi Savarino” di Partinico dove è impegnato in percorsi didattici che promuovono nei giovani cultura, legalità e impegno civile; anche se un artista come Gaetano Porcasi darebbe più lustro a Partinico in una “Scuola d’Arte” anzi, di Belle Arti.
Gaetano Porcasi e Michele Placido
È potente in Gaetano Porcasi la voglia di rappresentare e raccontare la complessa contraddittorietà della sua terra, di esprimere la sua irrevocabile condanna nei confronti dei mali sociali endemici che la sviliscono e la condizionano, e di valorizzare il riscatto sociale e le grandi figure, mentori di questa terra che hanno promosso ed ancora promuovono anche senza la loro presenza fisica. La coscienza dello Stato e la sua presenza o assenza, a volte indugiano nelle pennellate rosso sangue che tracciano la storia dell’isola narrata dai dipinti del maestro, dalla rievocazione pittorica della Battaglia di Calatafimi alla marcia dei garibaldini verso Corleone, da I Mille a Partinico ai Borbonici in fuga, fino a Bronte, cronaca di un massacro, dove Nino Bixio e i suoi garibaldini, fucilarono cinque contadini insorti.
Gaetano Porcasi risveglia la memoria
Ogni opera di Porcasi è un frammento di un percorso culturale e civile riconducibile alla voglia di mettere a nudo il vero volto di una terra in cui emerge lo stridente contrasto tra la violenza e la barbarie di individui ignoranti, tra l’insensibilità e la stoltezza di tanti politici collusi e corrotti, mentre, da sfondo a questa tragica situazione è una natura affascinante, profumata di zagare, stupenda, mitica, misteriosa e complessa, abitata da un popolo generoso e semplice, intrappolato in un perenne vassallaggio poiché lo Stato sonnecchia.
Gaetano Porcasi – Capaci
Negli olii di Gaetano Porcasi è evidente la rappresentazione dell’epopea eroica di quanti hanno immolato la loro vita per l’affermazione del bene comune, della solidarietà, della legalità, della emancipazione degli umili e degli emarginati, ma anche la rappresentazione di una terra generosa, rigogliosa, esagerata, prorompente, luminosa, del lavoro dei campi, della fatica, del sudore, della sofferenza di chi ha subito violenza, delle ferite provocate all’ambiente, dell’infanzia e della vecchiaia, della multietnicità dove i protagonisti del nostro tempo non muoiono di morte naturale.
Gaetano Porcasi – terra di Sicilia
È la pittura del maestro, il messaggio sociale e l’impegno civile, è l’Arte che ha voce, è il colore che invoca la libertà da qualsiasi oppressione contro l’orrore e il disprezzo per la violenza, la barbarie, l’ignavia, il torpore, la collusione e la contiguità verso la criminalità organizzata, la cultura dell’illecito e del malaffare, oltre all’attuale controllo di ciò che si scrive qui, usando internet! Siamo controllati, e alcune frasi esplicative spariscono dagli articoli che si tentano di “salvare”!
Gaetano Porcasi – no comment
Non a caso le raffigurazioni pittoriche riguardanti il giovane giornalista Peppino Impastato, di Cinisi, in provincia di Palermo, da una famiglia mafiosa, e poeta conosciuto per il suo coraggio di denunciare in Radio le attività illecite di Cosa Nostra.
Gaetano Porcasi – Peppino
È Radio Aut, radio libera autofinanziata, con la quale denuncia i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini, in primo luogo del capomafia Gaetano Badalamenti, che aveva un ruolo di primo piano nei traffici internazionali di droga, attraverso il controllo dell’aeroporto. Il programma più seguito era Onda pazza, trasmissione satirica con cui redarguiva mafiosi e politici.
Gaetano Porcasi – vittima della comunicazione
Il suo assassinio fu orrendo. Viene assassinato nella notte tra l’8 e il 9 maggio del 1978, nel corso della campagna elettorale in cui si candida nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali; una carica di tritolo venne posta sotto il corpo adagiato sui binari della ferrovia. Pochi giorni dopo, gli elettori di Cinisi votano il suo nome, riuscendo ad eleggerlo, simbolicamente, al Consiglio Comunale. Il 5 marzo 2001 la Corte d’Assise ha riconosciuto Vito Palazzolo colpevole e lo ha condannato a 30 anni di reclusione. L’11 aprile 2002 Gaetano Badalamenti è stato condannato all’ergastolo come mandante dell’omicidio.
Gaetano Porcasi – sono esseri umani come tutti noi
Le tele ad olio di Gaetano Porcasi sono simboli allusivi di una complessa esistenza, sono espedienti metaforici che integrano le raffigurazioni stesse e delineano la scena con l’aggiunta di date, fogli di giornali, testate giornalistiche con le vittime di mafia o i feroci assassini, è la metafora della Sicilia violenta e abbandonata, dove non arriva lo Stato ma solo il politico a raccattare i voti, creando inutili illusioni ai cittadini in cerca di sollievo e libertà.
In contrasto è la raffigurazione della natura, il mare, la vita dei campi, gli ulivi millenari, le agavi, i nespoli, i limoni, gli aranci e i ruderi di templi antichi della Magna Grecia, i fichi d’india, i paesaggi tipici della campagna siciliana, i gruppi umani in cammino, i grandi eventi delle lotte sindacali, diventano limpide rappresentazioni di un mondo che rappresenta al meglio la Sicilia, terra del nostro presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che in questa isola venne privato dell’affetto a lui più caro, ed ancora lotta alla ricerca dell’assassino.
Giuseppe Lorin