Ventidue opere, un’artista impeccabile in una mostra dove il blu e in particolare l’indaco fa da padrone, un colore fortemente connesso alla spiritualità e alla ricerca dell’interiore attraverso una sana sensazione di pace e di rilassamento. L’apertura del vernissage è stata curata dal critico Daniele Randini Tedeschi con la partecipazione straordinaria dell’attrice Mita Medici, la quale ha commentato «Io sono sicuramente un’appassionata della vita e delle cose migliori della vita, l’arte ritengo che sia una di queste, l’arte pittorica così come l’arte che professo anch’io quindi teatrale, di musica, di danza insomma tutto quello che è bello e che ci allarga un po’ la mente. In più ho conosciuto in un’altra occasione, Betty, l’artista di cui si parla oggi e che presenta i suoi quadri ed è una persona meravigliosa che mi ha chiesto di essere presente a questa sua mostra e io l’ho fatto molto volentieri perché apprezzo i suoi quadri, apprezzo il fatto che una donna dipinga e trovi la sua strada di primo piano così come succede agli uomini più facilmente e con molta più difficoltà le donne, quindi sono qua in un posto bellissimo di Roma». L’evento è organizzato da Raoul Bendinelli e sponsorizzato da Momarte e Casale del Giglio.
Oltre all’arte questa mostra ha anche un risvolto benefico, infatti parte del ricavato delle vendite sarà devoluto all’Associazione Onlus Gli occhi della Speranza diretta dal fotografo Carlo Landucci, che opera in Africa allo scopo di installare laboratori e apparecchiature mediche che consentano interventi chirurgici, oculistici e odontostomatologici. Il Presidente Landucci, ha spiegato durante la conferenza, attraverso un video ciò che è stato fatto e i progetti futuri.
Durante il vernissage incontriamo l’artista Betty Vivian che ci spiega il perché delle sue opere, nate dalla sua grande passione pittorica che coltiva da sempre, che l’ha portata sempre di più a specializzarsi fino a divenire la pittrice che è oggi.
Perché questa mostra proprio a Roma? Ho deciso di fare questa mostra qui, perché io amo Roma, quindi avevo desiderio di esporre con una mostra personale che avesse un nutrito numero di opere, perché l’anno scorso ho fatto un’altra personale con una decina di opere e volevo qualcosa che parlasse di più di me, sentivo di dedicare questa parte del mio lavoro.
I quadri in esposizione in questa mostra, ha tutti una nota di blu e l’indaco, potresti spiegarci perché proprio l’uso di questi colori? Il blu è un colore molto profondo che va nel fondo della personalità di ogni individuo. L’indaco è misterioso, è un colore che dà tranquillità, serenità, però allo stesso tempo anche un colore riflessivo e secondo me esprime molto bene la mia ricerca, che è una ricerca riflessiva interiore sulle mie esperienze del passato che poi emergono nel ricordo e mi danno l’input per andare avanti quindi sono i colori che meglio rappresentano questa mia ricerca così profonda di me stessa.
La scoperta del blu è recente oppure ti è sempre appartenuto? Io ho sempre dipinto molto con i blu, il blu è sempre stato fondamentale nei miei dipinti sia ad olio quando ero ragazza, poi con l’acquerello per poi tornare all’olio da qualche anno. C’è sempre questo blu che però rimane nei colori del verde e del turchese queste sfumature che ritornano sempre però come base il blu. Il blu è anche il blu del mare e del mondo dell’acqua in generale che per me rappresenta proprio la vita, in quanto dà vita, la vita primordiale si è sviluppata nell’acqua ed in particolare il fiume che è lento va avanti e si avvicina al mare in maniera molto tranquilla. Il fiume rappresenta proprio il procedere inesorabile, ti porta ad andare oltre con questa sua calma che dà pace che dà sicurezza dà speranza, non è tormentoso come può essere un mare in tempesta quindi c’è questo blu che richiama proprio l’acqua questa parte di me che nasconde dei significati e anche le mie origini, infatti Treviso, la mia città natale, viene denominata “città d’acqua”.
Da cosa nascono i tuoi dipinti? I miei quadri nascono da un sentimento di nostalgia per il passato, cioè parte tutto dal ricordo da qualcosa che è avvenuto in passato e che mi manca ovviamente, qualcosa che ricordo volentieri può essere un luogo o un evento in genere sono i luoghi a cui mi attacco di più e da li parto mentre dipingo, chiamiamola nostalgia che si trasforma come se si trattasse quasi di un sogno vivo una dimensione diversa da quella che sto dipingendo e il sogno mi permette di trasformare i quadri in qualcosa di unico che voglio trasmettere come immagine per il futuro come messaggio che si riporta al presente.
Questa tua mostra è anche l’occasione per fare del bene, infatti parte del ricavato che otterrai con la vendita di queste opere saranno donate all”Associazione Onlus Gli Occhi della Speranza, cosa ti ha spinto a fare questa scelta? Questa mia necessità di fare qualcosa per gli altri in un momento in cui pensiamo tanto a noi stessi e ai problemi che abbiamo, volevo fare un gesto che facesse tornare a guardare verso problemi più grandi come quelli che vive l’Africa. L’anno scorso ho avuto occasione di conoscere Carlo Landucci ad una mostra di Sgarbi, e lui mi ha accennato di questo suo progetto poi in occasione di un’altra mostra abbiamo fatto un tragitto in macchina insieme e Carlo mi ha parlato in maniera più approfondita di questo progetto e ho capito che era la cosa giusta da fare non perdere l’occasione di parlare di questo progetto importante e poter magari anche contribuire in qualche modo. Ho scelto lui proprio per l’amicizia e fiducia nel suo progetto.
Eleonora Francescucci