Di cosa parla il libro di Jada Rubini
Dall’altra parte della paura è un romanzo un po’ autobiografico e un po’ riflessivo. Parla delle peripezie di un’adolescente alquanto ribelle che vorrebbe fuggire dai problemi della routine giornaliera. Il rapporto conflittuale con la figura materna, porta la protagonista a desiderare con ardore di tagliare ogni legame con la madre, che ritiene molto oppressiva. Arianna (la protagonista) però è ignara del fatto che ben presto si ritroverà a vivere una situazione surreale. L’adolescente ribelle presto perderà il controllo delle sue emozioni e il caos prenderà il sopravvento. La protagonista del romanzo breve scritto da Jada Rubini si troverà di fronte a un bivio e dovrà dare delle scelte, che inevitabilmente cambieranno definitivamente il suo destino.
La telefonata arriva nel cuore della notte, alle tre del mattino, e a momenti ci fa morire di paura.Aspettavamo quella telefonata da mesi, ma si sa: per certe cose, non si è mai pronti fino in fondo.Stiamo tutti tremando dalla paura.J. R.
Un rapporto rapporto conflittuale quello tra Arianna e la madre
Il romanzo è in parte autobiografico rispecchia in parte il rapporto conflittuale che la scrittrice ha con la madre. Di certo il libro non farà annoiare il lettore in particolare quando Arianna temerà di essere la prima sospettata per la morte della madre!
<<Sono il detective Sergio Esposito del Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale>> si presenta ilsignore dalla voce bassa e rauca.Ho le vertigini, sento una stretta allo stomaco e il cuore che batte a mille.<<Sei la maggior sospettata dell’omicidio della signora Filomena Rossi>> aggiunge.Silenzio. Ho un tuffo al cuore.In realtà, come posso non essere io la maggior sospettata dell’omicidio di mia madre? In pochisecondi i ricordi riaffiorano tutti, uno alla volta si susseguono ordinatamente nella mia testa: io cheuna sera, stanca dei continui litigi con mia madre, delle sue punizioni, delle sue strigliate, delle suecritiche aspre e severe, del suo carattere autoritario e delle sue maniere dispotiche, dico al mioragazzo che preferirei essere senza una madre, piuttosto che averne una come lei; il mio ragazzoche, ironizzando, mi chiede se voglio che lui la uccida; il mio sorriso consenziente, il suo sguardolosco; il proseguimento di quelle discussioni così astiose e insopportabili con mia madre; la novitàdel mio ragazzo, che mi dice, un giorno, di aver cominciato a prendere lezioni di tiro a segno; lavista, dopo pochi giorni, di una pistola in camera sua; altre sfuriate di mia madre; io che un giornodecido di andare regolarmente a lezione di tiro a segno col mio ragazzo; la morte di mia madre acausa di un colpo sparato da un’arma da fuoco; pianti, grida, disperazione; la scomparsa del mioragazzo; inutili chiamate e vani sms; rabbia, paura, ansia, sensi di colpa; i miei fratelli che tentanodi discolparmi; voci che di notte, dai meandri del mio inconscio, mi parlano e mi dicono che prestoandrò all’Inferno; settimane e settimane di indagini sull’omicidio di mia madre. Fino a quellatelefonata, che aspettavamo tutti da tempo.J. R.
Scrivo del momento in cui ero venuta a conoscenza del delitto di mia madre: ero a scuola, in classe,seduta in terza fila, con solo il diario e l’astuccio sul banco. Poi scrivo della mia finta crisi di pianto, per far credere a tutti che non ne sapevo nulla…una crisi di pianto che, nel tempo, si è trasformata in veri e propri attacchi di panico dovuti ai sensi di colpa; scrivo della scomparsa di Ale; dei sogni spaventosi in cui mi vedo già condannata all’ Inferno; scrivo di tutto quello che sapevo fino al momento in cui era giunta quella telefonata. Firmo il foglio e lo consegno al detective Esposito.Lui mi ringrazia, mette il foglio in una delle mille tasche della giacca, si alza e si dirige verso la porta. Io rimango seduta a fissare il vuoto, pensando a ciò che accadrà da quel momento in poi. Il detective se ne va. Tornerà domani. Perché non mi ha arrestata subito, non appena ho confessato?J. R.
Arianna è confusa avrà ucciso veramente la madre?
Cosa mi sta succedendo?Non capisco. Comincio a camminare, e poi a correre.Dove mi trovo?Ad un tratto riconosco una via: è quella di casa mia. Avverto un improvviso senso di sollievo ecorro in quella direzione.Vedo la mia casa tutta innevata e i miei fratelli in giardino che stanno facendo un bel pupazzo dineve. Più in là, noto qualcosa di sospetto: una figura minuta e gracile, seduta in disparte, coi capellibiondi e ricci, lo sguardo perso e uno scialle rosso sulle spalle.Vado verso di lei. Più mi avvicino e più mi manca il respiro. Ora sono davanti a lei. La guardo negliocchi: sono io!J. R.
Lo stile