“Si sentì levitare, vide il cielo come sbiancarsi e aprirsi, il suo animo sgombro da ogni dolore e preoccupazione… Allora spalancava le braccia e declamava parole in forma di versi.”
Marco Gonnesino ci presenta la sua ultima fatica nel mondo editoriale: Gli anelli del Ginepro, edito da Il Seme Bianco. Ambientato nel 1977 a Gonnesa, paesino nel sud della Sardegna, ci narra di Mattia, ragazzino di dieci anni solitario e amante della poesia. Ama trascorrere il tempo nei pressi di un vecchio ginepro contorto, il quale sembra in grado di dargli l’ispirazione per i suoi versi come per magia. La sua vita è segnata da difficoltà e sofferenze, a causa del padre violento di cui è spesso vittima insieme alla madre. A vegliare su di lui c’è il fratello Giuseppe, di tredici anni più grande, che vive da solo dopo essere stato cacciato di casa anni prima. Mattia incontrerà durante l’estate Mabel, una dodicenne intraprendente che lo apprezza subito per le sue doti e la sensibilità, spingendolo con il tempo – con la sua personalità ribelle e una libertà sessuale più matura delle apparenze – a uscire dal suo guscio e a osare, a correre qualche rischio, a sopportare le violenze del padre e le ingiustizie quotidiane.
Per quanto scorrevole nello stile, Gli anelli del Ginepro è una lettura tutt’altro che leggera, in quanto ricolma di temi drammatici: primo fra tutti la violenza domestica, sulla quale l’autore non si risparmia in dettagli crudi e dolorosi. Dedicato “all’infanzia sofferente”, è un libro consigliato a tutti coloro che ricercano una lettura profonda in poche pagine.
Come nasce quest’opera letteraria?
Ho sempre desiderato ambientare una mia opera in Sardegna. Con questa idea di romanzo ne ho avuto la possibilità. Inoltre il paese di ambientazione è quello in cui ho vissuto la mia infanzia e adolescenza.
Mi interessava narrare la storia di un ragazzo difficile ed inserirla in un periodo storico di cambiamenti, la seconda metà degli anni 70.
Ancora di più mi interessava inserirla in un contesto contraddittorio e intricato quale quello del Sud-Ovest Sardegna, dove, tra scelte di sviluppo industriale discutibili e l’invasività della politica, già allora si intravvedevano i primi segnali di una crisi economica e occupazionale che è successivamente esplosa e ancora non accenna a diminuire.
Quale messaggio vuoi trasmettere?
Non credo che si possano scrivere libri per lanciare messaggi. Piuttosto, chi scrive deve toccare delle corde in chi legge. Altrimenti ha probabilmente fallito nel suo tentativo di comunicazione. Infatti un libro altro non è che una forma comunicativa. Se un libro è scritto in un certo modo, se si fa leggere senza concedere la tentazione di abbandonarlo a metà, scompaiono i muri tra chi scrive e chi legge, ed è allora che la comunicazione può passare. Ma non sempre chi scrive è conscio di ciò che il libro può rappresentare in chi legge, quantomeno non di tutto, così la risposta migliore potrebbero darla proprio i lettori.
Leggi il mio libro perché..
Questo libro va letto perché la storia di un bambino dal rapporto difficile coi genitori e col mondo che lo circonda va sempre letta. Il romanzo di formazione è una tipologia letteraria che merita sempre una lettura e un approfondimento. Da non sottovalutare anche la forma di interazione e interpretazione che il bambino utilizza, la poesia. Vedere un bambino diventare inconsapevolmente poeta ritengo sia una cosa del massimo interesse.
Progetti futuri?
Sto lavorando a un libro ambientato in Sardegna a metà del settecento. Ma la prendo con calma, non ho fretta di pubblicare. Prima di esordire pensavo che la pubblicazione fosse un punto di arrivo, invece è solo un punto di partenza, il difficile viene dopo. L’assistenza e l’accompagnamento dell’editore è fondamentale. Per cui se troverò questa assistenza, bene, altrimenti posso solo limitarmi a scrivere, passione che non mi abbandonerà. Anche se è una passione a periodi alterni, devo combattere una certa pigrizia.
Gli anelli del Ginepro merita 4 su 5: consigliato assolutamente!