La vita è il nuovo romanzo della psicoterapeuta Giovanna Breccia, già autrice di Angeli caduti. L’inganno della ragione, Un uomo normale. Variazioni su tema, Il destino e Frammenti inquieti dell’Io, tutti libri editi da Editrice Italia Semplice.
L’articolo che segue è la recensione a cura di Fabrizio Federici de La vita.
“La vita. Questo il titolo – al tempo stesso semplice e dai mille risvolti – di un romanzo che Giovanna Breccia, psicoterapeuta e scrittrice, docente presso la scuola di specializzazione in Psicoterapia cognitivo-comportamentale “Istituto Skinner” di Roma, e promotrice del nuovo indirizzo “Psicoterapia analitica integrale”, ha dedicato alle vicende di un personaggio che diventano anche lo spunto per una divulgazione, in forma semplice e accessibile a tutti, dei grandi temi della psicologia e della psicanalisi.
Chi è il protagonista de La vita (Roma, Italia Semplice ed., pp. 107, €. 12,00)? Per riprendere Musil, un “uomo senza qualità”. Un “Signor Kappa” qualsiasi – senza, però, la tragica grandezza del personaggio di Kafka – che, reduce da un’infanzia difficile, segnata da un rapporto tormentato col padre (uso a far ricorso, col figlio, anche alla frusta, non diversamente da Hans Luther o da Alois Hitler), non maturerà mai una coscienza da vero adulto. E così si ritrova, una volta adulto e anonimo agente di commercio, da “travet dell’esistenza”: che, in sostanza, nella vita non ha fatto mai nulla non solo di innovativo, ma, anzitutto, di veramente sentito. È un uomo (non a caso lasciato, dall’autrice, privo di nome) che in pratica si lascia vivere: trovandosi, ogni tanto, invischiato in situazioni difficili cui trova improvvisamente la forza di reagire, ma sempre in modo confuso e scoordinato. Come l’ufficiale del celebre Tempo di uccidere di Ennio Flaiano, il nostro – che non si muove però sull’altipiano etiopico, ma in un ambiente urbano livido e ostile, che ricorda, a tratti, la Roma di Pasolini e Cerami – peregrina da una disavventura all’altra, sul piano sia sociale che sentimentale; senza mai, però, maturare veramente.
Questo, pure perché il protagonista, per effetto dell’educazione ultra severa ricevuta da piccolo, è anche rigido, quasi un dittatore di se stesso: e quindi non riesce mai a far maturare la sua nevrosi in senso creativo e liberatorio, a concedersi quelle piccole, necessarie concessioni all’Es (per riprendere Freud), indispensabili per una positiva evoluzione della personalità, in giusto equilibrio tra il senso del dovere e un’esistenza senza condizionamenti oppressivi e repressivi.
La riflessione dell’autrice è a carattere non solo psicologico e psicanalitico, ma anche filosofico ed esistenziale: non mancano pagine sul difficile, eternamente dibattuto tema del libero arbitrio e del giusto rapporto, nella vita umana, tra volontà divina, predestinazione e caso. Con toni che ricordano, a tratti, la polemica tra Erasmo e Lutero e il San Tommaso della Summa theologiae. E tra gli autori moderni, da un lato. Il Tolstoj di Guerra e pace, con le sue lunghe riflessioni sul ruolo delle grandi figure e del caso nella storia; dall’altro, il Camus del Mito di Sisifo, scandagliatore dei fattori che a volte inducono gli uomini ad accettare missioni in apparenza impossibili.
Il libro è stato presentato alla libreria Eli di Viale Somalia a Roma, con la partecipazione della scrittrice Sabrina Pietrangeli e dell’altra psicoterapeuta Giuliana Zoppis. Da sempre, comunque – ha ricordato la Pietrangeli – uno strumento valido di salvezza per l’uomo è l’amore per il bello e l’arte, di cui sono note le valenze psicoterapeutiche. Mentre il lavoro dello psicoterapeuta, ha ricordato la Zoppis – è paragonabile non tanto a quello dell’artista, quanto a quello dell’artigiano. Come infatti l’artigiano lavora su un determinato materiale, estraendone un certo risultato, così lo psicoterapeuta lavora sull’uomo, estraendone – con la sua collaborazione – la vera personalità. E aiutandolo a svilupparla.”
Cristiana Enrica Ranieri